2024-02-11
L’élite democratica e il «deep State» si stanno preparando a scaricare Biden
Pezzi consistenti degli apparati remano contro la rielezione del presidente. E ora anche i media liberal iniziano a vacillare.Pare che la fronda degli apparati statunitensi contro Joe Biden si stia allargando. A testimoniarlo potrebbe essere l’esplosivo rapporto del procuratore speciale, Robert Hur, che ha messo nero su bianco i gravi problemi di memoria che affliggono il presidente. Ma andiamo con ordine. Non è un mistero che pezzi consistenti degli apparati stiano da tempo remando contro la rielezione di Biden. Questo è chiaro soprattutto per quel che riguarda Pentagono e intelligence. A maggio 2022, Biden si lamentò con la direttrice dell’Intelligence nazionale, Avril Haines, e con il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, delle fughe di notizie sulla guerra ucraina. Era inoltre aprile scorso, quando si verificò lo scandalo dei Pentagon leaks, che mise Biden in imbarazzo sul piano internazionale. È d’altronde noto che i rapporti del presidente con Pentagono e servizi si siano guastati soprattutto dopo il disastro dell’Afghanistan.E qui veniamo al nodo odierno. L’anno scorso, infatti, hanno cominciato a incrinarsi anche le relazioni tra Biden e il Dipartimento di giustizia. Dopo essere stato di fatto protetto per anni, il figlio del presidente, Hunter, ha subìto ben due incriminazioni per possesso illecito di arma da fuoco e per reati fiscali. Non solo. Hunter è ancora sotto indagine per sospetta violazione della legge che impone la registrazione ai lobbisti operanti per conto di entità straniere. Il figlio del presidente è stato formalmente accusato da David Weiss: procuratore federale del Delaware, promosso a procuratore speciale dal capo del Dipartimento di Giustizia, Merrick Garland, lo scorso agosto. Quello stesso Garland che, a gennaio 2023, aveva designato Hur come procuratore speciale per indagare sui documenti classificati trattenuti da Biden. Una certa vulgata tende a sostenere che, dietro tutto questo, vi sarebbe una specie di complotto repubblicano, visto che fu Donald Trump a nominare, nel 2017, Weiss e Hur rispettivamente procuratori del Delaware e del Maryland. Si tratta tuttavia di una tesi che fa acqua. In primis, entrambi sono stati designati procuratori speciali da Garland, che fu a sua volta nominato da Biden nel 2021. In secondo luogo, Weiss fu procuratore ad interim sotto l’amministrazione Obama, mentre Hur ha in passato lavorato al Dipartimento di Giustizia con funzionari invisi allo stesso Trump (come l’ex viceministro della Giustizia, Rod Rosenstein).È quindi ipotizzabile che la fronda degli apparati contro Biden si sia ormai allargata allo stesso Dipartimento di Giustizia. La domanda, in caso, è: Garland ne fa parte o semplicemente non riesce ad arginarla? Venerdì, Politico ha rivelato che Biden sarebbe molto irritato con il suo procuratore generale, perché «non ha fatto abbastanza per tenere a freno» il rapporto di Hur. Il documento era infatti confidenziale e spettava esclusivamente a Garland decidere se renderlo pubblico o meno. Questo vuol dire che probabilmente il presidente è ormai convinto che pezzi del Dipartimento di Giustizia gli stiano remando contro. Se la nostra ipotesi è corretta, ciò non significa che gli apparati facciano il tifo per Trump a novembre. Significa semmai che vogliono togliersi di torno Biden. Segnali in tal senso stanno arrivando anche dall’establishment dem.Venerdì, l’ex senior advisor di Barack Obama, David Axelrod, ha detto che l’età è «un problema per il presidente». A esprimere preoccupazione sono stati inoltre due strateghi clintoniani come James Carville e Paul Begala, che ha definito il rapporto di Hur «terribile per i dem». Questo vuol dire che i network di Obama e dei Clinton si stanno muovendo per impallinare l’inquilino della Casa Bianca. È d’altronde noto da mesi che lo stesso Obama auspicherebbe un candidato dem diverso. Senza poi trascurare che fu proprio Obama a nominare Garland alla Corte Suprema nel 2016 (nonostante la designazione sia poi naufragata a causa dell’opposizione del Gop). Infine, va rilevato che, nelle scorse ore, vari parlamentari e funzionari dem hanno espresso malumori in riferimento a Biden, parlando dietro anonimato a testate come Nbc News e Axios.Ma c’è dell’altro. Due giorni fa, il Financial Times ha pubblicato un articolo in cui si sottolineano i problemi dell’età di Biden. Ciò è significativo. Nel 2021, questo influente quotidiano salutò favorevolmente l’insediamento dell’attuale presidente. Inoltre, l’articolo è firmato da Edward Luce, che fu speechwriter di Larry Summers: ex segretario al Tesoro di Bill Clinton ed ex consigliere di Obama, oltre che notorio critico delle politiche economiche di Biden. Un mese fa, dopo avergli dato l’endorsement nel 2020, anche l’Economist è sembrato scaricare Biden, sostenendo che le sue chances di riconferma «non sono buone». Sarà un caso, ma vale forse a tal proposito la pena di ricordare i rapporti storicamente piuttosto cordiali tra John Elkann e Obama. Sempre venerdì, anche l’editorial board del New York Times - un’altra testata che gli aveva dato l’endorsement nel 2020 - ha messo nel mirino Biden per l’età. Insomma, dopo averlo osannato fino all’inverosimile, l’establishment mediatico, più o meno collegato alle alte sfere del Partito democratico statunitense, sta adesso scaricando il presidente, mettendone in luce la scarsa lucidità: una scarsa lucidità che era tuttavia già sotto gli occhi di tutti almeno da maggio 2019, quando il diretto interessato confuse Theresa May con Margaret Thatcher.Ma che cosa accadrebbe se Biden si ritirasse dalla corsa elettorale? La deadline per iscriversi alle primarie dem è ormai scaduta nella maggior parte degli Stati. La parola passerebbe quindi alla convention nazionale di agosto, dove Obama potrebbe muoversi per far emergere un candidato a lui gradito. C’è chi parla della moglie Michelle, anche se, almeno per ora, l’ipotesi più concreta è quella del governatore della California, Gavin Newsom, che fu elogiato da Axelrod a febbraio 2023. Difficile che un pragmatico come l’ex presidente dem punti su una figura impopolare come Kamala Harris. Per Biden e la sua vice, insomma, potrebbe essere già scattata l’ora del crepuscolo politico.
