2024-10-27
Raid letale di Israele: Iran bucato. Sciame di F-35 contro le basi militari
Venerdì notte l’attacco cyber e l’invio di oltre 100 caccia dopo aver avvertito il nemico, invitandolo a non reagire. Quattro i soldati uccisi, sistemi di difesa ko, ma la Repubblica islamica minimizza i danni.Washington parla di «autodifesa» di Netanyahu. Tajani: «Non conviene alzare il livello dello scontro». Lo speciale contiene due articoli.Nella notte tra venerdì e sabato Israele ha attaccato una serie di obiettivi militari in Iran. L’Idf ha dichiarato: «In risposta a mesi di continui attacchi dal regime iraniano contro Israele, sono in corso bombardamenti mirati su obiettivi militari in Iran». Per poi aggiungere: «Come ogni altro Paese sovrano, Israele ha il diritto e il dovere di rispondere al regime iraniano. Le nostre capacità difensive e offensive sono completamente mobilitate. Faremo tutto il necessario per difendere lo Stato e il popolo d’Israele. Gli attacchi sono stati effettuati esclusivamente contro siti militari iraniani, tra cui batterie di difesa aerea e siti di produzione di missili balistici, utilizzati negli attacchi contro Israele del primo ottobre e del 14 aprile 2024». Un rappresentante del governo israeliano ha detto alla Nbc che Israele non stava prendendo di mira impianti nucleari o petroliferi ma si stava concentrando su obiettivi militari: «Stiamo prendendo di mira quelli che ci hanno minacciato in passato o potrebbero farlo in futuro». Gli attacchi, iniziati verso l’una e mezza di notte, sono terminati alle 04.58 e gli aerei israeliani sono rientrati alle loro basi senza danni. Poco prima degli attacchi, Israele ha inviato un messaggio all’Iran, avvertendo Teheran di non rispondere. Lo scrive Axios citando tre fonti e sottolineando che il messaggio israeliano era un tentativo di prevenire un’escalation più ampia ed è stato trasmesso agli iraniani tramite diverse terze parti. «Gli israeliani hanno chiarito agli iraniani in anticipo cosa avrebbero e non avrebbero attaccato», ha detto una fonte, mentre un’altra ha fatto sapere che uno dei canali è stato il ministro degli Esteri olandese, Caspar Veldcamp. Anche l’amministrazione americana è stata avvertita in anticipo dell’attacco di Israele contro l’Iran. Lo ha riferito un funzionario americano al New York Times, precisando che «funzionari della Casa Bianca e del Pentagono si sono consultati con Israele negli ultimi giorni sulla portata e sul tipo di obiettivi da colpire». Israele mantiene il segreto sull’operazione dell’altra notte, tuttavia è certo che prima delle due ondate di attacchi la contraerea iraniana sia stata messa fuori gioco da un potente attacco cyber dato che nessun aereo di Teheran si è alzato in volo. Il sistema di difesa aerea iraniano ha riferito che «Israele ha colpito diversi obiettivi militari in tre distretti: Teheran, Khuzistan e Ilam, e che danni limitati sono stati causati ad alcuni siti». Teheran ha ammesso che quattro soldati sono morti nelle ore successive agli attacchi per le ferite riportate. La Repubblica islamica ha provato a minimizzare gli effetti degli attacchi affermando che la contraerea ha respinto gli attacchi ma basta guardare i video che circolano sul Web per verificare che è falso. Israele, secondo fonti iraniane citate dal New York Times, ha anche colpito il sistema di difesa aerea S-300 dell’aeroporto internazionale Imam Khomeini a Teheran, che protegge alcune aree della Capitale. Inoltre, almeno tre basi missilistiche dei Pasdaran nella Capitale sarebbero state attaccate. Durante la seconda ondata, droni israeliani avrebbero colpito la base militare segreta di Parchin, situata alla periferia di Teheran: uno dei droni avrebbe raggiunto il bersaglio, mentre gli altri sono stati abbattuti. Secondo il giornale saudita Elaf, Israele avrebbe preso di mira miscelatori di carburante pesante all’interno di una fabbrica utilizzata per la produzione di di missili lanciati contro Israele il primo ottobre.Ad attaccare l’Iran sono stati almeno 100 aerei F-35 dell’Aviazione israeliana (Iaf), così come velivoli da rifornimento e droni, che hanno volato tutti per circa 1.500 chilometri. Il New York Times, citando un funzionario israeliano, ha scritto che durante la seconda ondata di attacchi Israele «ha distrutto una componente critica della produzione di missili a lungo raggio dell’Iran». Mentre durante la prima ondata di attacchi, gli aerei della Iaf hanno colpito i sistemi di difesa aerea e radar in Siria e Iraq, per evitare di essere intercettato o abbattuto. Dall’area di Samarra a Nord di Baghdad, sono state trasmesse riprese di resti di missili nel pomeriggio di sabato, ore dopo la fine dell’attacco. Si ritiene altamente probabile che negli attacchi sia stato impiegato il «missile Rocks» progettato per colpire bersagli fissi e riposizionabili di alto valore sopra il suolo (o bersagli sotterranei, pesantemente fortificati) con precisione millimetrica in aree prive di Gps. Il missile può essere equipaggiato con una testata a penetrazione o a frammentazione esplosiva. L’esercito israeliano in una nota afferma che gli attacchi hanno dato «una più ampia libertà di azione aerea in Iran e che c’è un’ampia gamma di obiettivi che può colpire in future operazioni, se necessario. Si sta valutando una possibile risposta iraniana all’attacco, ma per ora non sono state apportate modifiche alle linee guida per i civili». L’agenzia di stampa iraniana Tasnim, ha fatto sapere che «l’Iran è pronto a rispondere a qualsiasi aggressione israeliana e non c’è dubbio che Israele affronterà una reazione proporzionale per qualsiasi azione intrapresa». Il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, ha risposto che «gli obiettivi dell’attacco sono raggiunti. Il raid di ritorsione è stato completato e i suoi obiettivi sono stati raggiunti. Ora Israele ha una maggiore libertà d’azione anche in Iran. L’Iran ha colpito Israele due volte e ne ha pagato il prezzo. Siamo concentrati sugli obiettivi della guerra a Gaza e in Libano. È l’Iran che continua a spingere per un’ampia escalation regionale. Sapremo come selezionare ulteriori obiettivi e colpirli se necessario. Questo è un messaggio chiaro: chiunque minacci Israele pagherà un prezzo alto», ha concluso l’ammiraglio israeliano. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/iran-bucato-f35-contro-basi-2669489657.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="teheran-abbaia-ma-nessuno-teme-che-morda" data-post-id="2669489657" data-published-at="1730022721" data-use-pagination="False"> Teheran abbaia ma nessuno teme che morda Si registra grande incertezza dopo che Gerusalemme ha colpito vari siti militari iraniani in risposta all’attacco missilistico degli ayatollah a inizio mese. Il ministero degli Esteri iraniano ha fatto la voce grossa, parlando di «atti di aggressione del regime sionista» e accusando lo Stato ebraico di «palese violazione del diritto internazionale». «La Repubblica islamica dell’Iran», ha aggiunto, «si ritiene autorizzata e obbligata a difendersi da atti di aggressione esterna». Una condanna della risposta israeliana è arrivata anche da Hamas, mentre Hezbollah ha lanciato 80 razzi contro lo Stato ebraico. Non solo. I media di Teheran hanno anche minimizzato i danni di un attacco, quello israeliano, che non sarebbe stato troppo inatteso. Secondo Sky News Arabia, la Russia avrebbe informato l’Iran alcune ore prima. Dall’altra parte, il canale israeliano Kan ha riferito che lo Stato ebraico avrebbe avvisato Washington in anticipo. Il presidente israeliano, Isaac Herzog, intanto ha ringraziato gli Usa per la cooperazione.Sul fronte occidentale, ci si augura la fine dell’escalation. «Si pensa che l’Iran non reagirà, lo considererà la risposta di Israele all’attacco iraniano, quindi da questo punto di vista non dovrebbe esserci un’escalation», ha dichiarato Guido Crosetto. «Non è interesse dell’Iran accendere uno scontro con Israele», ha aggiunto Antonio Tajani. Esortazioni contro l’escalation sono arrivate anche da Berlino e Parigi, mentre un alto funzionario statunitense ha espresso soddisfazione per il fatto