2021-05-11
Per gli italiani divieti e multe, i clandestini li ammassano così
Ogni minimo assembramento nelle nostre città va incontro a severe reprimende, per gli stranieri invece trattamento inumano e nessun controllo. Eppure il pericolo appare evidente: i medici lanciano l'allarme.Chiunque sbarchi in Gran Bretagna è a conoscenza dell'obbligo di sottoporsi a rigorosi controlli. Non soltanto, al momento della partenza, deve esibire un certificato che attesti di essersi sottoposto a un tampone anti Covid con esito negativo nelle 72 ore antecedenti il viaggio, ma una volta arrivato deve attenersi a una rigorosa quarantena e a nuovi tamponi. Tanto per capirci, qualche giorno dopo l'arrivo nel Paese, alla porta di casa si presenta un poliziotto, per verificare che l'ospite sia effettivamente in isolamento. Per non dire delle diverse telefonate che si ricevono dal servizio che monitora i nuovi arrivati e tralasciando le sanzioni, anche penali, che possono essere irrogate ai trasgressori.Se cito la Gran Bretagna, che secondo la vulgata mainstream, con il suo pittoresco premier sarebbe stata trascinata nel vortice della pandemia, è perché a Londra e dintorni da giorni i decessi causati dal coronavirus sono pressoché scomparsi e il Paese è tornato a respirare senza mascherina, oltre che a vivere. Da noi, non essendoci Boris Johnson ma Roberto Speranza, ovvero un ministro della Salute che aspira al Nobel per come ha combattuto l'epidemia, il coprifuoco e le chiusure sono ancora la regola e il semaforo giallo, rosso, ma mai verde è tuttora in vigore. Del resto, non c'è di che stupirsi se ancora ci dibattiamo con i divieti. Mentre in Inghilterra da subito hanno fatto incetta di vaccini, noi ci siamo affidati a Ursula von der Leyen, convinti che Bruxelles - con il carrozzone burocratico che tende a regolare anche la curvatura delle banane - sapesse fare meglio di un ubriacone inglese. Come si è visto, abbiamo avuto torto, perché i servizi di sua Maestà sono stati più veloci di quelli di sua Nullità Speranza.Ma se le dosi di siero hanno fatto, e ancora fanno, la differenza, dato che da noi scarseggiano la questione delle questioni continua a essere quella dei controlli. Come dicevamo, altrove li fanno, da noi no. E dunque, chiunque si presenti alla frontiera, soprattutto se non in aeroporto, può transitare indisturbato senza che nessuno gli chieda alcunché. Passare un valico autostradale con la Francia, la Svizzera o l'Austria è una delle cose più semplici del mondo, perché i doganieri quando passa un'auto si voltano dall'altra parte. Lo dico per esperienza e non certo per voler offendere le guardie in servizio ai confini, le quali di certo si atterranno alle disposizioni date. Peraltro, che senso avrebbe chiedere a un viaggiatore di mostrare il certificato vaccinale o un documento che attesti l'esito di un tampone se poi, una volta varcata la frontiera, allo straniero o all'italiano rientrato dall'estero nessuno chiederà più nulla?Ancor meno senso avrebbe la pretesa di obbligare i viaggiatori a una quarantena vera e non sulla carta, dato che poi, a chi arriva su un barcone su una qualsiasi delle nostre spiagge, non solo non si domanda se sia immune dal Covid, ma nemmeno si applica la regola del distanziamento sociale. Nelle settimane scorse, quando i divieti sono stati allentati e la stagione ha cominciato a permetterlo, molti italiani si sono riversati nelle vie dello shopping o dell'aperitivo. Le immagini degli assembramenti ovviamente hanno fatto il giro delle redazioni e sono andate in stampa con tanto di ammonimenti dei virologi e dei politici. Quelle che invece fanno fatica a trovare spazio sulle pagine dei giornali sono le fotografie degli sbarchi. Nelle pagine interne pubblichiamo alcuni scatti dove si vede non soltanto come siano ammassate le persone arrivate in Italia, ma come qualsiasi regola e precauzione siano state disattese. Per gli extracomunitari nessuna critica, neppure il più piccolo invito ad adottare gli accorgimenti necessari a evitare la diffusione del virus. Figurarsi dunque se poi a queste persone verrà imposta la quarantena: come è noto, molti richiedenti asilo spariscono dai centri d'accoglienza nel giro di pochissimo tempo e nessuno sa più dove ritrovarli. Dunque in Gran Bretagna il tracciamento dei nuovi arrivati è rigoroso, mentre qui va a farsi benedire. Del resto, dopo aver annunciato a reti unificate il blocco dei voli da Delhi per paura della variante indiana del virus, si è scoperto che molte persone erano già giunte in Italia senza che nessuno si fosse preso la briga di obbligarli alla quarantena, se non a parole. In compenso però, si discute molto di green pass, ossia del certificato che dovrebbe consentire a un italiano -ma anche ad un europeo - di viaggiare senza ostacoli. Già, perché a noi per esercitare il diritto di circolare liberamente è richiesto un patentino, a chi arriva con il barcone invece, basta l'autocertificazione di rifugiato e le porte magicamente si spalancano. Libero profugo in meno libero Stato.