2023-10-14
Hamas punta al massacro dei civili per accusare il suo eterno nemico
Le macerie del quartiere El-Remal a Gaza dopo un raid israeliano (Getty Images)
Già 14 anni fa «Panorama» svelava la strategia dei miliziani. Che tenevano in scacco un popolo, usandolo come scudo e facendo fuori chi si ribellava. Da allora nulla è cambiato: i jihadisti governano con il terrore.«“Morire con noi è un grande onore. Andremo in Paradiso assieme, oppure sopravviveremo fino alla vittoria. Sia fatta la volontà di Allah”. Così reagivano i miliziani di Hamas alle suppliche dei civili palestinesi che chiedevano di non usare le loro case come postazioni durante la terribile offensiva israeliana nella Striscia di Gaza». Il brano che avete appena letto non è la cronaca di questi giorni, ma l’incipit di un articolo che Panorama pubblicò il 19 febbraio di 14 anni fa. A firmare il servizio fu Fausto Biloslavo, inviato al fronte per raccontare la sporca guerra di Hamas. Fui io a chiedergli di andare oltre la cronaca della battaglia e di descrivere ciò che la maggior parte della stampa ignorava. Dietro alle notizie d’agenzia, dei missili israeliani che avevano colpito un ospedale o una scuola, sospettavo che ci fosse una precisa strategia, ovvero di far colpire a Tel Aviv quanti più obiettivi civili, per poter poi additare al mondo i crimini di Israele. Un calcolo cinico, condotto sulla pelle degli stessi palestinesi da coloro che dicevano di combattere in nome dei palestinesi. «Interi palazzi presi in ostaggio, la popolazione usata come scudo umano e, per i dissidenti, il rischio di beccarsi un proiettile in quanto accusati di collaborazionismo. Pericolo tutt’altro che teorico: dalla fine di dicembre (ossia in poco più di un mese e mezzo, ndr) 181 palestinesi sono stati sommariamente giustiziati, gambizzati o torturati perché contrari ad Hamas. Ma non è finita: oggi il movimento islamico che governa Gaza con Corano e moschetto vuole controllare tutto, compresi gli aiuti e la ricostruzione».Vi chiedete perché invece di raccontarvi ciò che succede in queste ore nella Striscia di Gaza vi rifili il resoconto di ciò che accadde quasi 15 anni fa? Perché da allora niente è cambiato. Anzi, semmai tutto è peggiorato. Nel 2009 Hamas aveva vinto le elezioni da tre anni e sebbene già molti palestinesi si fossero pentiti di aver votato per i miliziani islamici, molti non si erano ancora accorti di essere precipitati in un regime peggiore del precedente. I racconti raccolti da Biloslavo dietro promessa di non rivelare la fonte gli valsero un bando da quelle zone che dura tutt’ora. Hamas lo mise sulla lista nera, minacciandolo di morte. Era la prima volta che un giornalista riusciva a documentare le uccisioni, pubblicando i nomi delle vittime, e le sparizioni che in parecchi casi non erano neppure denunciate dai familiari per paura di ritorsioni. In appena un mese contò 27 esecuzioni sommarie, 127 rapimenti, mentre ad altri 112 palestinesi erano state spezzate le gambe a colpi di spranga o con blocchi di cemento. «Usama Atalla aveva 40 anni e cinque giorni prima gli era nata la figlia, Iman. L’hanno ammazzato undici giorni dopo il cessate il fuoco. Sono andati a prenderlo a casa con due fuoristrada pieni di gente armata. Con il volto mascherato hanno mostrato i tesserini della sicurezza interna palestinese. «Solo alcune domande di routine e tra mezz’ora ve lo riportiamo», hanno detto alla famiglia. Maestro elementare, Atalla è stato torturato per una notte intera. Poi lo hanno ucciso con un proiettile nel fianco sparato a bruciapelo». Da Ramallah, in Cisgiordania, il ministro palestinese per i prigionieri e i rifugiati parlò di «terrorismo» e di «crimini commessi contro il popolo palestinese». Occhio: il rappresentante di al-Fatah non accusava Israele, ma Hamas.Ecco, in quel servizio del 2009, realizzato subito dopo l’operazione Piombo fuso condotta dalle forze di difesa israeliane c’è già tutta la spiegazione di quel che sta succedendo ora. Come allora, centinaia di migliaia di palestinesi sono tenute in ostaggio da una banda criminale che in nome della lotta di liberazione usa i palestinesi come scudi umani. Tel Aviv bombarda, lancia missili contro le postazioni da cui sono partiti i razzi, ma spesso, come 14 anni fa, i colpi arrivano da edifici civili, abitati da famiglie. O, peggio, sparati dagli ospedali o dalle scuole, mettendo in conto una strage, anzi quasi ricercandola, per poi esibirla all’opinione pubblica mondiale e accusare Israele, come ha fatto Patrick Zaki, di essere un serial killer. È per questo che Hamas non vuole che la popolazione lasci le zone di guerra. Il governo israeliano ha invitato i palestinesi nel Nord della Striscia ad abbandonare le proprie abitazioni, per evitare vittime fra i civili. Ma i miliziani, i cui capi se ne stanno al sicuro a Doha, si oppongono. Dicono che è solo propaganda. Già. I terroristi vogliono combattere il nemico ma standosene nascosti fra la gente, anzi usandola non soltanto per nascondersi, ma per salvarsi la pelle. Nel 2009 il consenso per Hamas era già passato dal 51 al 27 per cento. Sarei interessato a sapere oggi, dopo la strage del 7 ottobre, qual è la base su cui si regge il regime che governa la Striscia di Gaza. Per saperlo ci vorrebbero elezioni democratiche, ma da 17 anni nella Striscia di Gaza non c’è democrazia: solo terrore.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)
Il valico di Rafah (Getty Images)