2022-03-22
Italia in campo tra gufi e infortunati. Lo spareggio mondiale parte in salita
Giovedì gli azzurri di Roberto Mancini affrontano la Macedonia con la difesa improvvisata, Donnarumma in crisi e i fantasmi di Barella, Jorginho e Verratti. Poi, se va bene, rischiamo di trovare il Portogallo di Cristiano Ronaldo.«Gufi e gufetti stanno appollaiati». Scherzava fino a un certo punto il presidente federale Gabriele Gravina, quando qualche giorno fa indicava rischi e scaramanzie della settimana della vita. Roberto Mancini non li vede, guarda oltre, prepara «la squadra più utile per andare al mondiale e provare a vincerlo». Il Qatar è ancora lontano, i campioni d’Europa si sono complicati la vita in partite a ostacoli e adesso si trovano davanti alle due ultime asperità nei playoff da dentro o fuori; la prima dovrebbe essere un cavalcavia (giovedì sera a Palermo contro la Macedonia del Nord), la seconda un Monte Bianco (martedì prossimo a Lisbona contro Cristiano Ronaldo, sempre che superi la Turchia). Sarebbe la sfida del destino.È un’Italia che vuole tornare a ruggire, a produrre entusiasmo e ad aprirsi il varco per rientrare nel club che le spetta di diritto. Per questo il ct non intende farsi travolgere dalle paure e dalle penombre; un secondo fallimento consecutivo sulla via del mondiale sarebbe una bocciatura strutturale del sistema calcio, la terza industria del Paese con 3,7 miliardi di fatturato. Nel caso più malaugurato, Gravina ha già fatto sapere che non si dimetterebbe ma è improbabile che Mancini resti; al suo posto è pronto Fabio Cannavaro. Nessuno vuole neppure pensarci, giusto così. Da Wembley a Palermo l’Italia ha vissuto otto mesi complicati tra infortuni, cali di tensione e involuzioni tattiche, ma il gruppo rimane solido e Mancini ci crede. «Avremo pochissimo tempo per allenarci e per provare cose nuove, avevo bisogno di certezze e guardando i volti di chi ha trionfato l’estate scorsa in Europa le ho ritrovate». Fra gli «utili» c’è soprattutto Domenico Berardi, che sta disputando una stagione spaziale nel Sassuolo, l’ennesima di un ragazzo con una dimensione provinciale e vincente. Ma non c’è Mario Balotelli, il convitato di pietra, colui che ci sperava; il ct preferisce affidarsi alle punte di sempre (Ciro Immobile, Andrea Belotti, Lorenzo Insigne), a João Pedro utilizzabile anche a centrocampo e al giovane ariete Gianluca Scamacca. Se contro la Macedonia sarà fondamentale trovare la via del gol in più sulle ali dell’entusiasmo palermitano (40.000 spettatori, il Barbera è sold-out) contro il Portogallo o la Turchia dovrebbe essere decisiva la difesa. Qui Mancini sospende il giudizio e si gratta la pera: ha più dubbi che certezze. I monumenti juventini (Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini) sembrano pronti ma hanno pochi minuti nelle gambe, i terzini che fecero impazzire mezza Europa in estate non ci sono proprio: Leonardo Spinazzola non è ancora rientrato dall’infortunio al tendine d’Achille, Giovanni Di Lorenzo ha lasciato il ritiro di Coverciano per una distorsione al ginocchio destro. Contro i balcanici giocherà Mattia De Sciglio, mentre i due centrali dovrebbero essere Alessandro Bastoni e Francesco Acerbi, bravi ma non collaudati in azzurro come gli altri. Dietro a loro l’incognita più grande: Gianluigi Donnarumma. Uscito a pezzi dalla Champions league per la papera di Madrid, il portierone sta attraversando una fase molto delicata della sua giovane carriera. Agli Europei fu decisivo, Mancini è convinto che lo sarà anche adesso: «Gigio è sempre meglio averlo dalla tua parte che contro».Così l’Italia si avvicina alle due partite che possono cambiare la storia. Con la volontà, la qualità e la convinzione di chi sa di poter raggiungere ogni obiettivo. E con la necessità di ritrovare alcuni punti fermi come Jorginho (che dopo tre mesi ad alto livello nel Chelsea è calato), Marco Verratti (anch’egli vittima della crisi del Psg), Nicoló Zaniolo, un giorno decisivo e l’altro ai margini del progetto di José Mourinho alla Roma. E soprattutto Nicolò Barella, in questo periodo molto in ombra, quasi il cugino spaesato del guerriero immarcabile del centrocampo dell’Inter scudettata di Antonio Conte. Anche Insigne non sta brillando nel Napoli, ma Mancini confida nel potere taumaturgico della maglia azzurra e nel valore tutt’altro che stellare della squadra macedone.Ben altra consistenza avrà il Portogallo, se arriveremo eventualmente ad affrontarlo martedì prossimo. João Cancelo, Bernardo Silva, Diogo Jota, Bruno Fernandes, Danilo Pereira, João Moutinho costituiscono l’ossatura di una nazionale di valore, con Cr7 determinato a giocare il suo ultimo mondiale. Lo sguardo di Mancini non arriva ancora fino là, si ferma a giovedì sera. «Ora c’è la Macedonia, testa a loro. La mia squadra ha raggiunto certi risultati perché ha saputo partire dalla base e dalle certezze del gioco. Dunque dovremo cercare di giocare bene, come abbiamo sempre fatto, sapendo che tutto ciò che è arrivato l’estate scorsa - quando non ci credeva nessuno - non è arrivato per caso. Il nostro obiettivo è andare al mondiale per provare a vincerlo. E per avere questa chance dobbiamo portare a casa due partite adesso. Ci sarà da soffrire ma altri discorsi non servono». Alla larga i gufi.
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