2024-03-05
Sul gas altro europasticcio. E l’Italia dà a Kiev il triplo degli aiuti che ha dichiarato
Mandati in segreto 2,2 miliardi anziché 0,7. L’Europa invierà 700.000 proiettili, però non rinnova il patto sul transito del metano in Ucraina. «Pronti a uno stop dei flussi».In amore e in guerra tutto è permesso. Anche mentire. O almeno dissimulare. L’Italia sembra averlo fatto con gli aiuti all’Ucraina. Ieri, Claudio Cerasa ha riferito che Il Foglio ha «recuperato una tabella importante», la quale comproverebbe che il nostro Paese, per il sostegno a Kiev, ha speso il triplo della cifra dichiarata pubblicamente: 2,2 miliardi di euro, somma che «coincide con gli equipaggiamenti donati», contro gli 0,691 miliardi ufficiali. Si tratterebbe di «dati secretati», ha spiegato il direttore del quotidiano, che però circolano al ministero della Difesa. E cambiano il quadro dipinto dall’ultimo rapporto del Kiel institute, che la Welt aveva sfruttato per accusare Roma non aver fatto «quasi nulla».Certo, l’impegno sarebbe lo stesso inferiore a quello profuso da altri partner occidentali. La Germania, tra supporto finanziario, umanitario e militare ha stanziato oltre 22 miliardi; la Gran Bretagna 15,7; la più piccola Polonia ben 4,3. Ce la batteremmo comunque con la Francia, che ha appena pubblicato una lista dei mezzi bellici spediti fin qui al fronte, per un ammontare di 2,6 miliardi di euro, oltre al miliardo e due versato nello Strumento europeo per la pace.Le indiscrezioni di stampa ripropongono il sempiterno dilemma etico-politico: come bilanciare la doverosa trasparenza del potere e la necessaria protezione delle informazioni sensibili per la sicurezza di una nazione? In una democrazia, qual è il confine tra il diritto dell’opinione pubblica a essere tenuta al corrente di ciò che accade e la pura ragion di Stato? Se è vero che a Volodymyr Zelensky abbiamo fatto avere aiuti per tre volte il costo reso noto, significa che il compromesso trovato dalle autorità è stato questo: confermare, sì, che ci prodigheremo per Kiev, ma fingere che il nostro contributo non superi una certa soglia. Non tanto per timore di deteriorare ulteriormente i rapporti con Mosca; quanto, semmai, alla luce delle perplessità espresse dai cittadini verso l’invio delle armi, nel quadro di una guerra che la stragrande maggioranza di loro ritiene impossibile vincere. E inutilmente cruento proseguire.Nel frattempo, in Europa pare si stia sbloccando una pratica di vitale importanza per gli ucraini: quella del munizionamento. Stando alle stime del portale Euractiv, nei prossimi due mesi dovrebbero essere consegnati ai combattenti 700.000 proiettili, sotto l’egida di diverse iniziative di raccolta: quella dei cechi, i quali hanno messo insieme una «coalizione di volenterosi», per acquistarne anche da produttori extra Ue; quella derivante dai patti bilaterali con il Paese invaso; quella presa da singoli Stati membri dell’Unione; e quella riconducibile all’Act in suppport of ammuntion production di Bruxelles, con i 500 milioni accantonati affinché le industrie fabbrichino un milione di cartucce per artiglieria all’anno. La scarsità di munizioni ha messo a nudo una strutturale vulnerabilità occidentale e, in trincea, è una sentenza. Kiev giura che riuscirà a costruire un milione di droni. Ma la Russia viaggia su ritmi finora irraggiungibili: di aerei kamikaze ne sforna 300-350 ogni mese; produce fino a 130 missili con gittata da 350 chilometri e fino a 115 a corto raggio; nel 2023 ha stoccato 3,5 milioni di munizioni, che quest’anno dovrebbero salire a 4; sul campo, l’Armata ne spara 10.000 al giorno. E il Cremlino non è isolato: armamenti gli arrivano dalla Corea del Nord (anche se le spedizioni si sarebbero interrotte) e, con ogni probabilità, dalla Cina. La capacità di aggirare le sanzioni, ormai una specialità russa, fa il resto. Al contrario, se dovessero mantenere la promessa di bandire l’import di alluminio da Mosca, gli europei, come ha chiarito ieri Bloomberg, dovranno fare a gara con gli americani per procurarselo in Medio Oriente. Con un’inevitabile impennata dei prezzi, che minaccia di avere un impatto sulla filiera dall’auto elettrica, ghiotta di quel materiale. Sarebbe la mazzata definitiva sulla transizione ecologica. O meglio, sui contribuenti: dal salasso al dissanguamento integrale.L’accelerazione sulla consegna dei proiettili arriva proprio mentre montano nuove preoccupazioni per gli approvvigionamenti di gas.Domenica, le agenzie avevano citato una carta interna alla Commissione, nella quale si ricorda la scadenza, nel 2024, del patto sul transito del metano che coinvolge Russia e Ucraina, dalla quale passa anche quello destinato all’Italia. Ieri, il ministro dell’Energia della Repubblica ceca, Jozef Sikela, a margine del Consiglio Ue, ha ribadito che, «per la prossima stagione invernale, dobbiamo essere preparati a possibili interruzioni» dei flussi. Pertanto, «dobbiamo aumentare gli investimenti negli impianti in Germania».Si potrebbe supporre che Zelensky stia sfruttando questa leva, pur di farsi spedire tutti i mezzi di cui ritiene di aver bisogno per reggere l’urto dell’aggressore. Peccato soltanto che l’accordo sia trilaterale. L’Unione, in sostanza, ne è parte attiva. E due settimane fa, il commissario Kadri Simson, in audizione all’Europarlamento, aveva annunciato che Bruxelles non ha alcun interesse a rinnovarlo, avendo individuato «soluzioni alternative», essendo gli stoccaggi pieni al 66% ed essendo scese le quote russe sotto al 20%. Evidentemente, non siamo così pronti. Ma se davvero abbiamo intenzione di mandare truppe al fronte, perché stupirsi se siamo anche disposti a rimanere senza gas?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.