Il premier giapponese Fumio Kishida e Giorgia Meloni (Ansa)
Oggi inizia la missione di Giorgia Meloni in Giappone. Al centro, oltre al G7, la conferma del programma per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione e l’accordo sui dipendenti stranieri temporanei. Contributi rilevanti al traino esterno della nostra crescita.
Il premier italiano Giorgia Meloni è in volo per Tokyo. La visita è finalizzata al passaggio di consegne tra Giappone e Italia per la presidenza di turno del G7 con lo scopo di armonizzare l’agenda tematica del primo con quella della seconda. Le presidenze del G7 danno alla nazione in carica non un potere di indirizzo geopolitico, ma uno di «agenda» (concordato) che comunque ha peso. Ci sarà tempo per vedere lo sviluppo di quello italiano - concentrato su Africa e Intelligenza artificiale - nella sessione estiva in Puglia, ma ora chi scrive è interessato a valutare il potenziale del bilaterale tra Giappone e Italia: è una visita non breve quella di Meloni a Fumio Kishida, premier nipponico ora in carica, e ciò fa intendere che ci sarà spazio per rifinire il già forte partenariato. Nel libro Italia globale (Rubbettino, 2023) chi scrive individuò la relazione con il Giappone come «punto di fissazione del compasso» per la sua proiezione geopolitica e geoeconomica nel Pacifico, con benefici entro un rapporto di reciproca utilità.
Il primo tema è la conferma con dettagli del già avviato Global combat air programme (Gcap) basato sulla collaborazione alla pari (33% ciascuno) di Italia, Giappone e Regno Unito: si tratta di una piattaforma aerea di sesta generazione con capacità ipertecnologiche da costruirsi entro il 2035 dalla cooperazione tra Leonardo, Mitsubishi Heavy Industries e Bae systems come aziende capofila, più Rolls Royce (motori aerei), Mbda Uk, Elettronica, ecc. L’attesa è di molteplici tecnologie innovative che, degradate dal livello militare, saranno in certa parte trasferibili all’industria civile delle tre nazioni, futurizzandola. Manca qualcosa per la rifinitura? Alcuni dettagli importanti che permettano all’industria italiana di andare oltre l’offerta della pur importante costruzione del corpo metallico partecipando attivamente al cuore elettronico del sistema. Fatto di capacità tecnica, ma anche di compromesso politico: le sensazioni sono buone, ma serve una conferma. Poi ci sarà il tema geopolitico di a chi vendere il prodotto e con quale «gradazione».
La Svezia, ora nella Nato, dovrebbe rientrare nel programma di cui originariamente era partner: Roma e Londra avrebbero interesse e potenziale per spingere, qualora il Giappone non percepisse il rischio di un ritardo realizzativo. Altre vendite? Ci sarà collaborazione (standard Nato e link satellitari comuni) con l’America, ma anche competizione con la sua nuova generazione di piattaforme aeree. Da capire.
Per farlo chi scrive è andato a vedere l’accordo bilaterale di libero scambio tra Giappone e America, trovando sottolineato in un documento laterale che Tokyo ha preteso e ottenuto che l’America mai più avrebbe minacciato dazi contro il Giappone, come successo durante l’amministrazione Trump, questione poi risolta da quella amministrazione stessa.
È a causa di questo brivido nel passato che il Giappone vuole un sesta generazione di cui sia parte primaria? L’Italia non fu contenta quando l’America non aprì la «scatolina» che era il cuore di connettività dell’F-35 pur essendo costruttrice (a Cameri) dello stesso. Temi molto riservati, forse già risolti. Ma il fatto che Giappone, Italia e Regno Unito collaborino per un sistema di superiorità non direttamente (indirettamente sì) condizionabile dall’America sollecita la curiosità. Può anche essere che l’America abbia lasciato più spazio agli alleati per averne la collaborazione o che lo abbia fatto perché sta già preparando un sistema aereo iper di settima generazione. Vedremo, in particolare per le ricadute sull’industria civile. Al momento, l’accordo per cui piloti britannici e giapponesi si addestreranno in una base dell’Aeronautica italiana in Sardegna è un’ottima premessa per la convergenza tra Nato e alleanze compatibili nel Pacifico.
Altri temi del bilaterale Italia - Giappone sono di massimo rilievo. Nell’aprile 2024 sarà finalmente operativo l’accordo per cui lavoratori temporanei italiani in Giappone e giapponesi in Italia potranno evitare la doppia contribuzione fiscale (per 5 anni), stimolando così l’aumento delle presenze reciproche. L’accordo di libero scambio tra Ue e Giappone sta favorendo l’export italiano: una spinta bilaterale potrebbe portarlo dagli 8-10 miliardi potenziali a una tendenza verso i 15, considerando che il mercato nipponico è quello più attento alla qualità nel mondo. I dati pre-pandemici mostrano più di un milione di turisti giapponesi in Italia: tale presenza va ripristinata e aumentata da facilitazioni. In Italia vivono circa 8.000 cittadini giapponesi, circa 6.000 italiani in Giappone. Questi numeri consigliano una migliore connettività tra le due nazioni. Anche perché gli investimenti diretti nipponici in Italia sono attorno ai 4 miliardi e quelli di aziende italiane in Giappone sono di circa 3: questo ciclo di capitale va moltiplicato. In sintesi, il partenariato bilaterale con il Giappone non ha solo un significato geopolitico di utilità, ma anche uno di contributo rilevante al traino esterno della crescita economica italiana.
