2024-02-04
Aerei, lavoro, commerci: l’Italia chiama Tokyo
Il premier giapponese Fumio Kishida e Giorgia Meloni (Ansa)
Oggi inizia la missione di Giorgia Meloni in Giappone. Al centro, oltre al G7, la conferma del programma per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione e l’accordo sui dipendenti stranieri temporanei. Contributi rilevanti al traino esterno della nostra crescita.Il premier italiano Giorgia Meloni è in volo per Tokyo. La visita è finalizzata al passaggio di consegne tra Giappone e Italia per la presidenza di turno del G7 con lo scopo di armonizzare l’agenda tematica del primo con quella della seconda. Le presidenze del G7 danno alla nazione in carica non un potere di indirizzo geopolitico, ma uno di «agenda» (concordato) che comunque ha peso. Ci sarà tempo per vedere lo sviluppo di quello italiano - concentrato su Africa e Intelligenza artificiale - nella sessione estiva in Puglia, ma ora chi scrive è interessato a valutare il potenziale del bilaterale tra Giappone e Italia: è una visita non breve quella di Meloni a Fumio Kishida, premier nipponico ora in carica, e ciò fa intendere che ci sarà spazio per rifinire il già forte partenariato. Nel libro Italia globale (Rubbettino, 2023) chi scrive individuò la relazione con il Giappone come «punto di fissazione del compasso» per la sua proiezione geopolitica e geoeconomica nel Pacifico, con benefici entro un rapporto di reciproca utilità.Il primo tema è la conferma con dettagli del già avviato Global combat air programme (Gcap) basato sulla collaborazione alla pari (33% ciascuno) di Italia, Giappone e Regno Unito: si tratta di una piattaforma aerea di sesta generazione con capacità ipertecnologiche da costruirsi entro il 2035 dalla cooperazione tra Leonardo, Mitsubishi Heavy Industries e Bae systems come aziende capofila, più Rolls Royce (motori aerei), Mbda Uk, Elettronica, ecc. L’attesa è di molteplici tecnologie innovative che, degradate dal livello militare, saranno in certa parte trasferibili all’industria civile delle tre nazioni, futurizzandola. Manca qualcosa per la rifinitura? Alcuni dettagli importanti che permettano all’industria italiana di andare oltre l’offerta della pur importante costruzione del corpo metallico partecipando attivamente al cuore elettronico del sistema. Fatto di capacità tecnica, ma anche di compromesso politico: le sensazioni sono buone, ma serve una conferma. Poi ci sarà il tema geopolitico di a chi vendere il prodotto e con quale «gradazione». La Svezia, ora nella Nato, dovrebbe rientrare nel programma di cui originariamente era partner: Roma e Londra avrebbero interesse e potenziale per spingere, qualora il Giappone non percepisse il rischio di un ritardo realizzativo. Altre vendite? Ci sarà collaborazione (standard Nato e link satellitari comuni) con l’America, ma anche competizione con la sua nuova generazione di piattaforme aeree. Da capire. Per farlo chi scrive è andato a vedere l’accordo bilaterale di libero scambio tra Giappone e America, trovando sottolineato in un documento laterale che Tokyo ha preteso e ottenuto che l’America mai più avrebbe minacciato dazi contro il Giappone, come successo durante l’amministrazione Trump, questione poi risolta da quella amministrazione stessa. È a causa di questo brivido nel passato che il Giappone vuole un sesta generazione di cui sia parte primaria? L’Italia non fu contenta quando l’America non aprì la «scatolina» che era il cuore di connettività dell’F-35 pur essendo costruttrice (a Cameri) dello stesso. Temi molto riservati, forse già risolti. Ma il fatto che Giappone, Italia e Regno Unito collaborino per un sistema di superiorità non direttamente (indirettamente sì) condizionabile dall’America sollecita la curiosità. Può anche essere che l’America abbia lasciato più spazio agli alleati per averne la collaborazione o che lo abbia fatto perché sta già preparando un sistema aereo iper di settima generazione. Vedremo, in particolare per le ricadute sull’industria civile. Al momento, l’accordo per cui piloti britannici e giapponesi si addestreranno in una base dell’Aeronautica italiana in Sardegna è un’ottima premessa per la convergenza tra Nato e alleanze compatibili nel Pacifico. Altri temi del bilaterale Italia - Giappone sono di massimo rilievo. Nell’aprile 2024 sarà finalmente operativo l’accordo per cui lavoratori temporanei italiani in Giappone e giapponesi in Italia potranno evitare la doppia contribuzione fiscale (per 5 anni), stimolando così l’aumento delle presenze reciproche. L’accordo di libero scambio tra Ue e Giappone sta favorendo l’export italiano: una spinta bilaterale potrebbe portarlo dagli 8-10 miliardi potenziali a una tendenza verso i 15, considerando che il mercato nipponico è quello più attento alla qualità nel mondo. I dati pre-pandemici mostrano più di un milione di turisti giapponesi in Italia: tale presenza va ripristinata e aumentata da facilitazioni. In Italia vivono circa 8.000 cittadini giapponesi, circa 6.000 italiani in Giappone. Questi numeri consigliano una migliore connettività tra le due nazioni. Anche perché gli investimenti diretti nipponici in Italia sono attorno ai 4 miliardi e quelli di aziende italiane in Giappone sono di circa 3: questo ciclo di capitale va moltiplicato. In sintesi, il partenariato bilaterale con il Giappone non ha solo un significato geopolitico di utilità, ma anche uno di contributo rilevante al traino esterno della crescita economica italiana.Tornando al G7, chi scrive propose nel lontano 1996 agli industriali e politici giapponesi che stavano valutando in un seminario a Tokyo, organizzato dal quotidiano Yomiuri Shimbun, se fosse opportuno convergere con la Cina emergente o restare con l’alleanza occidentale, di pensare ad un mercato integrato del G7 stesso: lo Yomiuri pubblicò la proposta in prima. Il Giappone ha scelto l’alleanza delle democrazie, ma questa va rafforzata come organizzazione economica strutturata. Forse l’Italia potrebbe stimolare nuove attenzioni sul tema. www.carlopelanda.com
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.