2021-04-29
Johnson trionfa con Brexit e vaccini ma lo indagano per i lavori in casa
Boris Johnson (Getty Images)
Inchiesta sul finanziamento della ristrutturazione dell'appartamento a Downing Street.Tegola in vista per Boris Johnson. La commissione elettorale britannica ha annunciato l'apertura di un'inchiesta sulla costosa ristrutturazione del suo appartamento a Downing Street: in particolare il premier è accusato di aver esagerato con le spese, ci sarebbero dubbi sulle origini del denaro usato e si registrerebbero «ragionevoli motivi per sospettare che siano stati commessi reati». La questione nasce dalle controverse rivelazioni dell'ex consigliere di Johnson, Dominic Cummings, e piomba a ormai pochi giorni dal test delle elezioni locali. Il premier, in uno scontro parlamentare con il leader laburista Keir Starmer, ha respinto le accuse di illeciti. In attesa che le indagini facciano il loro corso su questa specifica vicenda, è anche doveroso ricordare come, dal punto di vista politico, il premier britannico stia conseguendo degli importanti risultati. Nella giornata di ieri è stata ufficialmente annunciata l'approvazione, da parte del Parlamento europeo, dell'accordo commerciale tra Bruxelles e Londra. Un elemento a cui vanno aggiunti ulteriori successi. In primis, Londra continua a procedere spedita nella campagna di vaccinazione: secondo quanto riferito dal New York Times, il Regno Unito è all'ottavo posto a livello mondiale. Per trovare il primo Paese della lista appartenente all'Unione europea (fatta eccezione per Malta) bisogna scendere alla tredicesima posizione, dove si colloca l'Ungheria: uno Stato che -sulla questione delle vaccinazioni - ha da tempo voltato le spalle a Bruxelles, procedendo di fatto per conto proprio. I progressi britannici nella campagna vaccinale stanno aprendo le porte anche a una ripresa economica. L'Item club ha infatti previsto che, nel 2021, il Pil del Regno Unito crescerà del 6,8%: un notevole incremento rispetto al 5% stimato a gennaio, che rappresenterebbe la crescita annuale più rapida del reddito nazionale dal 1941. È quindi abbastanza evidente che le aspettative catastrofiche sulla Brexit si stiano sciogliendo come neve al sole. Quanti preconizzavano un'apocalisse sono stati smentiti. E, chissà, questa potrebbe forse anche essere la ragione dell'irritazione che, nelle scorse ore, è trapelata dal fronte europeo. Nella risoluzione di accompagnamento al voto sull'accordo commerciale, gli europarlamentari hanno definito la Brexit un «errore storico». Duro contro l'inquilino di Downing Street si è poi mostrato il capogruppo del Partito popolare europeo, Manfred Weber. «Passo dopo passo», ha affermato, «ci si è resi conto che il premier britannico Boris Johnson non è capace di rispettare le sue promesse, mentre noi abbiamo fatto del nostro meglio per arrivare al miglior risultato possibile». Bordate sono arrivate anche da Parigi, con il segretario di Stato francese agli Affari europei, Clément Beaune, che ha minacciato ritorsioni se Londra non rispetterà l'intesa sulla pesca. Sempre più ai ferri corti con la Commissione europea e l'asse francotedesco, Johnson guarda agli Stati Uniti, con cui potrebbe trovare vari fronti di convergenza: da una comune postura assertiva nei confronti di Russia e Cina, per arrivare a un gioco di sponda all'interno della Nato. Un modo per cercare di sconfessare quanti, oltre all'apocalisse economica, avevano preconizzato anche l'isolamento internazionale di Londra. Insomma, i guai interni certo non gli mancano. Ma il premier sa di avere dalla sua risultati concreti e margini di manovra internazionali tutt'altro che risibili.