2024-01-25
Su Ita e Tim i tempi lunghi dell’Ue trasformano l’Antitrust in una clava
Margrethe Vestager (Ansa)
Bruxelles butta in avanti la palla mentre al mercato servono decisioni rapide.L’Antitrust europeo e la sua commissaria Margrethe Vestager ultimamente sembrano avere più castagne che fuoco. Varie sono le indagini che hanno da compiere e i tempi sono lunghi mentre il mercato corre e i pareri su operazioni come Ita o come Tim chiederebbero tempi rapidi e decisioni immediate.Per quanto riguarda Ita, tanto per scherzare, serve ricordare che la decisione dell’acquisizione della Lufthansa dovrebbe essere oggetto di una decisione entro il 6 di giugno e sarebbe auspicabile, come ha scritto il ministero delle Finanze, che ciò avvenisse perché questo potrebbe dare una mano al rilancio di Ita airways proprio in occasione della stagione estiva. Ma ciò che sembra un ragionamento al limite della banalità probabilmente non coinciderà con i tempi della risposta dell’Antitrust se la cosa si possa fare o no senza incidere negativamente sul livello di concorrenza europea a danno dei viaggiatori. Forse è utile ricordare che Ita airways nasce dalle ceneri dell’azienda statale Alitalia posta sotto l’amministrazione pubblica nel 2017. Alitalia aveva accumulato perdite tra il 2000 e il 2020 di oltre 11 miliardi di euro. Poi, rispettando il suo nome, Ita se n’è ita. È rinata come Ita nell’ottobre 2021, continuando a costare una valanga di quattrini non creando piani di rilancio significativi. Insomma, è lì come color che sono sospesi. Voi capite bene che da qui al 6 giugno, in termini di mercato, passa una vita, se la risposta arriverà lo farà con un ritardo insopportabile per aziende che devono fondersi tramite acquisti e cessioni. Non va meglio per la Tim che ha registrato ieri in Borsa un -1,9% dopo che il socio francese Vivendi si è rivolto alle autorità antitrust europee perché vuole vederci più chiaro sul ruolo che il ministero dell’Economia italiano ha avuto e ha nella vicenda. Non si fida perché, mentre il ministero ha agito per conto suo, è mancato il coinvolgimento del comitato parti correlate sulla decisione di non convocare un’assemblea Vivendi. Nessuno vuole mettere in discussione la legittimità di ricorrere all’Antitrust da parte di imprese che fanno operazioni economiche, figurarsi se proprio noi abbiamo da dire qualcosa in contrario all’applicazione e al controllo della concorrenza. La questione è che i tempi di risposta e, comunque, le pratiche avviate sia nel caso di Tim e ancora di più nel caso di Ita, possono essere esiziali per l’andamento delle operazioni stesse ed è già successo che certe operazioni non si siano fatte per questione di tempi legati alla burocrazia, anche la burocrazia antitrust. Si pone un problema molto serio, ormai, particolarmente in Italia su queste operazioni (vedi i casini inenarrabili di Ilva) che in qualche modo va risolto certo, non ci illudiamo, anche nel campo dell’antitrust, di forme di «segreto istruttorio» perché, in realtà, molte delle istituzioni che decidono sono dei veri e propri colabrodo. Però una riflessione andrà fatta sia nel senso di trovare forme diverse di comunicazione delle operazioni al mercato sia, soprattutto, per quanto riguarda la tempistica necessaria. Qui non si tratta solo di operazioni per aumentare la concorrenza delle aziende ma, in molte occasioni, si tratta di operazioni per preservare l’andamento dell’azienda stessa, la sua sopravvivenza e, quindi, quella dei posti di lavoro che essa tiene in piedi. Ci rendiamo conto perfettamente che non è un’operazione semplice né immediatamente attuabile ma questo è il nocciolo dei rapporti tra le operazioni di mercato e l’Antitrust a meno che non si considerino i controlli antitrust al di sopra di tutto e di tutti e in barba ai guasti che sui tempi può causare nell’efficienza delle imprese. Siccome questo non è possibile perché accanto ai diritti dell’Antitrust c’è il diritto di impresa, allora ci vuole una via che porti lontano da questo pantano nel quale ci siamo ritrovati.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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