che gli attacchi israeliani siano stati «mirati e proporzionati». «Sembra che Israele non abbia colpito nulla che non fosse un obiettivo militare. Spero che questa sia la fine», ha affermato Joe Biden, riferendosi agli attacchi diretti tra Israele e Iran. D’altra parte Washington ha subito parlato di «autodifesa di Israele, auspicando che «l’Iran eviti altri attacchi». Una posizione, questa, tenuta anche dal premier britannico, Keir Starmer. «Dobbiamo evitare un’ulteriore escalation regionale e sollecitiamo tutte le parti a mostrare moderazione. L’Iran non dovrebbe rispondere», ha detto. Inviti alla «moderazione» sono arrivati anche da Bruxelles e Mosca. Chi ritiene che ci si trovi davanti a una svolta a favore della de-escalation punta sul fatto che, per la prima volta da tempo, Israele pare aver seguito la linea auspicata dall’amministrazione Biden, che chiedeva di colpire eventualmente i siti militari, lasciando perdere quelli nucleari e gli impianti petroliferi. A rafforzare questa tesi sta il fatto che, differentemente dalle scorse azioni militari, Israele, stavolta, ha informato preventivamente gli Usa. Inoltre le opzioni ritorsive dell’Iran risultano limitate. I suoi proxy sono ormai decapitati (Hamas ed Hezbollah) o comunque indeboliti (gli Huthi), mentre lo scenario di un conflitto diretto con lo Stato ebraico rappresentera un rischio enorme.Tuttavia attenzione ai facili automatismi. Lo Stato ebraico continua a temere la linea blanda dell’amministrazione Biden nei confronti di Teheran. La sua paura principale, condivisa con i sauditi, riguarda in particolare il programma nucleare dell’Iran. Inoltre, la recente fuga di notizie dell’intelligence americana sui piani ritorsivi israeliani contro gli ayatollah non deve aver fatto troppo piacere a Benjamin Netanyahu. Tanto più che a finire al centro dell’attenzione è stata Ariane Tabatabai: funzionaria iraniano-americana del Pentagono, già sospettata in passato di collegamenti con il regime khomeinista. Con l’attacco di ieri, Israele potrebbe aver voluto dare un segnale della capacità della sua aeronautica di colpire a lungo raggio: esattamente come avvenuto a luglio, quando i suoi caccia avevano bombardato il porto di Hodeida nello Yemen in ritorsione a un attacco degli Huthi. Infine, nel comunicato dell’Idf, si legge che le forze israeliane «sono in condizioni di massima prontezza, sia in attacco che in difesa». Il che lascia intendere la possibilità di una seconda operazione. Tra l’altro è significativo che il capo dell’opposizione israeliana, Yair Lapid - uno che ha storicamente solidi legami con i dem Usa - abbia accusato l’Idf di aver attaccato in modo troppo limitato: una linea evidentemente antitetica a quella di Biden. «La campagna è ben lungi dall’essere finita», ha aggiunto l’ex ministro Benny Gantz, mentre Itamar Ben Gvir ha invocato un «passo successivo». Quello che potrebbe essere accaduto è che, a due settimane dalle elezioni americane, Netanyahu abbia voluto tirare provvisoriamente il freno a mano in attesa di conoscerne l’esito. Non è un mistero che il premier israeliano scommetta su una vittoria di Donald Trump, che ripristinerebbe la politica della «massima pressione» sull’Iran come precondizione al ritorno degli Accordi di Abramo. Tuttavia è possibile che Netanyahu non voglia esporsi troppo, nel caso dovesse alla fine vincere Kamala Harris. Oppure, chissà, potrebbe machiavellicamente fare qualcosa subito prima del voto novembrino, per mettere ulteriormente in luce l’ormai totale assenza di influenza dell’attuale amministrazione americana sul Medio Oriente. Del resto, Bibi sa bene che, in caso di vittoria, la Harris nominerebbe probabilmente come consigliere per la sicurezza nazionale quel Phil Gordon che fu tra i negoziatori dell’odiato accordo sul nucleare iraniano del 2015. Insomma, c’è chi dice che, dopo la risposta israeliana di ieri, si starebbe aprendo una fase di stabilizzazione e de-escalation. Potrebbe trattarsi invece della quiete prima della tempesta.
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