2025-06-15
Israele: «Teheran brucerà». Ma i Pasdaran minacciano di colpire le basi occidentali
Effetti di un missile iraniano in un sobborgo di Tel Aviv (Ansa)
Netanyahu: «Cancelliamo ogni obiettivo degli ayatollah». Che sfidano Parigi e Londra. Starmer invia i jet. Bloccati tra Grecia e Cipro circa 12.000 israeliani: grana sicurezza.Resta altissima la tensione tra Israele e Iran che, nella giornata di ieri, hanno continuato a colpirsi vicendevolmente. Gerusalemme sbandiera i primi risultati: «40 ore di attacchi, oltre 150 obiettivi colpiti, compresa una base missilistica sotterranea del nemico». Il ministro della Difesa dello Stato ebraico, Israel Katz, ha affermato che «Teheran brucerà» se l’ayatollah Ali Khamenei non fermerà gli attacchi missilistici condotti dalla Repubblica islamica contro il territorio israeliano. «Il dittatore iraniano sta prendendo in ostaggio i cittadini iraniani e sta creando una realtà in cui loro, in particolar modo i residenti di Teheran, pagheranno un prezzo altissimo per l’attacco criminale contro i civili israeliani», ha dichiarato, per poi aggiungere: «Se Khamenei continua a lanciare missili contro il fronte interno israeliano, Teheran brucerà». «Decine di aerei stanno volando liberamente sopra Teheran, grazie al colpo di sfondamento che ha eliminato la minaccia dei sistemi di difesa aerea iraniani», ha affermato, sempre ieri, il portavoce dell’Idf, Effie Defrin. «Teheran non è più immune: la Capitale è esposta agli attacchi israeliani», ha proseguito. Nel frattempo, Benjamin Netanyahu ha annunciato che in due giorni di attacchi israeliani lo Stato ebraico ha inflitto «gravi danni» ai siti nucleari iraniani. «Abbiamo colpito anche il team di scienziati senior che guida questi progetti», ha detto, riferendosi al programma atomico degli ayatollah, per poi aggiungere: «C’è anche una grave minaccia rappresentata dai missili balistici». «Molto presto vedrete aerei dell’Iaf volare sopra i cieli di Teheran. Colpiremo ogni obiettivo del regime degli ayatollah», ha proseguito il premier israeliano che, ieri sera, ha anche convocato il gabinetto di sicurezza in un bunker sotterraneo. D’altronde, l’esercito israeliano si attendeva ulteriori raffiche missilistiche da Teheran proprio nella serata di ieri, mentre un funzionario di Gerusalemme ha dichiarato che gli attacchi al programma atomico degli ayatollah continueranno. L’Aiea ha anche riferito che, nei bombardamenti di venerdì, sono stati danneggiati quattro edifici del sito nucleare di Isfahan. In questo clima, lo Shin Bet, temendo attacchi mirati, ha incrementato le misure di sicurezza per la tutela degli alti funzionari politici e militari. Mentre le fibrillazioni aumentavano, l’agenzia di stampa Mehr ha riportato ieri che lo Stato ebraico aveva bombardato le infrastrutture del giacimento di gas di South Pars, situate nella provincia di Bushehr: il governo di Teheran ha successivamente fatto sapere di aver domato gli incendi scoppiati a seguito del raid, ma la produzione energetica è stata sospesa. Più o meno nelle stesse ore, l’esercito israeliano ha riferito che due razzi erano stati sparati dal Sud della Striscia di Gaza. Non solo. Un funzionario governativo di Gerusalemme ha anche smentito la notizia secondo la quale le forze della Repubblica islamica avrebbero abbattuto due jet israeliani. Sempre ieri, l’Idf ha inoltre pubblicato il video di un attacco aereo condotto contro i militari iraniani che, in mattinata, avevano lanciato un missile balistico. In tutto questo, secondo i media di Teheran, uno dei principali consiglieri di Khamenei, Ali Shamkhani, sarebbe rimasto ucciso nei bombardamenti israeliani di venerdì mattina. Fonti governative di Gerusalemme hanno comunque riferito al Times of Israel che l’obiettivo dell’operazione israeliana non è il cambio di regime a Teheran, per quanto abbiano precisato che tutte le opzioni restano sul tavolo. «La continuazione dell’aggressione sionista incontrerà una risposta più severa e potente da parte delle forze armate iraniane», ha dichiarato, dal canto suo, il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian. «Questa aggressione spinge la regione in un pericoloso ciclo di violenza», ha rincarato la dose il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi, parlando con l’omologo cinese Wang Yi. Stando a quanto riportato dal Times of Israel, la Repubblica islamica starebbe anche valutando la chiusura dello Stretto di Hormuz: un’area strategica per il trasporto del petrolio. Non solo. Il regime khomeinista ha anche minacciato di prendere di mira le basi militari di Stati Uniti, Francia e Regno Unito in Medio Oriente. «Nessun governo, rappresentante o attore indipendente dovrebbe prendere di mira cittadini americani, basi americane o altre infrastrutture americane nella regione. Le conseguenze per l’Iran sarebbero disastrose», ha replicato Washington, che già venerdì aveva inviato due cacciatorpediniere verso il Mediterraneo orientale con l’obiettivo di assistere Israele contro gli attacchi iraniani. Londra, per parte sua, ha deciso ieri di inviare dei jet nella regione. In questo quadro, sempre ieri, il governo di Baghdad ha chiesto a Teheran di non colpire i siti statunitensi sul suolo iracheno. «La richiesta è stata fatta. Ci hanno promesso cose positive», ha dichiarato un funzionario di Baghdad. In tutto questo, molti aerei della compagnia El Al sono atterrati tra la Grecia e Cipro: complessivamente nell’area si trovano quindi circa 12.000 israeliani impossibilitati a tornare in patria per via aerea. Il governo di Gerusalemme sta ipotizzando di trasportarli via nave: un’eventualità che, in caso, implicherebbe però la necessità di una scorta militare statunitense. L’aspetto potenzialmente problematico riguarda soprattutto gli israeliani attualmente bloccati a Cipro, visto che l’isola rischia seriamente di diventare un target militare per l’Iran. Discorso differente vale invece per la Grecia che, in quanto membro della Nato, risulta un bersaglio meno probabile.
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