2020-05-26
Italiani «riempiti di soldi»? Per ora gode solo l’Inps: all’ente mancia di 70 milioni
Tra le pieghe del decreto Rilancio spuntano fondi ingenti per tutte le società statali. Finanziati anche carrozzoni inutili come l'Enit, che avrebbe persino dovuto chiudere.Mentre in tutta Italia montano le proteste di imprenditori con aziende sull'orlo del fallimento, lavoratori ancora in attesa della cassa integrazione e partite Iva rimaste ancora ai 600 euro di marzo, tra le pieghe del decreto Rilancio spuntano qua e là centinaia di milioni di euro per società statali come Inps, Inail e Anas o carrozzoni inutili come l'Enit, l'ente nazionale del turismo. Basta scorrere gli articoli del decreto per trovare stanziamenti per non meglio precisati «servizi» giustificati secondo il governo dall'emergenza sanitaria. Sarà pure vero che, come dice il presidente dell'Inps Pasquale Tridico, «abbiamo riempito di soldi gli italiani» (virgolettato poi smentito), ma al momento a godere del decreto è soprattutto l'ente pensionistico che dirige. Anche perché le risorse stanziate a favore dell'Inps, nel caso avanzassero, resteranno comunque nella disponibilità dello stesso Istituto.A sorprendere sono per esempio gli articoli 101 e 102, dedicati alla «spesa per acquisto di beni e servizi di Inps e Inail». In pratica il governo consente ai due enti previdenziali di sviluppare e rafforzare «i servizi di consulenza e assistenza all'utenza», per di più in deroga rispetto ai limiti di spesa previsti dell'ultima legge di bilancio. E prevede che si possa «incrementare la spesa per acquisto di beni e servizi in misura pari all'11% della spesa sostenuta, per le medesime finalità, negli esercizi finanziari 2016-2017 e 2018». Nelle bozze del decreto, prima della bollinatura, il governo aveva fissato la cifra intorno ai 68 milioni di euro per l'Inps e 48 per l'Inail. Nel testo finale si parla di percentuali. Che quindi potrebbero aumentare quella cifra, arrivano anche oltre i 70 milioni di euro. È una cifra consistente, considerando che nel bilancio di previsione del 2019 l'Inps aveva fissato già a 705 milioni di euro le uscite per l'acquisto di beni di consumo e servizi. Tra le voci di spesa si possono trovare le spese per la comunicazione istituzionale, 1 milione e 200 mila euro o persino fondi per il servizio di garanzia dei sistemi informatici, pari a 18 milioni di euro. Proprio sulla piattaforma digitale si è consumato ai primi di aprile uno dei più grandi flop della gestione dell'ente previdenziale diretto da Pasquale Tridico. Sulla vicenda ha chiesto spiegazioni anche il Garante dei privacy che il 14 maggio ha dato 15 giorni di tempo per informare tutti i cittadini che hanno subito la violazione dei dati personali. Due mesi fa Tridico attaccò presunti hacker che potevano essersi infiltrati nella piattaforma. Fu poi smentito anche indirettamente dal Nucleo per la sicurezza cibernetica (Nsc), i nostri 007 che sorvegliano le infrastrutture digitali delle istituzioni italiane. Come già ricordato dal nostro giornale l'Inps ha negli anni continuato ad aumentare le spese per le proprie piattaforme digitali, in particolare dal 2017 quando è stato lanciato il nuovo portale istituzionale con una spesa nel 2018 pari a quasi 100 milioni di euro. Ora il decreto rilancio ne stanzia degli altri. E tutto questo avviene mentre il periodo di copertura della cassa integrazione, inizialmente previsto per 9 settimane, è stato prolungato di 5 settimane, con possibile estensione di ulteriori 4 settimane, ma solo per alcuni settori. Per le prime 9 settimane sono stati stanziati complessivamente poco più di 5 miliardi di euro, mentre con l'ultimo decreto l'importo stanziato complessivamente è passato a oltre 18 miliardi con un incremento di 13. Il rischio è che molti lavoratori possano restare fuori. I soldi per la pubblica amministrazione non finiscono qui. L'articolo 179 dispone invece uno stanziamento di 20 milioni di euro per l'Enit, l'ente nazionale per il turismo. L'agenzia che dovrebbe promuovere nel mondo il turismo italiano continua a sopravvivere nonostante gli sprechi di milioni di euro ogni anno e la sua ormai conclamata inutilità. Era il 2015 quando i dipendenti scrissero all'allora premier Matteo Renzi spiegando che rimanere aperti avrebbe danneggiato solo l'immagine dell'Italia. Sono passati 5 anni e non è successo niente. Anzi, grazie al decreto rilancio ora a mettere le mani sull'ente del turismo è il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini che imporrà anche il prossimo amministratore delegato e il presidente, ora invece espressione di Confindustria. Nella precedente bozza del decreto era stato anche aumentato il numero dei consiglieri di amministrazione, ma dopo la denuncia da parte della leader di Fratelli D'Italia Giorgia Meloni il blitz è stato (al momento) rinviato. E poi c'è Anas, la società che gestisce il sistema stradale e autostradale in Italia viene «compensata» con 25 milioni di euro all'anno dal 2021 fino al 2034. In totale sono 350 milioni di euro, «risorse» che «si rendono necessarie per coprire i costi, sostenuti da Anas, di monitoraggio, gestione, vigilanza, infomobilità, nonché per garantire la prosecuzione degli interventi di manutenzione ordinaria della rete stradale nazionale volti in particolare alla messa in sicurezza e al miglioramento della capacità e della fruibilità delle infrastrutture esistenti». Dopo il crollo del ponte di Albano in aprile ci si domanda a cosa siano serviti quelli già stanziati senza emergenza sanitaria.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)