Tornando al G7, chi scrive propose nel lontano 1996 agli industriali e politici giapponesi che stavano valutando in un seminario a Tokyo, organizzato dal quotidiano Yomiuri Shimbun, se fosse opportuno convergere con la Cina emergente o restare con l’alleanza occidentale, di pensare ad un mercato integrato del G7 stesso: lo Yomiuri pubblicò la proposta in prima. Il Giappone ha scelto l’alleanza delle democrazie, ma questa va rafforzata come organizzazione economica strutturata. Forse l’Italia potrebbe stimolare nuove attenzioni sul tema.
Difesa e investimenti al centro dell’incontro di Roma con il premier nipponico Fumio Kishida.
La visita a Roma martedì prossimo del premier nipponico Fumio Kishida avviene nel contesto della presidenza di turno del Giappone del G7 per il 2023 che implica consultazioni con gli altri partner, considerando che nel 2024 tale ruolo toccherà all’Italia. Ma non sarà solo una visita di routine perché il Giappone ha da poco formalizzato una discontinuità nella postura politica, per altro precorsa informalmente da Shinzo Abe nel recente passato: l’aumento fino al 2% del Pil della spesa militare per finanziare un deterrente militare proiettivo al posto di una pur robusta postura esclusivamente difensiva (1% del Pil) contro la minaccia cinese e nordcoreana nella regione, con enfasi sulla difesa di Taiwan come punto cardine della dottrina nipponica ed alleata per «un Indo-pacifico libero e stabile».
Tale svolta ha portato Tokyo a partecipare al consorzio anglo-italiano del sistema aereo di superiorità di sesta generazione Tempest integrandolo con il proprio F-X, ora il nuovo consorzio ribattezzato Gcap (Programma di combattimento aereo globale), per inciso in attesa che la Svezia, inizialmente ingaggiata nel Tempest, partecipi o meno.
L’evoluzione di questa piattaforma tecnologica anglo-nippo-italiana sarà certamente parte dei colloqui bilaterali, probabilmente in una direzione di rafforzamento entro la dottrina statunitense di «deterrenza integrata» e quella di «Nato globale» che punta più del passato all’ingaggio degli alleati concedendo loro anche uno spazio per gli armamenti di superiorità globale, di fatto concorrenza per l’industria militare statunitense, ma con mantenimento comunque del vantaggio americano sul piano degli standard di interoperabilità, per esempio reti di controllo totale di un teatro di conflitto potenziale o attuale, dei diversi arsenali alleati. Ovviamente tale «concessione» statunitense è indirizzata verso gli alleati più affidabili e convergenti, criterio che al momento lascia fuori Parigi per la sua volontà di perseguire un’autonomia europea semidivergente e Berlino che, pur con riluttanza e molti distinguo, ha dovuto seguirla confermando la costruzione di un concorrente Fcas (Sistema di combattimento aereo futuro) al programma Gcap, ma che appare di tecnoqualità potenziale inferiore al Gcap stesso e non predisposto al salto verso la settima generazione di superiorità che implica necessariamente un aggancio sistemico ad armamenti statunitensi già in sperimentazione o forse in uso, per esempio piattaforme portatrici di armi ad energia.
Materia complessa, ma una riflessione preliminare è già possibile: a Roma conviene che il triangolo tecnologico militare Gcap con Londra e Tokyo (con capofila le aziende Bae, Mitsubishi e Leonardo) venga consolidato in esclusività, cioè come nucleo principale, pur aperta ad altri partner o clienti selezionati, scelta non solo importante per le ricadute competitive sull’industria in generale, ma anche per le implicazioni geopolitiche. Per esempio, la Germania non è ancora in grado di garantire, in particolare agli occhi di Tokyo, un ingaggio anticinese nell’Indopacifico. La Francia sta cercando di diventare credibile in materia, ma ha una strada lunga per riuscirci. Il Regno Unito è credibile ed evidentemente l’Italia è ritenuta tale nonostante l’irriflessiva sigla del trattato di partecipazione alla Via della Seta che, pur ora di fatto cancellato, è ancora formalmente attivo (urgente ridimensionarlo).
Ciò porta alla riflessione su quali benefici e costi avrebbe l’Italia nell’incardinarsi in una Nato globale con partecipazione alla missione di presidio dell’Indo-Pacifico. La connessione di sicurezza tra Mediterraneo e Pacifico sotto ombrello americano, ma con certa capacità autonoma, certamente favorirebbe, sul lato della sicurezza e credibilità, la penetrazione italiana in Africa con «metodo italiano», cioè rassicurante, rispettoso e contributivo, diversamente da quello quasi-coloniale francese (infatti in ritirata) e, per inciso, quello imperiale della Cina (che trova sempre più dissensi). Una prima riflessione di partenariato con il Giappone per l’area africana avrebbe senso, anche se Tokyo ha l’interesse primario a migliorare le relazioni con tutta l’Ue oltre che a cementare quelle con l’America. Ma nel momento in cui la Cina reagirà con probabili restrizioni all’export nipponico a seguito del riarmo, Tokyo avrà interesse a spingersi in nuovi mercati con un partner privilegiato dotato di metodo moderno e bandiera ben vista da (quasi) tutti nel mondo, considerando che anche l’America si sta reingaggiando in Africa. Costi: tensioni maggiori con la Cina, forse pressione dell’Ue, cioè di Francia e Germania, sull’Italia affinché non si muova unilateralmente in Africa e rischi di intrappolamento in conflitti locali.
