2024-06-29
Joe si scalda: «So fare questo lavoro». Ma è già caccia ai possibili sostituti
Il leader Usa cerca di tirare fuori l’orgoglio: «Non correrei se non ci credessi». Il mondo dem, tuttavia, non gli dà più credito. In caso di rinuncia, papabili Michelle Obama, Kamala Harris o il californiano Gavin Newsom.Allarme rosso. Il Partito democratico è piombato nel più totale subbuglio dopo la deludentissima performance televisiva di Joe Biden nel dibattito con Donald Trump. Particolarmente severi verso il presidente si sono innanzitutto mostrati due importanti esponenti della cerchia di Barack Obama, come David Axelrod e Van Jones. «Ci saranno discussioni sull’opportunità o meno che Biden debba continuare», ha dichiarato il primo, mentre il secondo ha definito «dolorosa» la prestazione televisiva del presidente: una prestazione che uno stratega dem, ascoltato da The Hill, ha bollato addirittura come un «suicidio politico». È in questo contesto che l’influente editorialista del New York Times, Nicholas Kristof, ha chiesto all’inquilino della Casa Bianca di ritirarsi dalla competizione elettorale. Il presidente fa spallucce: «So come fare questo lavoro. Non correrei di nuovo se non credessi di poterlo fare. Forse non cammino più così facilmente o non parlo più con scioltezza. Ma quello che so fare è dire la verità». Le pressioni affinché si ritiri stanno tuttavia aumentando. Non a caso, uno dei papabili che potrebbe sostituirlo, il governatore della California Gavin Newsom, si è affrettato a smentire ogni possibile ambizione presidenziale. «Non volterò mai le spalle al presidente Biden», ha dichiarato. Eppure il tema si sta ponendo. Sia chiaro: sostituire un candidato in corsa che ha già blindato matematicamente la nomination presidenziale non è esattamente agevole. Non è quindi detto che ciò accadrà. Il punto è che il Partito democratico è finito impantanato in un dilemma.Se Biden resta, il destino della campagna elettorale dell’Asinello è a rischio, anche perché il ticket dem è ulteriormente zavorrato da Kamala Harris, uno dei vicepresidenti più impopolari della storia americana. Se Biden decidesse invece di fare un passo indietro, non ci sarebbero nuove primarie ma la palla passerebbe alla Convention nazionale che si terra in agosto a Chicago. A quel punto però non è detto che gli elettori dem capirebbero: far decidere tutto alla Convention, bypassando le primarie, potrebbe essere interpretato come una manovra di palazzo.Ma quali sono i nomi che circolano per un’eventuale sostituzione? Il più gettonato mediaticamente è quello di Michelle Obama, anche se - a ben vedere - è piuttosto improbabile che costei deciderà di correre. Inoltre, qualora lo facesse, è tutto da dimostrare che sarebbe in grado di vincere agevolmente. Gli Obama sono diventati invisi a un pezzo consistente della sinistra dem, dopo che, nel 2016, diedero il loro endorsement a Hillary Clinton anziché a Bernie Sanders. La Harris, in quanto vice di Biden, quasi certamente scenderebbe in campo qualora il suo principale si ritirasse dalla corsa. Eppure si tratterebbe di una candidatura debole.Una figura da monitorare maggiormente è quella di Newsom: nonostante le smentite, è un politico più solido. Guida lo Stato più popoloso dell’Unione, è relativamente giovane e, soprattutto, negli ultimi anni ha riscosso l’apprezzamento di Axelrod, e quindi di Obama. Probabilmente l’ex presidente dem guarda proprio al governatore della California in vista di un’eventuale sostituzione di Biden. Altri nomi che circolano sono invece legati alla Rust Belt e potrebbero quindi essere attrattivi per i colletti blu di quei luoghi: parliamo del senatore dell’Ohio, Sherrod Brown, del governatore dell’Illinois, J. B. Pritzker, e della sua collega del Michigan, Gretchen Whitmer. Infine, al di là del totonomi, emergono delle domande. Siamo sicuri che, in caso di rinuncia di Biden, qualcuno accetterebbe il rischio di bruciarsi la carriera politica per sostituirlo? E il partito sopravviverebbe a una nuova lotta per la nomination presidenziale? Biden fu sospinto da Obama nel 2020 proprio per cercare di «anestetizzare» le faide intestine. Se il «papa di transizione» dovesse lasciare, l’Asinello rischia di sprofondare nel caos. Attenzione però: non è affatto certo che un eventuale passo indietro di Biden possa convenire a Trump, il quale ieri si è detto convinto che sarà lui il candidato dem. Nel frattempo, lo Speaker della Camera, Mike Johnson, ha chiesto di considerare il XXV emendamento per rimuovere il presidente dall’incarico.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)