2022-10-19
Isteria da Duce. Una foto fa toccare il fondo del ridicolo
È accanto a quella degli altri ministri. Pierluigi Bersani e Cgil la scoprono: subito rimossa. Ignazio La Russa: «Facciamo cancel culture anche noi?».Chi, in queste ore, facesse lo sforzo d’entrare in una libreria e di avvicinarsi agli scaffali della saggistica, troverebbe ad attenderlo un corposo volume di quasi settecento pagine contenente gli scritti e i discorsi di Benito Mussolini tra il 1904 e il 1945. A editare il tomo è stato l’editore Feltrinelli, d’orientamento notoriamente progressista e con un passato che affonda le radici addirittura nell’estremismo di sinistra: Giangiacomo Feltrinelli, è noto, trovò la morte su un traliccio mentre tentava di piazzare cariche esplosive. Attorno al volumone mussoliniano, l’avventore scorgerebbe una piccola fascia gialla con su scritta una frase dello storico (anche lui di sinistra) Giovanni De Luna: «Leggere gli scritti di Mussolini per capire come si distrugge una democrazia». Tolta la fascia e aperto il libro, ecco che nelle primissime pagine ci si imbatte nella premessa del curatore, lo storico David Bidussa, pure lui progressista. Egli scrive parole condivisibili: «Quest’antologia», spiega, «si muove attorno all’idea che i fascismi abbiano portato innovazioni destinate a rimanere nelle esperienze politiche successive. E la loro eredità riguarda non soltanto chi si propone intenzionalmente come “guardiano” dell’esperienza fascista, ma anche coloro che si sono opposti, hanno combattuto per segnarne la fine o hanno cercato di modificare l’impianto culturale e politico venuto da quell’esperienza». Poco oltre, Bidussa ricorda che «il regime fascista ha avviato in Italia la costruzione dello Stato sociale e in particolare del sistema previdenziale». Ebbene, basterebbero queste poche righe per sbriciolare il grottesco impianto retorico che ieri ha prodotto un ancor più grottesco psicodramma attorno a una foto di Benito Mussolini esposta all’interno del ministero per lo Sviluppo economico. La vicenda è semplice quanto ridicola. Venerdì 14 ottobre, giorno dell’elezione di Lorenzo Fontana alla Camera dei deputati, Alessandra Sardoni, celebre giornalista politica di La7, ha preso la parola durante una diretta con Enrico Mentana: «La notizia arriva dal palazzo del ministero dello Sviluppo Economico, opera dell’architetto Piacentini risalente al 1932», ha detto la cronista. «Per la prima volta in una zona del ministero sono state messe le foto di tutti i ministri dell’Industria. Sono in bianco e nero, piccole e quadrate. Il punto è che i ministri dell’Industria cominciano con un ritratto di Benito Mussolini, è abbastanza singolare poiché non era un ministro della Repubblica, lo è stato in un’altra fase…». Mentana ha commentato con una battuta: «È lo spirito del tempo».Sembrava finita lì, e invece no. A giorni di distanza, ecco comparire un tweet di Pier Luigi Bersani: «Mi giunge notizia che al Mise sarebbero state esposte le fotografie di tutti i ministri, Mussolini compreso. In caso di conferma, chiedo cortesemente di essere esentato e che la mia foto sia rimossa». Pubblicato il cinguettio, si è scatenato l’inferno. È intervenuta la Cgil gridando all’apologia di fascismo, rabbia e sdegno sono stati sparsi ovunque a piene mani. Tanto che il Mise ha dovuto correre ai ripari. «Quest’anno cade il novantesimo di Palazzo Piacentini, inaugurato il 30 novembre 1932», ha scritto in una nota. «Le iniziative per celebrare l’edificio in ottica culturale e storica sono iniziate con inaugurazione della mostra Italia geniale, una nuova edizione del volume orbicolare e la galleria dei ministri, dove c’è anche la foto di Benito Mussolini, ministro delle Corporazioni nel 1932. Per evitare polemiche e strumentalizzazioni la foto di Mussolini sarà rimossa». Fine della fiera? Mica tanto.A stretto giro è intervenuto anche l’attuale ministro, Giancarlo Giorgetti, prossimo ad assumere altro incarico: «Nessuno si è accorto che la foto di Mussolini c’è anche a Palazzo Chigi nella galleria dei presidenti del Consiglio, non solo al Mise, comunque se è un problema la togliamo», ha dichiarato un po’ sornione. Apriti cielo: tempo un secondo e tutti i siti Web d’informazione sono esplosi, correndo a pubblicare le immagini scandalose e cercando materiale video del ritratto incriminato. A completare l’impazzimento dei media ha contribuito il novello presidente del Senato, Ignazio La Russa, il quale ha rivelato che la foto del Duce «c’è anche al ministero della Difesa, c’è scritto anche al Foro italico. Che facciamo, cancel culture anche noi?».Riepilogando: la foto del Duce stava al Mise e nessuno se l’è filata, come nessuno si è filato mai gli scatti presenti in altri ministeri. Ma poiché la destra è al governo, qualcuno a sinistra ha bisogno di alzare il polverone sul ritorno del fascismo, come se non ne avessimo già abbastanza discusso in campagna elettorale. Ecco allora l’uscita di Bersani. Facile supporre che, nei prossimi giorni, ci si accapiglierà ovunque sulle parole di La Russa, su cui già pesava l’accusa di nostalgismo sfegatato. Da un certo punto di vista, tutto ciò non meriterebbe commenti: è una scena triste. Piccoli politicanti senza idee chiedono la censura di una foto di cui non frega nulla a nessuno per ottenere qualche istante di pubblicità grazie a Sua Eccellenza.C’è però un aspetto serio della questione, sommariamente reso da La Russa. Che pensano di fare, i nostri eroi progressisti? Vogliono cancellare Mussolini dalla Storia, fingere che non sia mai esistito? Una risposta articolata a questo desiderio stupido la fornisce David Bidussa, che abbiamo citato all’inizio: non si può eliminare una parte corposa di passato che ha dato forma al presente. Noi proviamo a dare una risposta, diciamo, «politica». Volete togliere tutte le foto del Duce? Fate pure. Volete proibire persino che sia pronunciato il nome di Mussolini? Accomodatevi. Ma state attenti, amici sinistri: con queste regole vigenti dovreste togliere di mezzo anche i libri Feltrinelli, i romanzi di Antonio Scurati, le tonnellate di pubblicistica che squadernate ogni anno (traendone per giunta discreti profitti). Volete cancellare Benito? Peggio per voi, poi non sapreste di che parlare.
(Arma dei Carabinieri)
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
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