È ovvio che con la Cina ormai la relazione va portata verso i minimi dai massimi, con l’Ue gli eventuali problemi sono gestibili, la massima attenzione va invece a un percorso di relazioni africane che eviti le turbolenze principali in atto. Saltando parecchi passaggi, un approdo reciproco per la flotta giapponese e quella italiana in Italia e in Giappone, aiuterebbe. La costruzione in comune di quattro portaerei di più, sondando Londra per partecipazioni, di più. Una collaborazione per la costruzione del nuovo arsenale missilistico nipponico ancor di più. Il senso di questi cenni è che Italia e Giappone hanno vantaggi comuni nell’approfondire la cooperazione bilaterale a livello militare, industriale e delle nuove tecnologie, anche spaziali, nonché commerciali entro una convergenza G7 e sotto ombrello americano: quindi si esplorino estensioni della già buona relazione.
In settimana la visita del premier nipponico a Mario Draghi. Un’occasione per il nostro Paese per avviare una solida cooperazione industriale e militare in chiave anti Pechino.
Il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, in settimana visiterà Roma, per poi proseguire verso Londra. Da sempre chi scrive - in particolare dal 1988/90 quando lavorò con un ambasciatore del Giappone in un progetto Onu, apprendendo il modus operandi sottile e spesso non intuitivo del Sol levante - dà attenzione a Tokyo come grande, pur silenzioso, soggetto globale di geopolitica economica. L’agenda ufficiale della visita riguarda la maggiore attenzione dell’Ue verso l’Indo-Pacifico, considerando che Ue e Giappone hanno siglato un trattato di libero scambio che ha avvantaggiato più di altri l’export italiano, sulla scia di una recente visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Tokyo che ha fatto piacere al governo giapponese perché, andando prima lì, ha segnalato una tendenza della Germania a ridurre la dipendenza economica dalla Cina e a puntare di più sull’area del Pacifico non cinesizzata. Per inciso, la Germania da tempo sta cercando relazioni in India perché sia vede Pechino diventare sempre più un concorrente non molto leale sia prevede - pur in frizione con una parte della grande industria tedesca intrappolata nella Cina continentale - che nel prossimo futuro vi sarà nel globo un mercato delle democrazie e nazioni compatibili contrapposto al blocco sinorusso. Infatti Scholz usa il termine «globalizzazione intelligente», che appare ambiguo, ma che chi scrive interpreta come costruzione di un «mercato globale delle democrazie» nel processo di «deglobalizzazione conflittuale e riglobalizzazione selettiva» - titolo di un programma di ricerca dello scrivente dal 2013 - con una sfumatura di autonomia dal potere statunitense.
Più chiaramente: Berlino, ex impero, ma con ancora un pensiero imperiale, punta ad una collaborazione con l’America sì leale e solida, ma non come vassallo. Uguale è la posizione del Giappone, anch’esso ex impero, ma con un pensiero imperiale intatto che, similmente alla Germania, ha spostato dalle armi all’economia la propria proiezione di potenza nel mondo. Chi scrive ha annotato che nel testo di un accordo bilaterale siglato da Stati Uniti e Giappone, all’epoca di Donald Trump e dopo che questi aveva tolto gli Stati Uniti dall’accordo economico multilaterale nel Pacifico tra 12 nazioni (Tpp), promosso da Barack Obama, Tokyo ha preteso e ottenuto che mai più l’America si sarebbe permessa di imporle dazi per scopi dissuasivi. Determinati i nipponici!
Tornando a Roma, quale potrà essere il dialogo con Tokyo? Kishida è stato per molto tempo ministro degli Esteri e probabilmente questa specializzazione indirizzerà i colloqui. Forse (chi scrive immagina senza avere info specifiche) da parte nipponica vi saranno due espressioni di cortesia verso Mario Draghi. La prima potrebbe essere un compiacimento/ringraziamento per il fatto che Draghi abbia ricollocato solidamente l’Italia in una linea convergente con l’alleanza delle democrazie dopo la sbandata filocinese promossa dal M5s e da alcuni elementi del Pe e l’adesione incauta alla Via della seta, ora cancellata di fatto. La seconda, forse, riguarderà un aggiornamento privilegiato sui negoziati in corso tra America e otto nazioni dell’Indo-Pacifico per creare l’Ipef (Indo-Pacific Economic Framework) dove l’America è in difficoltà perché gli alleati di quel mondo le chiedono più accessi commerciali al mercato interno, mentre Washington è riluttante.
Nello stile sottile di dare informazioni per riceverne, non è escluso che il giapponese chieda a Draghi che posizione terrà nella sua prossima visita di metà maggio a Joe Biden.
La Ue ha lo stesso problema, perfino più pressante, con l’America: dare una base economica all’alleanza militare per compensare la perdita del mercato russo e la minore permeabilità prospettica di quello cinese, nonché una maggiore presenza negli accordi Ifep. Forse sarà prematuro parlarne, ma vi sarà un richiamo a più intense relazioni bilaterali dove questi temi saranno necessariamente in agenda.
