2022-07-28
Kiev tenta la controffensiva. L’accordo sul grano subito messo in discussione
L’Ucraina rivendica l’attacco al ponte principale di Kherson, ma i russi avanzano in altre città. Mosca chiede la revoca delle sanzioni al proprio export alimentare.Pesanti nuvole nere si addensano sull’accordo siglato qualche giorno fa a Istanbul che almeno in teoria sbloccherebbe le esportazioni di grano e di fertilizzanti dall’Ucraina. Il rischio che l’intesa faticosamente trovata grazie alla mediazione della Turchia possa saltare è reale e lo ha detto senza troppi giri di parole il viceministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko: «Se gli ostacoli alle esportazioni agricole della Russia non saranno prontamente rimossi l’accordo salta». Che tradotto vuol dire: «O ci togliete le sanzioni o non se ne fa nulla». La strategia del Cremlino, ora che è forte dell’accordo siglato a Istanbul, è fin troppo chiara: alzare la tensione proprio mentre tutti si attendono la partenza delle navi cariche di grano in modo da far revocare tutte le sanzioni; ma se così non sarà? Le navi resteranno nei porti Mar Nero un fatto che Andrei Rudenko ha così commentato: «A questo proposito non si può escludere nulla». Rudenko, citato dall’agenzia Ria Novosti, ha precisamente chiesto «l’implementazione» di quella parte del documento che parla «della revoca delle restrizioni all’esportazione di grano russo». Il viceministro degli Esteri russo ha inoltre ricordato che i firmatari dell’accordo (Russia-Ucraina-Turchia) hanno condiviso anche «l’attuazione contemporanea» di altri due documenti: il primo parla dello sblocco dei porti ucraini mentre il secondo, tra la Russia e l’Onu, parla della revoca parziale delle sanzioni alla Russia sull’export di grano e fertilizzanti. A questo punto la palla torna di nuovo nel campo ucraino e in quello occidentale e non sarà certo facile venirne a capo soprattutto ora che tutto il mondo - specie i Paesi africani- attende il grano ucraino e tutto questo Vladimir Putin lo sa meglio di chiunque altro. Intanto siamo arrivati al centocinquantacinquesimo giorno del conflitto tra Russia e Ucraina e sul terreno proseguono le operazioni fatte di attacchi, accuse reciproche e rivendicazioni. Ieri ha parlato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che su Facebook ha detto che grazie alle nuove armi di precisione ricevute dagli Usa e dalla Gran Bretagna, ed in particolare si è riferito ai lanciarazzi multipli Himars, il vento della guerra ora spirerebbe a favore dell’Ucraina: «Giorno dopo giorno, i nostri difensori colpiscono efficacemente le posizioni del nemico sbaragliando i suoi piani. Gli Himars e altre armi di precisione stanno volgendo a nostro favore il corso della guerra. E malgrado la potenza di fuoco dell’esercito ucraino sia inferiore a quella del nemico, i nostri guerrieri colpiscono in maniera più abile e accurata». Vero o falso? La sproporzione di uomini e mezzi è evidente ma a Zelensky che vive un momento molto difficile dopo che ha dovuto azzerare diverse strutture di sicurezza (e non solo), tutte gestite da uomini un tempo a lui fedelissimi che nel tempo lo avrebbero tradito, questa narrazione oggi serve a serrare le proprie fila e a rincuorare la popolazione sempre più fiaccata da una guerra che pare senza fine visto che ormai più nessuno accenna alla parola pace. Quel che è vero è che c’è stata una controffensiva delle forze di Kiev nella regione di Kherson (Sud dell’Ucraina), attualmente occupata dai russi dove sono stati segnalati nuovi attacchi delle forze ucraine ed in particolare allo strategico ponte Antonivskiy, che attraversa il fiume Dneper. La circostanza è stata riferita dal Guardian che nella sua edizione online ha raccontato: «Secondo quanto riferito, abbiamo un altro pesante attacco ucraino sul ponte Antonivskiy, la principale linea di rifornimento russa nella Kherson occupata», una circostanza confermata in un tweet di Illia Ponomarenko, giornalista del Kviv Independent. Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, su Twitter ha rivendicato l’attacco al ponte principale di Kherson e ha avvisato i russi di lasciare la città occupata sulla quale gli ucraini hanno lanciato una controffensiva: «Si può chiamare il ponte di Antonivskiy un mezzo di difesa aerea che intercetta tutti i missili ucraini, ma non si può sfuggire alla realtà: gli occupanti dovrebbero imparare a nuotare attraverso il fiume Dneper. Oppure dovrebbero lasciare Kherson finché è ancora possibile». I russi non sono certo stati a guardare ed hanno risposto con un attacco missilistico iniziato alle prime luci dell’alba descritto sul suo canale Telegram dal sindaco della città Ihor Terekhov: «Il distretto industriale di Kharkiv è stato bombardato. Sono arrivati due missili S-300 e i soccorritori sono già sul posto e scavano tra i detriti. Non ci sarebbero vittime, ma finora si tratta solo di informazioni preliminari. Vorrei che fosse così», ha concluso. I russi durante la giornata di ieri hanno attaccato non solo a Kharkiv, ma anche a Chuguyiv, Shevelivka e Krasnopillya. Infine in serata il ministero tedesco dell’Economia ha reso noto di aver autorizzato l’azienda tedesca Krauss-Maffei Wegmann a vendere 100 obici semoventi PzH 2000 all’Ucraina. Il valore complessivo degli armamenti è pari a 1,7 miliardi di euro.