2018-06-13
Israele corre in soccorso degli iraniani senza acqua e spera nel cambio di regime
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Il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato l'apertura di un sito Web e un canale Telegram in lingua persiana per spiegare ai cittadini del regime islamico come fronteggiare la siccità, che colpisce il 96% del Paese. Gerusalemme punta a conquistare la fiducia della popolazione, sperando nell'intervento di Donald Trump per rovesciare la teocrazia. Non si parla di diritti umani. La stessa cerchia intellettuale che ha accusato il presidente statunitense Donald Trump di non aver portato il tema al tavolo dell'incontro con il leader nordcoreano Kim Jong Un è sempre pronta a difendere l'accordo nucleare con l'Iran. Il patto con il regime degli ayatollah è infatti visto come il più grande successo diplomatico dall'ex presidente statunitense Barack Obama e dal numero uno della politica estera europea Federica Mogherini. Discutendo ieri a Strasburgo le conseguenze della decisione degli Usa di ritirarsi dall'accordo sul nucleare iraniano e della risposta dell'Unione europea, l'Alto rappresentante ha avvertito che potrebbero «esserci tragiche conseguenze» nel caso in cui Teheran decidesse di tirarsi indietro dall'accordo: «tutti, nessuno escluso», saranno meno al sicuro. Ci sono questioni aperte che preoccupano l'Occidente, come il sostegno dell'Iran al regime siriano o il programma sui missili balistici. O, ancora, i rapporti tra il regime di Teheran e il gruppo terroristico libanese Hezbollah. La Mogherini continua a difendere l'accordo nucleare e l'Iran davanti non soltanto al pericolo di un regime che brama la bomba atomica destabilizzando il Medio Oriente ma anche alle continue minacce dell'ayatollah Ali Khamenei che grida «morte agli Stati Uniti», «morte all'Occidente» e «morte a Israele». Certo, la Mogherini non dovrebbe a questo punto stupirsi se Gerusalemme la ritiene persona sgradita costringendola a cancellare il suo viaggio nel Paese. Mentre però a Teheran si bruciano le bandiere dell'Occidente e si inneggia a un nuovo genocidio degli ebrei, è proprio Israele a mettersi a disposizione dell'Iran. Non il regime ma ai suoi cittadini. Quasi il 96% dell'Iran soffre la siccità. Secondo Isa Kalantari, ex ministro dell'Agricoltura di Teheran oggi a capo del dipartimento per lo sviluppo, 50 milioni di iraniani potrebbero essere costretti a lasciare le loro case a causa dei danni ambientali. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso allora di rivolgere a quei milioni di persone, a quei «milioni di bambini iraniani» che «stanno soffrendo a causa della cattiva gestione, dell'incompetenza e del furto di risorse vitali da parte del regime iraniano». È comparso in video facendo «un'offerta senza precedenti all'Iran». Il suo Paese ha risolto I suoi problemi di approvvigionamento «sviluppando tecnologie all'avanguardia»: Israele, infatti, ha detto Netanyahu, «ricicla quasi il 90% delle acque reflue, vale a dire molto di più di qualsiasi altro Paese al mondo. Abbiamo inventato l'irrigazione goccia a goccia: la nostra tecnologia fornisce a ogni singola pianta esattamente i nutrienti di cui ha bisogno». Israele vuole «condividere queste informazioni con il popolo iraniano», ha annunciato. «Purtroppo, però, il regime iraniano vieta agli israeliani di recarsi nel Paese, così dobbiamo essere creativi». L'idea è semplice quanto innovativa: Israele ha aperto un sito Web (una sezione sul portale ufficiale del ministero degli Esteri) e un canale Telegram in lingua farsi per spiegare agli iraniani come possono riciclare le acque reflue: «mostreremo agli agricoltori iraniani come possono salvare i loro raccolti e sfamare le loro famiglie», ha detto Netanyahu, promettendo di non lasciare la popolazione iraniana da sola ad affrontare «un regime così spietato». La mossa di Gerusalemme fa il paio con l'hashtag #WeStandWithIsrael, lanciato in occasione dell'ultimo venerdì del Ramadan (lo scorso 8 giugno) e divenuto popolare tra gli iraniani che si oppongono al regime e si dicono pronti ad accettare l'assist israeliano. C'è, come sempre, chi accusa Israele di volersi rifare la faccia e allo stesso tempo nascondere dietro all'intervento umanitario le difficoltà dei palestinesi nella Striscia di Gaza. C'è anche qui sospetta che dietro questa mossa di Netanyahu si nascondano gli uomini del Mossad, a caccia di informazioni sensibili sull'Iran. C'è, infine, chi, soprattutto a Teheran, teme che Israele tenti di accattivarsi la popolazione iraniana tifando in un futuro intervento degli Usa di Trump per rovesciare il regime degli ayatollah. Ma questi signori sono gli stessi che difendo un accordo internazionale che porta un regime islamico a un passo dalla bomba atomica.
Jose Mourinho (Getty Images)