Alcuni analisti ipotizzano che Kishida voglia capire da Draghi, guardandolo negli occhi,quale potrà essere l’indirizzo della nuova maggioranza nel 2023 - probabilmente senza di lui, ma forse no - temendo che il partito filocinese riprenda forza. Solo ipotesi, ma il problema è vero, non avendo ancora Roma bonificato del tutto il sistema da agenti di influenza russa e cinese nei partiti. Ma potrebbe esserci altro, più riservato: il Giappone è il vero protettore di Taiwan nel mondo e potrebbe spingere per un intreccio delle sue aziende di chip con il complesso industriale europeo, a partire dall’Italia che sta espandendo il settore, includendo anche gruppi nipponici. Il tema potrebbe essere un capitolo della cooperazione industriale in generale tra Giappone e Italia, attualmente minore del potenziale dei reciproci interessi, in particolare, pensiero soggettivo dello scrivente, nel settore dell’industria militare. Poi Kishida volerà a Londra che ha appena invocato una Nato globale. Chi scrive trova l’idea molto sensata, perché per gli europei sarebbe un modo per entrare nell’Indo-Pacifico offrendo non solo sicurezza, ma anche un mercato ampio e per le democrazie del Pacifico stesso, un incentivo in più a formare un complesso globale. Ma l’America potrebbe non vedere bene la convergenza tra alleati europei e del Pacifico, temendo un effetto condizionante sull’America stessa. Tuttavia, nessuno metterebbe in discussione la leadership statunitense e anche Washington dovrà capire prima o poi che per mantenerla dovrà aprirsi a condivisioni.
In questo gioco futuro chi scrive vorrebbe vedere una Roma attiva ed estroversa e non passiva e globotimida.
Nella seconda fase del pacchetto per affrontare la crisi da Covid 19, non appena l'ondata del virus si sarà attenuata, verranno attivate misure di incoraggiamento ai consumi, in particolare nel settore dei viaggi e del turismo.
I giapponesi «resuscitano» Amabie, la creatura soprannaturale che sconfigge le pandemie. L'ultima volta era apparsa nel periodo Edo per sconfiggere la peste. Per i meno credenti, invece, ecco Quaran: la mascotte ufficiale della quarantena realizzata dal ministero della Salute nipponico.
Dai musei cittandini all'icrocio si Shibuya passando per un tour tra i più bei sakura del Paese. Per chi ha dovuto cancellare il proprio viaggio ecco un elenco di luoghi da visitare direttamente da casa.
L'emiliano Marco Ferrari vive dal 2005 a Osaka. È il primo italiano ad aver fondato un'agenzia di viaggi in Giappone. Con le attività ferme a causa della chiusura delle frontiere continua a far sognare il Sol Levante agli italiani attraverso i suoi social.
Olimpiadi a rischio anche nel 2021. Il presidente del Cio, Thomas Bach, boccia l'ipotesi di un ulteriore rinvio al 2022: «Impensabile. I Giochi non si possono spostare ancora».
Lo speciale comprende cinque articoli, video esclusivi e gallery fotografiche.
Quasi un trilione di dollari. Cifra impressionante: tradotta in modo meno criptico, è un uno seguito ben dodici zeri, mille miliardi, la metà del Pil annuale italiano. È quanto il Giappone ha deciso di stanziare (naturalmente in yen, ma per comodità useremo il riferimento al dollaro) per famiglie e imprese come risposta-choc all'emergenza Coronavirus, il più grande pacchetto di stimolo mai pensato e realizzato nella storia economica giapponese.
In particolare, a ciascuna famiglia il cui reddito sia sceso a causa della crisi andrà l'equivalente di 2.750 dollari. L'annuncio (insieme con il poderoso stanziamento) è venuto la scorsa settimana dal governo: ora sono in corso di definizione i criteri di assegnazione. Stanziamenti ulteriori sono previsti in generale per le famiglie con bambini, mentre in particolare per le famiglie con più bimbi, che già ricevono assegni e indennità (che in genere si aggirano sui 100 dollari mensili per ciascun bimbo sotto i 15 anni di età), saranno previsti una sola volta ulteriori 100 dollari per ogni figlio.
Quanto alle microimprese, andranno (non in prestito, ma come sussidio) l'equivalente di 18.000 dollari, più un consistente rinvio delle scadenze fiscali (solo quest'ultima voce avrà una "cubatura" superiore ai 200 miliardi di dollari, mentre per il cash alle famiglie lo stanziamento – a sua volta enorme – è circa equivalente alla metà, 100 miliardi di dollari). Alle imprese sarà in particolare richiesto, come contropartita, di non licenziare, e quindi di mantenere positivamente basso il livello di disoccupazione nel Paese. Questo per ciò che riguarda la primissima fase di emergenza.
Scatterà poi una seconda fase del pacchetto di stimolo, non appena l'ondata del virus si sarà attenuata, e che si concretizzerà in un incoraggiamento ai consumi, in particolare nel settore dei viaggi e del turismo. Sarà un'operazione di massa, con coupon di valore assai elevato (fino a 180 dollari a notte) per chi farà prenotazioni attraverso agenti di viaggio, e altre forme di incoraggiamento per chi prenoterà online. Il comparto turistico – va detto – è stato particolarmente colpito dal Coronavirus, con già 42 aziende fallite dopo l'inevitabile decisione di chiudere i confini e le conseguenti cancellazioni. Naturalmente, per questo secondo pacchetto, è incerta la tempistica: il governo vuole fare di tutto per evitare seconde ondate del virus, con i relativi effetti sanitari ed economici.
