2023-10-17
Così la Apostolico difese il figlio in tribunale
Nel riquadro, Iolanda Apostolico (Getty Images)
Ecco le carte dell’udienza in cui il magistrato pro migranti testimoniò per scagionare il giovane, accusato di resistenza e violenza contro la polizia ma poi assolto. La tesi del legale dello studente: «È normale che i manifestanti reagiscano alle forze dell’ordine».«Nome e cognome?» domanda la giudice padovana. «Iolanda Apostolico» risponde la collega catanese. «È la mamma di uno degli imputati» chiarisce la pm. «Lei ha la facoltà di non rispondere, essendo appunto la madre di uno degli imputati. Cosa intende fare?» chiede la togata. Rispondere, ovvio: il figliolo Francesco Moffa, all’epoca venticinquenne, è sotto processo per aver aggredito una poliziotta durante una manifestazione dei centri sociali. «Allora, legga la formula di impegno» esorta la giudice patavina. «Mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza» giura la collega etnea.Comincia così la surreale deposizione di Iolanda Apostolico, il magistrato celebre per aver demolito il decreto Cutro. Nonché aver partecipato a una protesta contro l’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini. E, infine, aver scagionato il figlio, accusato di resistenza e violenza a pubblico ufficiale. «Un’inaccettabile denigrazione» sostiene l’Anm di Catania «che intimidisce coloro i quali saranno costretti a pronunciarsi su vicende analoghe». Ovvero, sbarchi e migranti. E di questo pretestuoso fuoco mediatico farebbe parte anche quel processo, di cui pubblichiamo tutte le carte. Al lettore, dunque, l’ardua sentenza.Tribunale di Padova: udienza del 25 ottobre 2022, ore 12:05. Il ragazzo è indagato assieme ad altri 14 compagni. Il suo avvocato, Marina Infantolino, ragguaglia: «Moffa Francesco oggi non è presente, ha un malore. Doveva rendere dichiarazioni, purtroppo oggi non riesce». Al suo posto, però, è pronta a essere sentita la giudice Apostolico: «La signora è la mamma. Conferma che lui ha un’intossicazione alimentare». L’avvocato prosegue: «La dottoressa è magistrato, quindi è del settore. Conosce l’imputazione a carico di suo figlio. Che cosa può riferire in merito a questi fatti, avendone lei appreso conoscenza in diretta telefonica?».Insomma, Apostolico è una preziosissima testimone dello scontro. Solo per questo si trova lì. Dunque, riassumendo: durante i tumulti, il virgulto avrebbe tirato fuori il cellulare per informare la madre dell’increscioso accaduto. La giudice catanese, in udienza, ricostruisce quei convulsi istanti: «Il 29 marzo del 2019 ricordo che mio figlio mi inviò delle foto, forse su Messenger». Prosegue: «In una si vedeva il jeans con delle macchie di sangue. In un’altra, invece, la sua gamba con un segno». Dettaglia: «Mi spiegò che aveva preso parte a questa manifestazione. Era partita come presidio, perché in contemporanea c’era quella di Forza Nuova e avevano subito una carica da parte della polizia... In sostanza una delle sue amiche, compagne, se non sbaglio Lisa, era caduta a terra colpita da una manganellata. Lui, che era più indietro, s’era trovato in prima fila con davanti la polizia che caricava». L’avvocato chiede ulteriori lumi. I jeans dell’universitario erano macchiati del sangue di Lisa. E «lui era dietro», «avevano cercato forse di fuggire», «qualcuno era caduto per le manganellate», «non potevano neppure indietreggiare». Nessuno contesta la ricostruzione accusatoria, a partire dal pubblico ministero. Altre domande? La giudice padovana s’informa solo sulla carriera universitaria dell’imputato: «Cosa studia?». E la collega catanese: «Studiava psicologia».Nemmeno un accenno al pugno contro lo scudo della poliziotta. Particolare che invece è costretto a ricordare l’avvocato, nella successiva udienza del 10 febbraio 2023, premettendo: «Questo giudice è stato molto attento alle esigenze difensive e ha visionato il video personalmente». Quello in cui si vede il giovane colpire. Difatti, nel chiedere l’assoluzione, Infantolino ammette che la posizione di Moffa è «leggermente diversa» da quella della giovane insanguinata: «Qua c’è un’immagine: è stata estrapolata, però è quella di una mano aperta su uno scudo. Anche se non si sa di chi fosse e se questo comportamento abbia minimamente ostacolato il comportamento di un pubblico ufficiale». Il legale aggiunge: «Nel momento in cui parte la carica della polizia, non ci si può aspettare dal manifestante che non abbia nessun tipo di reazione. È normale tutela della propria persona». Il ragazzo, perdinci, non poteva fare altrimenti. «Non mi nascondo dietro un dito. Moffa è stato immortalato che colpiva con una mano aperta, e non un pugno, uno scudo. Ci è venuto a spiegare che Lisa Giacon era caduta praticamente ai suoi piedi, ha portato i pantaloni con le macchie di sangue, ha inviato alla madre una foto dei jeans».La sentenza arriva lo stesso giorno dell’arringa. A differenza di quanto assicurato dal legale, il dispositivo chiarisce: «Moffa colpiva con un pugno gli scudi del personale di pubblica sicurezza». Il pm chiede comunque l’assoluzione «perché è dubbia la prova che i fatti sussistano». E la giudice padovana conclude: il fatto non costituisce reato. Assolto. In nome del popolo italiano. Quello che, per Leo Longanesi, dovrebbe essere rappresentato sul tricolore dal motto nazionale: «Tengo famiglia».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.