2024-08-06
Imane Khelif picchia pure con le parole: «Io bullizzata, la Carini mi conosce»
La boxeur al testosterone: «L’italiana ha cercato di indebolirmi. Ora punto all’oro».Picchia come un fabbro, ma ha anche un cuore tenero. Imane Khelif, pugile intersex, è ormai l’indiscusso simbolo delle Macroniadi, la competizione olimpica peggiore della storia. Ma non è finita. Siamo alla vigilia della semifinale: sessantasei chili, categoria donne, iperandrogine comprese. Il match, abitualmente, sarebbe destinato ai pochi appassionati di boxe femminile. È diventato, invece, la simbolica tenzone tra scalmanati progressisti e allarmati tradizionalisti.Si prevedono, ancora un volta, botte da orbi e scintille verbali. Nella spasmodica attesa, l’atleta algerina rilascia un’intervista a difesa dei potenziali oppressi: «Invio un messaggio a tutte le persone del mondo, per sostenere i principi e la carta olimpica. Bisogna evitare il bullismo verso gli atleti, perché questo ha effetti enormi». Non si riferisce chiaramente alla sua supremazia fisica, causata da uno strepitoso livello di testosterone, che ha convinto l’italiana Angela Carini ad abbandonare il ring dopo appena quarantasei secondi. Ma alle conseguenti polemiche sulla sua mascolinità: ovverosia, la partecipazione alla competizione tra le boxeur donne, nonostante un dissonante corredo cromosomico.Khelif si sfoga, dunque, con l’emittente Sntv. Attacca la campagna mediatica che sarebbe stata imbastita ai suoi danni: «Danneggia la dignità umana», lamenta. «Può uccidere i pensieri, lo spirito e la mente. Può distruggere e dividere le persone. E per questo motivo, chiedo a tutti di astenersi». La pugile, nell’intervista, ringrazia il Cio e il suo presidente, Thomas Bach, che la sostengono senza tentennamenti: «So che il Comitato olimpico mi ha reso giustizia. Ne sono felice, perché mostra la verità». La Federazione mondiale di pugilato l’aveva, però, squalificata, così com’era accaduto alla collega di Taiwan, Lin Yu-Ting: «Mancato rispetto dei criteri di ammissibilità per la partecipazione alla competizione femminile». Testosterone troppo elevato, insomma.A Parigi, invece, le loro vittorie sono diventate il simbolo delle Macroniadi, innescando un vivace dibattito su identità di genere e regolamenti sportivi. I Giochi transalpini rischiavano di venire ricordati solo per i letti di cartone, l’aria condizionata bandita e le malattie trasmesse dalla putrida Senna. Ma le boxeur intersessuali elevano i temi del contendere, da moto fisico a intellettuale. Sntv chiede pure a Khelif se ha fatto altri test, oltre all’antidoping. L’atleta algerina glissa. Si sofferma piuttosto, sull’indispensabile supporto della famiglia. Raggiunto a Tiaret, in Algeria, il padre Amar ha già mostrato l’atto di nascita di Imane: «È una femmina, è scritto qui, lo potete leggere». Nell’intervista, adesso l’atleta racconta: «Sento la mia famiglia due giorni alla settimana e sono preoccupati per me».Chiacchiere o accuse, aggiunge, pare che non la tocchino. Certo, attacca il supposto bullismo. Ma per evitare che altri vivano i suoi stessi patemi. Lei sei dice determinatissima. Vuole, a tutti costi, salire sul gradino più alto del podio in una gara olimpica di boxe femminile. Sarebbe la prima volta per l’Algeria. Roba da eroina nazionale. «Non mi interessa l’opinione di nessuno». Le importa solo mettersi al collo l’agognata medaglia: «Sono qui per competere e ottenere un buon risultato».Certo, sa che adesso il mondo parla di lei. Ma cerca di rimuovere: «Onestamente, non guardo i social media. C’è una squadra di psicologi che non ci permette di seguirli, specialmente durante i Giochi olimpici». Nulla, però, è ormai lo stesso. Il match di giovedì scorso rimane negli annali. «Picchia troppo forte, non è giusto», dice Carini inginocchiata sul ring, in lacrime. Raccoglie la solidarietà anche della premier, Giorgia Meloni, che prova a consolarla: «Non era una gara ad armi pari». Così, adesso l’algerina grida al complottone: «L’avversaria italiana mi conosce bene. Mi sono allenata con lei e con gli allenatori, fin da quando ero più giovane. Hanno usato questa campagna diffamatoria per cercare di indebolirmi». Un tranello planetario, quindi. Alimentato persino dalle dichiarazioni dell’ex presidente americano, Donald Trump, o da quelle di J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter. Insomma, una battaglia anti Lgbtqia+ scatenata dai bulli ultra conservatori, già prontamente sintetizzata da Elly Schlein, paladina della causa e segretaria dell’italico Pd: «C’è una certezza: in questi giorni abbiamo visto un asse della destra nazionalista tra Trump, Putin, Salvini e Meloni. Si accaniscono contro un’atleta donna, perché vogliono decidere loro che non è donna».Anche Elly, dunque, ora trepida. Stasera si replica con la thailandese Janjaem Suwannapheng, al Roland Garros di Parigi (sul ring alle 22.34). Non fosse scoppiata la guerra dei sessi, se ne sarebbero accorti in pochini. Invece, si attendono frotte di supporter. Khelif, nell’intervista, aggiunge di sentire un enorme sostegno. Applausi quando entra nell’arena. Folle che sventolano bandiere algerine. I tifosi intonano il suo nome. «A Dio piacendo, questa crisi culminerà in una medaglia d’oro. Sarebbe la migliore risposta». Anche se dovesse perdere, nella boxe non c’è la finale per il terzo e quarto posto. Quindi, almeno il bronzo è assicurato. Così come il trionfale ingresso nella hall of fame progressista.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.