Va considerato che, oltre al turismo, è stato massicciamente colpito anche l'export giapponese, e un'altra dura mazzata (insieme economica, di immagine e psicologica) è stata rappresentata dal rinvio delle attesissime Olimpiadi.
C'è anche un aspetto di geopolitica nel complesso delle misure annunciate da Tokyo: l'equivalente di 2 miliardi di dollari sono stati infatti specificamente destinati alle aziende che avevano delocalizzato in Cina e che decideranno di riportare le produzioni in Giappone.
Conclusivamente, va detto che l'obiettivo complessivo del pacchetto di stimolo è quello di evitare che la recessione abbia i ben noti caratteri "a L" (quelli per cui il Pil crolla e resta a terra molto a lungo), ma abbia un più rassicurante andamento "a V": una rapida discesa seguita però da una risalita altrettanto veloce.
Un'ultima ma decisiva notazione: tutto questo sforzo (a somiglianza di quanto accade in Usa con la Fed e nel Regno Unito con la Bank of England) è reso possibile dal ruolo di una vera banca centrale, la Bank of Japan, che può agire come autentica prestatrice di ultima istanza.
Daniele Capezzone
Daniela Savatteri iStock
I giapponesi «resuscitano» Amabie, la creatura soprannaturale che sconfigge le pandemie
Tra sacro e profano.
In Giappone lo stato di emergenza è stato annunciato solo poche settimane fa. Da fine marzo, però, sui social network è iniziato a comparire Amabie una creatura simile a una sirena con i capelli lunghi, un becco e tre gambe. Secondo la leggenda, nell'Ottocento, lo yokai (un qualche cosa simile a uno spettro, a un mostriciattolo, ndr.) apparve al largo delle coste di Kumamoto, in Giappone. Secondo la storia, nella metà di maggio del 1846, un funzionario della città oggi situata sull'isola di Kyushu, scese in mare per indagare sulle segnalazioni di luci incandescenti. Lì incontrò una strana creatura simile a una sirena. «Io sono Amabie che vive nel mare», disse. «Per i prossimi sei anni, ci saranno abbondanti raccolti in tutta la terra, ma ci saranno anche epidemie. Mostra la mia foto alla gente appena puoi». Poi Amabie se ne andò.
La storia circolò sui giornali, divenne una vera e propria leggenda. Amabie venne rappresentata, negli anni a seguire nelle storie del maestro Shigeru Mizuki, fumettista ed esperto di demoni e yokai. Sebbene Mizuki sia morto nel 2015, la sua casa di produzione ha twittato il 17 marzo il suo disegno di Amabie con le parole: “Che l'epidemia moderna scompaia». Questo semplice messaggio ha fatto esplodere su Twitter, Instagram e Facebook due hashtag: #amabiechallenge e #amabieforeveryone. Mentre alcuni utenti, tra cui artisti manga come Mari Okazaki, hanno condiviso dipinti e disegni di Amabie, altri utenti di Twitter sono stati più creativi, pubblicando immagini di ricami, ciotole di udon (spaghetti di grano denso) e cestini da pranzo bento, tutti ispirati dall'apparizione. Alcuni si sono persino travestiti (o hanno agghindato i loro animali domestici) come Amabie e hanno twittato le foto insieme ai loro messaggi di speranza.
Il richiamo al folklore nipponico è stato così forte che ora il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese ha arruolato Amabie per un volantino di sensibilizzazione in cui il demone esorta tutti a «fermare la diffusione dell'infezione».
Per i più giovani e i meno amanti delle storie di fantasmi e spettri giapponesi, il governo ha invece pensato a creare un piccolo supereroe cicciottello che invita tutti a rispettare la quarantena. Quaran, questo il nome della mascotte, è un animaletto (un misto tra un orso e un folletto) con tanto di ali, occhialoni a mascherina e uno scudo per respingere il coronavirus. La sua missione, come ha sottolineato il Ministero della Salute giapponese, sarà quello di essere presente in aree come gli arrivi degli aeroporti del Paese o le stazioni per sensibilizzare il popolo e invitarlo a rispettare le norme governative.
Marianna Baroli
I viaggi diventano virtuali: i sakura si ammirano su Google e i musei si visitano grazie alle tecnologie a 360 gradi
Tra marzo e aprile in Giappone è una vera e propria esplosione della natura. I sakura, ovvero i fiori di ciliegio, sono uno degli spettacoli della natura più apprezzati dai turisti che ogni anno si riversano in ogni angolo del Paese del Sol Levante alla ricerca della fioritura perfetta.
Quest'anno, il governo si è ritrovato costretto a chiudere, in misura cautelativa, fin dalla metà del mese di marzo, ogni tipo di attività o festa correlata alla fioritura. Con l'esplosione della pandemia, sono state migliaia le persone che hanno quindi visto svanire la possibilità di ammirare di persona questo fenomeno che dura di solito poco meno di una decina di giorni.
Per chi non è potuto partire o ha semplicemente nostalgia delle meraviglie del Giappone, una magra consolazione la si trova nella tecnologia.
Google, per esempio, ha inserito su Google Earth, nella collezione Local Guides, il tour virtuale "Cherry Blossoms Around the World" (Fiori di ciliegio in giro per il mondo) per permettere agli utenti di vedere alcuni dei siti di fiori di ciliegio più panoramici. Dieci luoghi selezionatissimi, dagli Stati Uniti alla Corea del Sud partendo, ovviamente, dal Giappone. Il viaggio inizia da dove sono nati i fiori di ciliegio in Giappone, portando direttamente sul vivace lungomare vicino al fiume Meguro a Tokyo. La strada è famosa per essere il punto migliore per godere dei sakura nella capitale giapponese perché permette di camminare sotto 800 alberi coperti di petali rosa. La seconda tappa si questo viaggio è invece pià a Nord, nella città di Miharu dove i cittadini si prendono cura di un ciliegio millenario noto con il nome di Takizakura.
