2024-05-30
Tre milioni di italiani residenti all’estero rischiano di restare senza diritto di voto
Chi vive fuori dall’Unione (quindi anche nel Regno Unito) non potrà esprimersi per corrispondenza: monta la protesta.È stato detto che quelle che si stanno per svolgere saranno le elezioni europee più importanti della storia dell’Unione. Si tratta di un dato di fatto che nessuno ha contestato, e il tono della campagna elettorale, in passato mai così tesa e densa di temi dirimenti per il futuro del continente, sta a dimostrarlo. Ebbene, ci sono più di tre milioni di nostri connazionali residenti al di fuori dell’Ue, che non potranno dire la propria, se non affrontando un viaggio talvolta proibitivo e costosissimo. L’attuale normativa, risalente all’anno di istituzione delle Europee (il 1979), non ammette per gli italiani residenti al di fuori dell’Unione il voto per corrispondenza, come invece previsto per i referendum e per le Politiche da una legge del 2001. Una situazione paradossale, dunque, che se in passato è stata tollerata dai diretti interessati, forse a causa della rilevanza secondaria di questo tipo di consultazione, ora ha fatto scoppiare una protesta generalizzata che si sta esplicando sotto forma di diverse petizioni. L’aspetto fortemente illogico (per non dire grottesco) in tutta questa vicenda, è la disparità di trattamento tra Politiche ed Europee: un italiano iscritto all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) e residente ad esempio in Australia può eleggere senatori e deputati, ma se vuole dire la propria sui rappresentanti italiani da mandare a Strasburgo, non ha alternativa al prendere l’aereo e tornare nel Belpaese. Un’ipotesi lunare, considerando i tempi e soprattutto i costi del viaggio, per i quali lo Stato mette a disposizioni degli sconti sulle tariffe che sono largamente insufficienti. Alla base di questa anomalia, che riguarda una piccola minoranza dei 27, e nessuno dei grandi Paesi dell’Unione, c'è il fatto che nessuno degli esecutivi degli ultimi decenni, in primis quelli che si sono sempre dichiarati europeisti, hanno fatto qualcosa per allargare la partecipazione su base globale. Il malumore degli elettori, stavolta, è esploso anche in virtù del fatto che la platea degli esclusi è aumentata: i tanti italiani residenti nel Regno Unito, infatti, sono divenuti extra-Ue e non potranno votare, come fatto le scorse volte, nel seggio allestito nel consolato italiano più vicino. Sul sito della Farnesina, nelle sezioni dedicate al voto degli italiani all’estero, dove è possibile scaricare le brochure-guida al voto relative anche alle elezioni del 2019, quanto scritto non lascia spazio a interpretazioni: «A differenza delle consultazioni elettorali regolate dalla L. 459/2001, alle elezioni del Parlamento europeo possono partecipare solo i connazionali residenti in un Paese membro dell’Ue». Stesso discorso per chi vive o lavora in Svizzera, Paese che non ha mai fatto parte dell’Ue e che – data la vicinanza – può consentire un viaggio sostenibile in treno o in auto solo a chi proviene dal Nord Italia e non ai meridionali. Lo conferma in maniera anche un po’ brusca l’ambasciata italiana in Svizzera, nel suo sito: «Alle elezioni europee», si legge, «non si applica il sistema del voto per corrispondenza per gli elettori italiani non residenti nei Paesi dell’Unione europea. Gli elettori italiani residenti in Svizzera potranno esercitare il loro diritto di voto solo in Italia, usufruendo di agevolazioni tariffarie nei viaggi per il loro comune di residenza». Le agevolazioni sono il frutto di convenzioni stipulate da Trenitalia, Italo e Ita Airways, che comportano, soprattutto per ciò che riguarda i voli intercontinentali, comunque un esborso rilevante. Per ciò che riguarda i treni, gli sconti oscillano tra il 60 e il 70% delle tariffe base (la prima classe è ovviamente esclusa), mentre per i voli Ita l’ammontare delle agevolazioni non viene specificato. Inoltre, agli sconti si può accedere solo esibendo la tessera elettorale e la cartolina con le indicazioni delle modalità e della sezione in cui votare, ma da più di una segnalazione che ci è giunta in redazione, quest’ultimo documento risulta non ancora arrivato a molti italiani extra-Ue. In particolare, molti nostri lettori residenti in Svizzera e provenienti da Milano, hanno fatto presente ai competenti uffici di Palazzo Marino che la cartolina-avviso che indica in quale seggio meneghino recarsi ancora non è giunta, quando mancano una decina di giorni al voto. Il che comporterà, tra le altre cose, delle difficoltà per eventuali acquisti di biglietti in tempo utile. Interpellate dal nostro giornale, fonti della Farnesina ammettono che si tratta di una «aporia» legislativa a cui sarebbe opportuno porre rimedio in modo sollecito, come stanno appunto chiedendo le diverse petizioni promosse online dai nostri expat. Anche perché non è più sostenibile il vecchio principio su cui si basa la legge del 1979, e cioè che chi non vive nell’Unione non ha il diritto di esprimersi sui suoi indirizzi politici. Un principio ampiamente superato, anzitutto dall’interconnessione tra le diverse parti del pianeta, e poi dal fatto che agli stessi italiani è stato riconosciuto il diritto di inviare propri rappresentanti a Montecitorio e Palazzo Madama.
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