2025-09-17
Finisce il secolo Brachetti Peretti. Adesso Ip passa agli azeri di Socar
Dopo 90 anni al timone, cessione da 3 miliardi. Il governo può valutare il golden power.È nello stile della famiglia: il rispetto per il personale e forse la remota parentela con papa Sisto V li hanno convinti da generazioni che una lettera franca sia meglio di una indiscrezione sussurrata. Così si è saputo che l’Italia ammaina definitivamente la bandiera nel settore della distribuzione dei carburanti e della raffinazione - Eni a parte - da una missiva che Ugo Brachetti Peretti ha spedito due giorni fa ai suoi collaboratori.Dopo la cessione un anno fa di Saras da parte dei Moratti alla Vitol, ecco che anche la dinastia marchigiana - questa del resto è la terra di Enrico Mattei - dei carburanti ha annunciato con una lettera ai «colleghi» - così chiamano i 1.567 dipendenti del gruppo - la cessione della Ip all’azienda petrolifera di Sato dell’Azerbaijan Socar. L’affare, di cui non si hanno i particolari finanziari né il preciso perimetro della cessione, è maturato in lunghi mesi di trattative. Da indiscrezioni si è saputo alcuni mesi fa che Ugo - ha raccolto la presidenza dal padre conte Aldo Maria Brachetti Peretti, per decenni king maker del petrolio in Italia e già presidente dell’Unione petrolifera, oltre che docente in Economia negli atenei di Roma e Parma, ritiratosi nella sua splendida azienda vitivinicola in Pollenza, alle porte di Macerata, dove produce bottiglie di alto pregio - aveva avviato contatti con Glencore e Gunvor, due colossi del trading. L’approdo alla Socar è arrivato quando gli azeri hanno valutato l’ampiezza della rete distributiva, che è di gran lunga la più estesa d’Italia. Dopo la crisi del 2008, Ugo, col fratello Ferdinando, ha deciso di scommettere sulla distribuzione in sinergia con la raffinazione: hanno acquisto prima la rete Total-Erg, poi la distribuzione Esso. Hanno mantenuto la raffineria di Falconara (dotata di un suo autonomo terminal petroli) che è di fatto l’origine dell’impero che oggi conta su 4.600 pompe di benzina a cui si associa una vasta rete di colonnine per la ricarica delle elettriche sviluppando la raffinazione anche a Ravenna. Brachetti Peretti ha preso anche la strada del mix energetico, con una società che produce fotovoltaico e una che si occupa di biocarburanti. Oltre alla raffineria storica marchigiana e a quella di Ravenna ci sono l’impianto di Trecate (fa anche benzina avio) e la Bitumtec di Volpiano, per una capacità complessiva di raffinazione di circa 10 milioni di tonnellate. Il fatturato del gruppo presieduto dal conte Ugo che è anche «ambasciatore» in Italia per il Sovrano Ordine di Malta è stimato nell’ordine dei 7,7 miliardi di euro.Si tratta di comprendere qual è il perimetro delle attività cedute alla Socar. Nella lettera inviata ai colleghi, Brachetti Peretti specifica: «Si tratta di una opportunità di sviluppo per Ip, poiché l’ingresso nell’azionariato di un solido gruppo industriale multinazionale permetterà alla società di rafforzare il proprio posizionamento su scala globale, consolidandone il ruolo di hub strategico del Mediterraneo». Per quanto attiene la stima dell’affare, si parla di circa 2,5 miliardi per il pacchetto azionario più 500 milioni di liquidità. Ora la cessione, per la sua valenza strategica, passa al vaglio del governo, che potrebbe - come già avvenuto con la raffineria di Priolo - far scattare il golden power.Dopo 90 anni, dunque, i Peretti poi diventati Brachetti Peretti quando il conte Albo Maria dei conti Brachetti di Fermo sposò Mila Peretti, figlia di Ferdinando, il fondatore di Api, lasciano il settore che aveva già perso dal 2017 i Garrone, i quali avevano ceduto proprio a Ip la rete Erg.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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