Se invece siete curiosi di vedere come è cambiata la vita nel cuore di Tokyo potete collegarvi, a qualsiasi ora del giorno e della notte, con la webcam puntata sull'incrocio più famoso del mondo: il Shibuya crossing. Noto per le sue strisce pedonali, una delle quali attraversa in diagonale il centro stesso dell'incrocio, è uno dei luoghi più caotici della città. Basti pensare che da qui, si stima, passino ogni giorno circa 2 milioni di persone. Le immagini (che potete osservare anche nel video in diretta in apertura di questo articolo, ndr.) mostrano oggi un'area più tranquilla. Il confronto con le foto che pubblichiamo qui sotto è senza dubbio incredibile.
Per chi avesse voglia di fare una passeggiata, basta accendere il pc e connettersi al sito di Hokuriku X Tokyo: qui è possibile trascorre ore alla scoperta delle bellezze di Tokyo e di Hokuriku, la regione a nord del Giappone, scegliendo tra varie angolature e diverse stagioni. I video panoramici a 360 gradi in realtà virtuale offrono un'esperienza visiva senza precedenti, che trasporta gli utenti tra le strade e gli scorci più belli della capitale del Sol Levante. L'emozione di ammirare la fioritura dei ciliegi da una barca sul fiume Meguro o dal giardino giapponese dell'Hotel New Otani Tokyo è assicurata. Per conoscere un lato più insolito della città, un'altra esperienza immersiva è disponibile QUI, su un portale dedicato alla zona di Tama e alle isole di Tokyo: un traghetto virtuale conduce i viaggiatori all scoperta di un paesaggio tropicale inaspettato, in cui l'intenso blu dell'oceano si unisce a una leggera brezza marina. I video presenti sul sito rappresentano l'evasione perfetta per chi sogna già l'estate.
Per chi vuole invece visitare i musei tokyoti, Google Arts & Culture offre l'opportunità di ammirare le collezioni d'arte di alcuni dei più importanti musei della città, scegliendo tra diverse epoche e correnti artistiche. Tra questi, imperdibili il Tokyo National Museum, il più antico museo del Giappone situato all'interno del suggestivo parco di Ueno, che offre una vasta collezione di opere d'arte e reperti archeologici giapponesi e di altri paesi asiatici e il National Museum of Modern Art, conosciuto anche come MOMAT, che non si rivolge solo agli appassionati di arte, ma offre anche un'immersione nella cultura giapponese. Tra le sue esposizioni si trovano le opere dei principali pittori e artisti giapponesi da fine Ottocento ai giorni nostri, a cui si affiancano grandi nomi internazionali da Picasso a Mirò e da Kandinsky a Modigliani.
Marianna Baroli
L'ìincrocio di Shibuya
Parla Marco Ferrari, il primo italiano ad aver fondato un'agenzia di viaggi in Giappone. Alle 16 la diretta su Instagram per parlare della situazione attuale nel Paese del Sol Levante
È il primo italiano ad aver creato una vera e propria agenzia di viaggio in Giappone. Marco Ferrari, emiliano doc, vive a Osaka dal 2005. Dopo alcune esperienze lavorative nel Paese del Sol Levante ha scelto di aprire la sua agenzia di viaggi. La prima, l'unica, nata dalla volontà di un italiano residente a 10.000 chilometri dal suo Paese natio e dedicata a chi ha intenzione di scoprire il mondo nipponico dal punto di vista di chi, la vita lì, la vive ogni giorno. Marco sui social è conosciuto come MarchinoinGiappone e oggi pomeriggio, dalle 16 (orario italiano) sarà in diretta sulla pagina Instagram della Verità Per commentare l'attuale situazione in Giappone.
In quello che doveva essere il grande anno del Giappone, grazie soprattutto alla spinta data dalle Olimpiadi, le previsioni per chi lavora nel settore del turismo non sembrano essere per nulla serene. Anzi. L'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile ha stimato che le perdite del turismo giapponese, per effetto del coronavirus, nei primi tre mesi del 2020 (con le rinunce già monitorate di marzo), si possono valutare intorno a 1,3 miliardi di dollari. Ad incidere sono stati soprattutto i mancati flussi di turisti cinesi che sul territorio nipponico rappresentano una fetta significativa del 30% dell'intero mercato del Sol Levante.
I dubbi su come si viaggerà in futuro e soprattutto su quando si potrà tornare a muoversi liberamente per il mondo, non conoscono ancora alcuna risposta certa.
Marco puoi raccontarci qualcosa di più sulla tua agenzia?
«L'agenzia è stata fondata nel 2016 ed è registrata nella provincia di Osaka siamo diventati Ltd (ovvero una S.r.l, ndr) a Marzo. In tutto siamo tre persone, io e un altro socio di maggioranza e uno di minoranza, 2 italiani e 1 giapponese. Noi fondamentalmente svolgiamo tutti i servizi che offre un'agenzia in loco: creiamo tour su misura, gestiamo le prenotazioni di alloggi tradizionali (ryokan, minshuku, shukubo, agriturismi e alberghi diffusi) e offriamo anche un servizio di guide giapponesi, con licenza, che parlano anche in italiano».
