2025-03-29
La Juve ritrova i tre punti con Yildiz. Elkann versa 15 milioni e salva i conti
Kenan Yildiz, suo il gol con cui la Juventus ha battuto 1-0 il Genoa (Ansa)
La prima di Igor Tudor sulla panchina bianconera si chiude con una vittoria sul Genoa: 1-0 grazie al gol del gioiellino turco. Jaki (ieri in tribuna allo Stadium) pronto a un aumento di capitale fino a 110 milioni.Una ventata di aria fresca e di novità, sia tecniche che societarie. La prima Juventus del post Thiago Motta, targata Igor Tudor, è ripartita ieri dopo le due batoste subite da Atalanta e Fiorentina con una vittoria per 1-0 sul Genoa. I tre punti decisi da un gol di Kenan Yildiz nel primo tempo sono di fondamentale importanza in quanto consentono ai bianconeri di continuare l’inseguimento al quarto posto Champions, che oggi vede il Bologna (vittorioso 1-0 sul campo del Venezia) avanti di un punto.Per la Juve un ritorno al successo e un’iniezione di fiducia che fanno il paio con la mossa della proprietà di versare nelle casse del club 15 milioni di euro in previsione di un aumento di capitale più corposo e riservato agli investitori istituzionali che potrebbe raggiungere entro la fine di giugno quota 110 milioni. La decisione di Exor, ufficializzata proprio a poche ore dalla partita contro il Grifone, è una prima risposta dell’azionista per far fronte agli scarsi risultati sportivi ottenuti quest’anno, su tutti l’eliminazione dalla Champions league ai playoff contro il Psv Eindhoven, costata un mancato incasso di 11 milioni, e, in secondo luogo, l’esonero di Thiago Motta che peserà a bilancio tra i 14 e i 15 milioni se l’italo brasiliano non troverà una nuova panchina entro la prossima estate. Periodo temporale fissato dall’azionista di maggioranza come scadenza entro la quale decidere se integrare o meno il capitale sociale con un ulteriore iniezione di denaro nelle casse del club fino a un massimo del 10% della capitalizzazione di mercato, corrispondente appunto a circa 110 milioni.Molto dipenderà dalla qualificazione o meno alla più prestigiosa delle competizioni europee per cui è strettamente necessario raggiungere il quarto posto in campionato, oltre al percorso che la Juventus sarà in grado di affrontare nel ricchissimo Mondiale per club organizzato dalla Fifa negli Stati Uniti a cavallo tra giugno e luglio. John Elkann, presente ieri allo Stadium, ha ribadito l’impegno a rinforzare la squadra sia in campo che fuori e ha esortato giocatori, staff tecnico e dirigenti a dare il massimo da qui a fine stagione. Il riferimento a ottenere l’accesso alla prossima Champions è evidente in quanto è ritenuto cruciale per evitare guai peggiori dal punto di vista finanziario e dover intervenire con cessioni eccellenti nella prossima sessione di calciomercato, così da poter mettere nel mirino l’obiettivo utile in bilancio nella stagione 2026-27.Da qui la svolta tecnica di optare per il cambio in panchina, decisa dalla società durante la sosta per le Nazionali per provare a invertire una rotta che era diventata più che preoccupante. Per ora il verdetto del campo ha dato il primo frutto con la vittoria conquistata ieri contro un Genoa che si presentava allo Stadium come una delle squadre più in forma della Serie A, da quando è arrivato Patrick Vieira, e con la quinta miglior difesa del campionato.La differenza nella qualità del gioco, ovviamente, non si è ancora vista tenendo conto che Tudor ha avuto l’intera squadra a disposizione soltanto due giorni prima del match; ma quel che è stato evidente osservando i primi 90 minuti della nuova gestione è stato l’atteggiamento messo in campo dalla squadra. L’allenatore croato è riuscito a toccare le corde emotive di un gruppo che, nelle ultime partite, era parso smarrito e demotivato, trasmettendo energia e passione sia con il linguaggio del corpo che con le dichiarazioni del pre partita: «Bisogna partire forte e fare bene. Serve fare risultato, serve vincere. Lavoriamo giorno per giorno e partita dopo partita. Speriamo con il piede giusto». Parole e speranze subito raccolte e trasformate dai suoi giocatori in una prestazione concreta che ha fruttato il primo tassello della rincorsa al quarto posto. E, probabilmente, non è neppure un caso che a decidere la gara contro il Genoa sia stato un gol che è l’emblema di quanto carattere e voglia di vincere Tudor abbia già infuso a tutta la squadra. Il minuto era il 25’ nel corso del primo tempo.Fino a quel momento di occasioni limpide non ce ne erano state, né da una parte, né dall’altra. Da un’apparentemente innocua rimessa laterale in favore della Juventus nei pressi dell’area tecnica bianconera, è stato proprio l’allenatore a fare da raccattapalle e spronare Koopmeiners (uno dei calciatori più discussi e criticati in questa travagliata stagione) a velocizzare la ripresa del gioco e cogliere in contropiede la difesa genoana. Il resto lo ha fatto la ritrovata verve e brillantezza di Yildiz. Il numero 10, dopo aver «ubriacato» di finte De Winter, ha avuto la lucidità e la freddezza di superare Leali con un destro preciso e potente sul palo lontano. Dei tre giocatori a cui Tudor ha scelto di dare fiducia fin dall’inizio schierandoli nel tridente offensivo del suo 3-4-2-1, il fantasista turco è apparso decisamente quello più in palla, riempiendo la sua partita, oltre che con il bellissimo gol che è valso i tre punti, anche con giocate e tocchi di qualità. Ancora sottotono, invece, Koopmeiners: l’olandese ha mostrato grande forza di volontà, ma è evidente che il giocatore ammirato nelle scorse stagioni a Bergamo è ancora un lontanissimo parente. E poi Vlahovic: l’attaccante serbo era forse il protagonista più atteso, visto che negli ultimi mesi della gestione Motta era praticamente finito ai margini della rosa. Ieri Tudor gli ha concesso l’intera partita (Kolo Muani è rimasto in panchina per tutti e 90 i minuti) per ritrovare fiducia e serenità.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.