2021-03-06
Quasi tutta l’Italia finisce in semi lockdown
Da lunedì la Campania diventa rossa. Piemonte e Lombardia nella fascia intermedia, ma «rafforzata». Veneto arancione. Solo Sicilia, Lazio, Liguria e Val d'Aosta restano gialle. Silvio Brusaferro: «Contagi soprattutto in famiglia», ma si chiudono scuole e locali.Ciack si cambia. Le Regioni passano a colori più scuri, in tinta con la cupezza dei dati forniti dalla Cabina di regia. «Si osserva un forte aumento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione», spiega il report, con un indice Rt medio nazionale che ha raggiunto quota 1,06 (la scorsa settimana era a 0,99). Lunedì diventeranno arancioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, rossa la Campania. La retrocessione, da una zona gialla, in Friuli è dovuta «al repentino e vistoso aumento dei contagi», informava ieri il governatore, Massimiliano Fedriga. Anche il presidente Luca Zaia anticipava le ordinanze firmate poi in serata dal ministro della Salute, Roberto Speranza. «Siamo in arancione», ha detto nella consueta conferenza stampa. Per poi avvertire: «Dobbiamo evitare ogni forma di assembramento, e non mi si venga a dire che alcuni assembramenti sono “utili per vivere"», tuonava, ricordando a tutti i veneti che «siamo di fronte a una variante che è dal 43% al 100% più contagiosa. Il contatto col virus quotidiano ce l'abbiamo tutti, evitiamo di metterci sotto “l'effetto doccia"». Il passaggio del Veneto in zona arancione non comporterà chiusure delle scuole, «ma valuteremo i parametri fino in fondo» ha precisato Zaia. La Lombardia rimane in arancione rafforzato fino al 14 marzo, «con eventuale proroga sulla base dell'evoluzione del contesto epidemiologico», come disposto dal presidente Attilio Fontana. La Regione ha parametri da zona arancione «ma con la raccomandazione di adottare il massimo livello di mitigazione. Un'iniziativa da me già adottata», ha spiegato il governatore, «inserendo oltre alla chiusura delle scuole anche altre restrizioni, come le visite a parenti amici, lo spostamento verso le seconde case e le situazioni che generano rischi di assembramento». Il Piemonte continua in zona arancione, però rafforzandolo «con le misure previste per la scuola», ha dichiarato il presidente Alberto Cirio, «ovvero didattica a distanza anche per materne ed elementari in 20 distretti su 38». Da oggi nella Regione è vietato l'utilizzo delle zone attrezzate per gioco e sport, come ad esempio scivoli, altalene anche all'interno di parchi e giardini pubblici. Solo chi ha disabilità potrà muoversi in questi spazi. E per i ristoranti c'è una «forte raccomandazione» di preferire la consegna a domicilio rispetto all'asporto. L'Emilia Romagna, classificata ad alto rischio con un indice Rt a 1,13 e un'incidenza di 342,08 casi a settimana per 100.000 abitanti, resta in arancione ma con differenti restrizioni tra le province. Ieri la Regione ha registrato un record assoluto di nuovi contagi giornalieri da inizio pandemia: 3.246 rilevati da 42.699 tamponi effettuati. Senza una risposta veloce «rischiamo di essere travolti», aveva dichiarato il governatore Stefano Bonaccini. Proseguono in arancione anche l'Umbria e la Toscana, nelle Marche da lunedì saranno rosse le province di Ancona e Macerata, mentre la Liguria è confermata in zona gialla come Sicilia, Valle d'Aosta e Lazio, quest'ultima con zone con più limitazioni. Se la Sardegna resta bianca e impone test o quarantena per gli arrivi, la Campania diventerà rossa «perché il livello di contagio non si può più reggere», ha detto il governatore, Vincenzo De Luca che aveva chiesto la retrocessione alla Cabina di regia. «Si sono registrati nei nostri territori livelli di contagio enormi nel mondo della scuola», ha tenuto a sottolineare, «è evidente che bisogna prendere misure eccezionali». Per poi aggiungere: «Da oltre una settimana registriamo sui 2.500 nuovi positivi al giorno, che significa che dovremo fare il tracciamento dei contatti per almeno 25.000 persone». Condizione definita dal governatore campano «impossibile». Scuole chiuse in Calabria a partire da lunedì e per due settimane per decisione del presidente della Regione, Nino Spirlì. Il territorio è a rischio moderato, l'indice di trasmissione in calo, intanto è stata sospesa la didattica in presenza in tutte le scuole di ordine e grado e nelle università. «La curva segnala una ricrescita dei casi in Italia», spiegava in conferenza stampa il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, comunicando che «il contagio in questo momento avviene soprattutto a livello familiare. Questo è un elemento importante». Se il virus risulta più aggressivo tra le pareti domestiche, non si comprende allora perché si chiudano ancora una volta scuole e ristoranti.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)