Come è stato l'impatto con il coronavirus nella tua vita lavorativa?
«Subito forte perché lavorando nel settore turistico ci siamo trovati davanti una situazione dove avevamo a che fare con clienti che stavano per venire e altri che stavano per prenotare la loro vacanza che sognavano da tanto. Abbiamo dovuto gestire tantissime domande su come era la situazione, se si poteva viaggiare, specialmente all'inizio quando ancora non si pensava che il virus arrivasse in Italia. Poi quando la Farnesina ha messo lo stop per viaggiare è stato tutto molto più facile gestire le richieste e le cancellazioni. Per quanto riguarda la mia vita di tutti i giorni ero abituato a incontrare sempre i clienti e quindi sempre in giro, ora sono sempre in ufficio e casa».
Ora anche il governo giapponese ha dichiarato lo stato di emergenza. È cambiato ancora qualcosa?
«Qui la situazione è in continua evoluzione. Fino a ora sono state prese decisione di restrizione non in tutti settori, per esempio mia figlia che è in 4 elementare non può andare a scuola ma mio figlio che è un seconda elementare si. Una contraddizione dal punto di vista mio e di mia moglie e per questo abbiamo preferito che anche lui stesse a casa con noi. Io e mia moglie invece ci alterniamo: per me lavorare da casa è complicato, quindi il pomeriggio cerco di passare qualche ora in ufficio alternandomi con mia moglie visto che l'azienda per cui lavora ha iniziato da questa settimana uno smart working parziale alternando tre giorni alla settimana di lavoro in ufficio e due a casa».
Il popolo giapponese è noto per rispettare le regole. Ma la quarantena giapponese non è una vera quarantena. È un invito a stare a casa, evitare luoghi affollati, ecc. È davvero è così? Hai notato qualche differenza prima/dopo l'annuncio dello stato di emergenza?
«C'è sicuramente meno gente in giro però essendoci libertà, se qualcuno vuole andare a tagliarsi i capelli o al supermercato non si tira indietro. Le passeggiate e le corse non sono limitate. Poi di fatto, essendoci gli uffici, gli enti pubblici e alcune attività artigianali aperte, la gente si reca al lavoro quindi sommandosi con le persone che escono a fare due passi e spesa c'è sempre qualcuno in giro. Devo dire che la situazione cambia la sera, c'è molta meno gente per strada anche perché il governo ha specificato bene di non uscite e andare per locali o feste. Tra i divieti c'è quello di riunirsi in nomikai, ovvero le cene con i colleghi dopo aver finito il lavoro, un'attività molto popolare qui in Giappone».
Marianna Baroli
I Giochi di Tokyo sono a rischio anche per il 2021
Ansa
L'ultima indiscrezione, più che notizia, riguardo i Giochi della trentaduesima edizione delle Olimpiadi, che si sarebbero dovuti svolgere a Tokyo dal 24 luglio al 9 agosto 2020, prima del rinvio al 2021 a causa dell'emergenza coronavirus, è la possibilità di un ulteriore slittamento all'anno successivo, ovvero al 2022.
Un'eventualità immediatamente affrontata e smentita categoricamente dal numero uno del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, che in un'intervista rilasciata il giorno di Pasqua al quotidiano tedesco Die Welt ha detto: «I nostri partner giapponesi e il Primo ministro mi hanno chiarito che il Giappone non può gestire un rinvio oltre la prossima estate. La disponibilità del villaggio olimpico deve essere garantita, così come tutti gli impianti sportivi. Non si può posticipare tutto ciò indefinitamente come si può fare con un torneo di tennis o una partita di calcio. Non esiste un piano di rinvio, ma sono molto fiducioso. L'Oms sostiene che la nostra scelta di rinviare tutto all'estate 2021 sia stata la migliore».
L'ipotesi dello spostamento al 2022 era già stata presa in considerazione un mese fa, quando ancora il Cio stava cercando di capire il da farsi e prendeva tempo, prima della decisione ufficiale del 24 marzo, giorno in cui è stato comunicato il rinvio al 2021. «Annullare o sospendere, c'erano solo queste due opzioni da prendere in considerazione. Alcuni hanno chiesto di annullare i Giochi, ma arrendersi a queste richieste emotive e cancellare le Olimpiadi avrebbe significato distruggere il sogno olimpico per 11.000 atleti provenienti da 206 comitati olimpici nazionali e dalla squadra olimpica» ha spiegato sempre Bach al Die Welt. Il presidente del Cio ha poi aggiunto: «La nostra squadra e l'Oms ci stanno guidando. L'Oms ha sostenuto la scelta dell'estate del 2021 come nuova data e ha assicurato al Primo ministro giapponese il suo aiuto nel rendere i Giochi un successo. La nostra priorità numero uno, ovviamente, rimane la salute degli atleti e di tutti gli altri coinvolti nei Giochi, oltre a contenere il virus».
È il primo italiano ad aver creato una vera e propria agenzia di viaggio in Giappone.