«Ci sono forze che cercano di dividerci, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise. La chiamano la cultura woke». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video messaggio al gala 50esimo anniversario della National Italian American Foundation a Washington. "È un tentativo di cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione. Non glielo permetteremo. Il Columbus Day è qui per restare», ha aggiunto il presidente del Consiglio ringraziando Donald Trump per aver ripristinato quest'anno la celebrazione.
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L'amministratore delegato e direttore generale di Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma premiato a Washington
L’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane ha ricevuto il Premio Dea Roma della National Italian American Foundation per il contributo alla modernizzazione delle infrastrutture di trasporto e alla crescita sostenibile del Paese.
La NIAF (National Italian American Foundation) ha conferito a Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo FS Italiane, il Premio NIAF Dea Roma come leader nell’eccellenza ingegneristica per la crescita nazionale e l’infrastruttura sostenibile.
La cerimonia si è svolta sabato 18 ottobre 2025 durante il Gala del 50° Anniversario della NIAF, all’Hotel Washington Hilton di Washington D.C. negli Stati Uniti d’America. Il riconoscimento è stato assegnato per evidenziare il ruolo cruciale svolto da Donnarumma nella trasformazione e modernizzazione delle infrastrutture di trasporto italiane, con un forte impegno verso la sostenibilità e l’innovazione.
«È un vero onore ricevere questo premio che ho il piacere di dedicare a tutti gli italiani che creano valore sia nel nostro Paese che all’estero e diffondono principi volti a generare competenze specifiche nell’ambito dell’ingegneria, della tecnologia e dell’innovazione. Nel Gruppo FS Italiane abbiamo avviato quest’anno un Piano Strategico da 100 miliardi di euro di investimenti che rappresenta un motore fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese». ha dichiarato Stefano Antonio Donnarumma.
Sotto la guida di Donnarumma, il Gruppo FS sta promuovendo importanti progressi nello sviluppo di linee ferroviarie ad Alta Velocità e nelle soluzioni di mobilità sostenibile, contribuendo a collegare le comunità italiane e a supportare gli obiettivi ambientali nazionali. Il Piano Strategico 2025-2029 include diversi interventi per migliorare la qualità del servizio ferroviario, costruire nuove linee ad alta velocità e dotare la rete del sistema ERTMS per garantire maggiore unione fra le diversi reti ferroviarie europee. Più di 60 miliardi è il valore degli investimenti destinati all'infrastruttura ferroviaria, con l'obiettivo di diventare leader nella mobilità e migliorare l’esperienza di viaggio. Questo comprende l’attivazione di nuove linee ad alta velocità per collegare aree non ancora servite, con l'obiettivo di aumentare del 30% le persone raggiunte dal sistema Alta Velocità. Sul fronte della sostenibilità, inoltre, il Gruppo FS - primo consumatore di energia elettrica del Paese con circa il 2% della domanda nazionale – si pone l’obiettivo di decarbonizzare i consumi energetici attraverso la produzione da fonti rinnovabili e l’installazione di oltre 1 GW di capacità rinnovabile entro il 2029, pari al 19% di tutti i consumi del Gruppo FS, e di circa 2 GW entro il 2034. Fondamentale è anche il presidio internazionale, con una previsione di crescita del volume passeggeri pari al 40%.
Il Gruppo FS ha infatti inserito lo sviluppo internazionale tra le sue priorità, destinando una quota significativa degli investimenti al rafforzamento della propria presenza oltre confine. L’obiettivo è consolidare il posizionamento del Gruppo in Europa, ormai percepita come un’estensione naturale del mercato domestico, e promuovere una rete ferroviaria sempre più integrata e in linea con i principi della mobilità sostenibile.
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