2023-05-27
Gli iscritti latitano e Landini s’inventa lo sciopero europeo
Mentre perde delegati anche a Piombino, la Cgil esulta per il sì dei sindacati Ue alle mobilitazioni. Ma la Cisl si è astenuta.«Facimm’ ammuina». Se si dovesse riassumere in uno slogan la strategia sindacale di Maurizio Landini, leader unico della Cgil, non si potrebbe trovare espressione più adatta. Tradotta nel politically correct si trasforma nel movimentismo a tutti i costi, nell’esigenza continua di riempire le piazze, affollare i cortei e minacciare scioperi. Tutto per poter far dire, ammiccando alla politica, che lui c’è. Strategia chiara che del resto rispecchia quanto fatto nei sette anni di leadership della Fiom (i metalmeccanici della Cgil), dove spiccava più per le comparsate televisive che per i risultati nelle fabbriche. In questi giorni c’è stato a Berlino il 15° Congresso della confederazione europea dei sindacati e Landini ha provato a fare un salto di qualità. O almeno di confine. Trasferendo il movimentismo nelle piazze di tutt’Europa. Il segretario esulta perché è stato approvato un ordine del giorno che prevede di avviare un grande percorso di mobilitazione europea. «Tutti i sindacati europei, tutte le federazioni europee di categoria e l’intero gruppo dirigente appena eletto hanno condiviso la proposta della confederazione», comunicano dalla Cgil. Ma, propaganda a parte, la realtà è ben diversa. Innanzitutto si tratta di un ordine del giorno che, come tutti gli ordini del giorno, non impegna nessuno. Come si articolerà la protesta verrà definito in un secondo momento, visto che ci sono sigle che invece puntano a un’unica manifestazione che si tenga a Bruxelles. Proprio per evitare rischi di politicizzazione locale. L’intenzione neanche tropo nascosta di Landini è infatti quella di trasformare il corteo italiano in una nuova protesta contro il governo Meloni.Ci sono poi dei sindacati che si sono astenuti, San Marino e Svezia. E soprattutto si è astenuta la Cisl, che intravedendo la manovra politica messa in atto vuol aspettare l’incontro del 30 con il governo prima di pigiare sull’acceleratore di qualsiasi iniziativa. E qui torniamo in Italia. Per Landini l’incontro di martedì è quasi un fastidio. «Pensiamo ad una mobilitazione che non coinvolga solo dipendenti e pensionati ma anche tutti i cittadini e tutti i soggetti che pensino che c’è bisogno di affermare i diritti e cambiare le leggi sbagliate che si continuano a fare», spiega, «da parte del governo, del resto, non ci sono risposte e al momento c’è solo una convocazione per martedì prossimo, a cui andremo per sentire quali risposte intende darci, anche se dall’agenda dell’incontro che ci ha indicato Palazzo Chigi mancano molti temi: non si parla di sanità, di precarietà, di rinnovo dei contratti nazionali».Per la Cisl, che ha una posizione molto più dialogante è invece un vertice dirimente. Se all’incontro dovesse seguire una sorta di programma con la previsione di altri appuntamenti su temi specifici è probabile che il numero uno, Luigi Sbarra, decida di prendere le distanze sia da Landini sia da Bombardieri, cioè dalla Uil, che anche nelle dichiarazioni di queste ore sembra vicina alle posizioni più movimentiste. Nuova spaccatura? In attesa di capirlo, non ci vorrà molto tempo, val la pena notare, ma anche qui non ci sono grandi novità, che la divisione tra la Cgil e chi lavora nelle fabbriche è sempre più evidente. Sopratutto se parliamo di fabbriche calde. Siderurgia, per esempio. Della disfatta all’ex Ilva di Taranto già si sapeva, nello stabilimento dove la questione lavorativa si intreccia con quella sanitaria, la Fiom è riuscita nell’impresa di arrivare quarta facendosi scavalcare anche dall’Usb, l’unione sindacale di base, ma lo stesso è successo all’Ast di Terni e negli scorsi giorni la storia si è ripetuta in un altro fortino della Fiom. Alle elezioni della Rsu (la rappresentanza sindacale di fabbrica) della Jsw, le acciaierie di Piombino, la Fim (i metalmeccanici della Cisl) ha stravinto con 383 preferenze su 1.046 voti validi. «Quello alla Jsw Stell è un risultato storico per la Fim in una delle roccaforti della Fiom», sottolinea il segretario nazionale Valerio D'Alò, «i lavoratori hanno premiato con il loro voto il sacrificio, la serietà e la coerenza della Fim e di tutta la sua squadra in un sito dove è in corso una delicata vertenza nazionale, che ormai da troppi anni aspetta soluzioni definitive per il rilancio produttivo e occupazionale». A Piombino, come del resto nell’ex Ilva e all’Ast di Terni sono in corso trattative difficilissime che riguardano gli investimenti promessi e non mantenuti e l’incremento delle ore di cassa integrazione. Che la Fiom perda rappresentanti proprio in questi siti non è un caso.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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