Marco Ferrari, emiliano doc, vive a Osaka dal 2005. Dopo alcune esperienze lavorative nel Paese del Sol Levante ha scelto di aprire la sua agenzia di viaggi. La prima, l'unica, nata dalla volontà di un italiano residente a 10.000 chilometri dal suo Paese natio e dedicata a chi ha intenzione di scoprire il mondo nipponico dal punto di vista di chi, la vita lì, la vive ogni giorno. Marco sui social è conosciuto come MarchinoinGiappone e oggi pomeriggio, dalle 16 (orario italiano) sarà in diretta sulla pagina Instagram della Verità Per commentare l'attuale situazione in Giappone.
In quello che doveva essere il grande anno del Giappone, grazie soprattutto alla spinta data dalle Olimpiadi, le previsioni per chi lavora nel settore del turismo non sembrano essere per nulla serene. Anzi. L'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile ha stimato che le perdite del turismo giapponese, per effetto del coronavirus, nei primi tre mesi del 2020 (con le rinunce già monitorate di marzo), si possono valutare intorno a 1,3 miliardi di dollari. Ad incidere sono stati soprattutto i mancati flussi di turisti cinesi che sul territorio nipponico rappresentano una fetta significativa del 30% dell'intero mercato del Sol Levante.
I dubbi su come si viaggerà in futuro e soprattutto su quando si potrà tornare a muoversi liberamente per il mondo, non conoscono ancora alcuna risposta certa.
Marco puoi raccontarci qualcosa di più sulla tua agenzia?
«L'agenzia è stata fondata nel 2016 ed è registrata nella provincia di Osaka siamo diventati Ltd (ovvero una S.r.l, ndr) a Marzo. In tutto siamo tre persone, io e un altro socio di maggioranza e uno di minoranza, 2 italiani e 1 giapponese. Noi fondamentalmente svolgiamo tutti i servizi che offre un'agenzia in loco: creiamo tour su misura, gestiamo le prenotazioni di alloggi tradizionali (ryokan, minshuku, shukubo, agriturismi e alberghi diffusi) e offriamo anche un servizio di guide giapponesi, con licenza, che parlano anche in italiano».
Come è stato l'impatto con il coronavirus nella tua vita lavorativa?
«Subito forte perché lavorando nel settore turistico ci siamo trovati davanti una situazione dove avevamo a che fare con clienti che stavano per venire e altri che stavano per prenotare la loro vacanza che sognavano da tanto. Abbiamo dovuto gestire tantissime domande su come era la situazione, se si poteva viaggiare, specialmente all'inizio quando ancora non si pensava che il virus arrivasse in Italia. Poi quando la Farnesina ha messo lo stop per viaggiare è stato tutto molto più facile gestire le richieste e le cancellazioni. Per quanto riguarda la mia vita di tutti i giorni ero abituato a incontrare sempre i clienti e quindi sempre in giro, ora sono sempre in ufficio e casa».
Ora anche il governo giapponese ha dichiarato lo stato di emergenza. È cambiato ancora qualcosa?
«Qui la situazione è in continua evoluzione. Fino a ora sono state prese decisione di restrizione non in tutti settori, per esempio mia figlia che è in 4 elementare non può andare a scuola ma mio figlio che è un seconda elementare si. Una contraddizione dal punto di vista mio e di mia moglie e per questo abbiamo preferito che anche lui stesse a casa con noi. Io e mia moglie invece ci alterniamo: per me lavorare da casa è complicato, quindi il pomeriggio cerco di passare qualche ora in ufficio alternandomi con mia moglie visto che l'azienda per cui lavora ha iniziato da questa settimana uno smart working parziale alternando tre giorni alla settimana di lavoro in ufficio e due a casa».
Il popolo giapponese è noto per rispettare le regole. Ma la quarantena giapponese non è una vera quarantena. È un invito a stare a casa, evitare luoghi affollati, ecc. È davvero è così? Hai notato qualche differenza prima/dopo l'annuncio dello stato di emergenza?
«C'è sicuramente meno gente in giro però essendoci libertà, se qualcuno vuole andare a tagliarsi i capelli o al supermercato non si tira indietro. Le passeggiate e le corse non sono limitate. Poi di fatto, essendoci gli uffici, gli enti pubblici e alcune attività artigianali aperte, la gente si reca al lavoro quindi sommandosi con le persone che escono a fare due passi e spesa c'è sempre qualcuno in giro. Devo dire che la situazione cambia la sera, c'è molta meno gente per strada anche perché il governo ha specificato bene di non uscite e andare per locali o feste. Tra i divieti c'è quello di riunirsi in nomikai, ovvero le cene con i colleghi dopo aver finito il lavoro, un'attività molto popolare qui in Giappone».
Nella seconda fase del pacchetto per affrontare la crisi da Covid 19, non appena l'ondata del virus si sarà attenuata, verranno attivate misure di incoraggiamento ai consumi, in particolare nel settore dei viaggi e del turismo.
I giapponesi «resuscitano» Amabie, la creatura soprannaturale che sconfigge le pandemie. L'ultima volta era apparsa nel periodo Edo per sconfiggere la peste. Per i meno credenti, invece, ecco Quaran: la mascotte ufficiale della quarantena realizzata dal ministero della Salute nipponico.
Dai musei cittandini all'icrocio si Shibuya passando per un tour tra i più bei sakura del Paese. Per chi ha dovuto cancellare il proprio viaggio ecco un elenco di luoghi da visitare direttamente da casa.
Olimpiadi a rischio anche nel 2021. Il presidente del Cio, Thomas Bach, boccia l'ipotesi di un ulteriore rinvio al 2022: «Impensabile. I Giochi non si possono spostare ancora».