2024-03-09
Con il caso Jorit tornano a ringhiare i tifosi delle liste di «nemici putiniani»
Lo street artist caro a Elly Schlein cade in disgrazia dopo il selfie con lo zar. E finisce negli elenchi di «rossobruni» da epurare.Ieri Sergio Mattarella - con tutta probabilità ispirato dal caso dello street artist Jorit e dai suoi selfie con Vladimir Putin - ha deciso di offrire agli italiani una lezione sulla libertà degli artisti. «L’arte», ha detto il Capo dello Stato, «è anche sfida, cambiamento, conoscenza. Gli artisti guardano lontano, oltre il velo delle apparenze; prevedono o anticipano cambiamenti, offrono chiavi di lettura incisive per interpretare il mondo e i suoi fenomeni». Secondo il presidente della Repubblica non ci possono essere dubbi: «L’arte è libertà. Libertà di creare, libertà di pensare, libertà dai condizionamenti. Risiede in questa attitudine il suo potenziale rivoluzionario: e non è un caso che i regimi autoritari guardino con sospetto gli artisti e vigilino su di loro con spasmodica attenzione, spiandoli, censurandoli, persino incarcerandoli». Mattarella ha chiuso il ragionamento spiegando che «le dittature cercano in tutti i modi di promuovere un’arte e una cultura di Stato, che non sono altro che un’arte e una cultura fittizia, di regime, che premia il servilismo dei cantori ufficiali e punisce e reprime gli artisti autentici». Parole molto sentite e condivisibili, che però sono serenamente applicabili anche alla realtà italiana. Basti ricordare come si sono comportati artisti e intellettuali (con pochissime eccezioni) durante la pandemia, e con quanta foga essi aderiscano a tutte le campagne di regime messe in campo dalle nostre parti, e che si tratti di immigrazione, temi arcobaleno, rivoluzione verde o guerre ben poco cambia. Intendiamoci: questo non è certamente un vizio soltanto italiano. Un po’ ovunque in Europa e in Occidente, e non certo da oggi, artisti e intellettuali si muovono a sostegno dell’ideologia dominante, fungendo da amplificatori. A seconda delle posizioni che assume - aderenti o meno al pensiero prevalente - il creativo viene incensato oppure accusato di essere un odioso reprobo meritevole di oscuramento. Il caso di Jorit, a tale riguardo, è piuttosto emblematico. Ora è trattato come un traditore della patria e un odioso putiniano soprattutto dagli amici progressisti, ma un tempo era piuttosto in auge a sinistra. Riccardo Puglisi ha ripescato su X un post di Elly Schlein risalente al 2018 in cui l’attuale segretaria del Pd si mostrava molto preoccupata per la sorte dell’ora impresentabile street artist. «L’artista Jorit è stato arrestato a Betlemme», scriveva Elly. «Sia liberato subito. Proprio qualche giorno fa a Napoli sono andata a vedere una sua splendida opera». Faccenda intrigante: l’autore di splendide opere è ora divenuto un servo della peggiore dittatura. E non perché abbia cambiato opinioni o frequentazioni, ma perché qualcuno a sinistra ha cambiato rotta. Sic transit gloria Elly. Si conferma, in ogni caso, il vizietto ipocrita di dividere gli artisti fra servi e liberi in base a quanto essi liberamente si conformino al sentimento dominante presso lo schieramento politico di riferimento. Una stortura che senza dubbio - come afferma Mattarella - si ritrova di frequente nelle dittature, ma che impesta anche la democrazia liberale moralmente superiore. Qui per fortuna non ci sono censure ufficiali o carcerazioni sommarie, tuttavia il messaggio che passa è piuttosto chiaro: se si vuol fare bella figura nei luoghi che contano bisogna fare mostra delle proprie opinioni conformi. E, possibilmente, rintracciare un nemico del popolo contro cui inveire e per cui invocare la mordacchia. Attività in cui si dilettano numerosi colleghi di alcuni illustri quotidiani liberal, in particolare Repubblica e La Stampa. Ieri, sempre prendendo spunto dal caso di Jorit, entrambi i giornali pubblicavano lo stesso articolo con firme diverse: Jacopo Iacoboni e Stefano Cappellini si sono curiosamente misurati sul medesimo argomento, e cioè la presenza di putiniani in Italia. Poiché le liste di proscrizione promesse da Volodymyr Zelensky ancora non sono giunte, i nostri amabili compatrioti hanno deciso di provvedere da soli a fabbricarne una. I nomi elencati oltre a quello dello street artist incriminato sono piuttosto noti. Sono cioè quelli che ogni volta vengono citati quando ci sono da rimpolpare gli elenchi dei sediziosi da castigare, a partire dal povero Giorgio Bianchi, già oggetto di ignobile linciaggio a mezzo stampa da parte del Corriere della Sera ormai molti mesi fa. Cambiano le testate ma non il vizio. Sorprende che stavolta, nel novero dei deprecabili, sia finita addirittura Mara Morini, una autorevole e competente studiosa che si mostra solitamente molto equilibrata, ma evidentemente risulta sgradita perché ogni tanto rimarca ciò che tutti sanno. E cioè che in Ucraina non è andata come i nostri artiglieri da tinello avevano assicurato che sarebbe andata. Ma si sa, quando si spara nel mucchio per incenerire i rossobruni veri e soprattutto immaginari non si può andare troppo per il sottile: si infama chiunque, soprattutto se si tratta di qualcuno che non ha le spalle coperte da editori robusti. Si infierisce sul più esposto, come nelle dittature, ma con la coscienza pulita.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.