2024-08-25
Se cancella lo ius soli, si può parlare di ius scholae: ma a tre condizioni
Antonio Tajani (Imagoeconomica)
La proposta di Antonio Tajani ha maglie troppo larghe, però toglierebbe un’arma alla sinistra.Se mi è concesso, vorrei spezzare una lancia a favore della proposta dello ius scholae. Parlo dell’idea di principio più che dei dettagli - che non conosco - della proposta di Antonio Tajani. La quale, se non ho capito male, vorrebbe concedere la cittadinanza ai bambini che, nati in Italia da genitori stranieri, abbiano completato i cinque anni delle elementari: e già, espressa in questi termini, la proposta lascia perplessi. Comunque, dicevo, se opportunamente formulata, potrebbe essere di beneficio. Vediamo perché.Una prima motivazione è che essa farebbe da vaccino contro una legge che da molti anni quegli irresponsabili della sinistra ripropongono ogni due per tre: lo ius soli, che darebbe la cittadinanza a chiunque nasca in Italia. Al di là dei presunti vantaggi elettorali che la legge darebbe alla sinistra, essa sarebbe una grossa disgrazia per il Paese, perché favorirebbe la migrazione, clandestina o no, di mamme incinte, che verrebbero in Italia solo per partorire. La cosa avrebbe una esiziale ripercussione per le nostre finanze perché, per esempio, comporterebbe sugli italiani l’accollo di tutti i privilegi di cui godono i cittadini, a cominciare dall’assistenza sanitaria gratuita, che verrebbe poi estesa dai bambini neo cittadini anche ai loro tutori. Certo, curare gratis tutto il mondo sarebbe un lodevole proposito se le strutture sanitarie si erigessero con la bacchetta magica e se medici e infermieri la smettessero di pretendere di essere remunerati.Il timore che sto sollevando non è peregrino: succede negli Usa, ove vige lo ius soli e ove le donne messicane cercano di entrare clandestinamente allo scopo di dare ai propri figli la cittadinanza americana. Lo chiamano «birth tourism», ma lì è controllabile perché il confine meridionale degli Usa è facilmente gestibile. Gli altri confini, com’è ovvio, non destano particolari timori. Come ben sappiamo, invece, i nostri confini sono vulnerabili: praticamente tutte le nostre coste e, in particolare, quelle meridionali; ma anche i confini di terra orientali. Inoltre, lo ius soli negli Usa ha le sue ragioni, anche logiche, se vogliamo, per come il Paese è nato e si è sviluppato. La cosa vale anche per tutte le Americhe, ove forse solo Cuba non ce l’ha. In ogni caso, nulla ha a che vedere con l’inclusione o l’accoglienza.L’Italia - la cui storia è di 3.000 e non di 300 anni - non è l’America. E quello che vale per l’Italia vale per gli altri Paesi europei. Nessuno dei quali, appunto, ha lo ius soli, il cui pericolo è fondamentale scongiurare. Ed è un vero pericolo perché la nostra sinistra ha già dimostrato ampia strafottenza per il bene del Paese e degli italiani, essendo tutta interessata al proprio occupare posti di potere. Son fatti così, bisogna prenderne solo atto.Venendo al dunque, quale ius scholae troverei degno di esser preso in considerazione? Quello che emerga da un articolo, inserito in Costituzione, che reciti a un di presso come segue. «I figli nati in Italia da genitori entrambi stranieri, acquisiscono alla maggiore età la cittadinanza italiana alle seguenti condizioni: a) alla nascita del bambino, i genitori devono essere in Italia da regolari da almeno 2 anni; b) i figli devono aver seguito l’intero percorso scolastico dell’obbligo; c) fino al momento dell’ottenimento della cittadinanza non devono aver subito alcun provvedimento di carattere giudiziario». Il punto a) smorzerebbe ogni velleità di «birth tourism». Il punto b) farebbe contento Tajani e chiarirebbe che il livello di scolarità richiesto non è la quinta elementare ma la scuola dell’obbligo. Col punto c) il privilegio è concesso solo a chi ha comportamenti rispettosi delle nostre leggi. Mettere la norma base in Costituzione taglierebbe gli artigli allo ius soli, argomento di cui non si dovrebbe più parlare. Quanto al timore, non peregrino, che i beneficiati della cittadinanza porterebbero voti alla sinistra, mi appellerei ai teoremi di Carlo Maria Cipolla: la frazione di stupidi è la stessa in ogni comunità, cosicché c’è da confidare che una buona porzione di neo cittadini non sarà così stupida da votare da quella parte. Mi pare di rammentare che il presidente Silvio Berlusconi aveva simile considerazione per chi votava a sinistra, ma usava una parola più colorita e più appropriata.
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Ansa
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