2024-08-31
Da Roma a Milano le case del Signore invece di accogliere diventano dei B&b
L’Ospizio dei cento preti, sul Lungotevere, sarà trasformato in struttura ricettiva. Il Vicariato predica bene ma razzola male.Ai primi di luglio, è stato rinnovato un contratto tra l’Ospizio dei cento preti, di proprietà del Vicariato di Roma, e la Wellington Polo Fashion srl. Nei 2.500 metri quadri messi a disposizione, con affaccio su Lungotevere dei Vallati 1 e accesso secondario da via delle Zoccolette 17, la società realizzerà attività extra alberghiere. Una volta completati i lavori, sembra non prima del 2026, la Wellington Polo Fashion potrà destinare gli spazi a Bed and breakfast, unità abitative ammobiliate a uso turistico, ostelli, studentato e strutture analoghe che dovranno essere una buona fonte di reddito, per giustificare gli oltre 500.000 euro di affitto l’anno che verserà al Vicariato, maggiorato in base al fatturato dell’anno precedente. ll contratto del 2017 era invece di 280.000 euro ma lavori non eseguiti, l’emergenza Covid e una lunga serie di ritardi non hanno poi fatto entrare nelle casse del Vicariato l’affitto pattuito. A luglio gli accordi sono cambiati, dalla Diocesi di Roma assicurano che «mai l’antico ospizio ecclesiastico diventerà un hotel di lusso», come si è cercato di far credere per mesi «per denigrare l’operazione», però intanto una bella fetta del patrimonio della Chiesa è stata messa nelle mani di privati per farla rendere. L’Ospizio fa parte di un complesso, voluto da Papa Sisto V nel 1587 per accogliere i mendicanti, poi fu destinato a ricovero di preti bisognosi, vi nacque una congregazione composta da 100 sacerdoti che dovevano celebrare messe di suffragio dei defunti, fu collegio e infermeria ecclesiale, quindi ospedale, ritornò alla sua destinazione di Ospizio ecclesiastico di Ponte Sisto solo nel 1855. Quale migliore sistemazione si potrebbe trovare per i migranti? «Fosse per me, darei gli alloggi alle persone bisognose e, certo, anche ai migranti. Il Santo Padre la pensa allo stesso modo, ma c’era già un contratto in corso con la società», risponde a titolo personale Renato Tarantelli Baccari, direttore dell’ufficio giuridico diocesano di Roma. Assicura che «alloggi e immobili liberi del Vicariato non ce ne sono» nella Capitale, altrimenti verrebbero destinati a poveri e richiedenti asilo, «come già si fa». Spiega che solo da giugno del 2023 è tornato a occuparsi della sezione Patrimoni, assieme al vicegerente monsignore Baldassare Reina. Ma nel 2017 il Pontefice, come vescovo di Roma, poteva pensare di destinare quei 2.500 metri quadrati a una sistemazione decorosa per i migranti, non a privati per i loro affari. Come l’Ospizio dei cento preti, ci sono molte altre strutture di proprietà della Chiesa che invece di essere indirizzate al sociale, o vengono date in affitto a canoni irrisori a persone amiche/influenti, o sono state date in locazione per uso commerciale alberghiero, anche con durata di nove anni rinnovabili (la redazione della Verità è stata inondata di copie di contratti stipulati). Se papa Bergoglio vuole che i migranti non vengano respinti, bisogna trovare un posto dove metterli e decoroso, ci mancherebbe, quindi che c’è di meglio di qualche scelta tra le centinaia di immobili di proprietà del Vicariato?Ieri, parlando di ex seminari affittati a privati, abbiamo ricordato la trasformazione conclusasi nel dicembre 2022 del monumentale complesso architettonico istituito da San Carlo Borromeo e inaugurato nel 1565 in Corso Venezia a Milano. Per l’intervento di Leonardo Ferragamo e Lungarno Collection diventò Portrait Milano, un’area destinata al lusso. «Con un adeguato contratto di affitto come quello che si potrà sottoscrivere, la sede di corso Venezia, che già da ora è una perdita economica per il seminario, diventerà invece una sorgente di reddito».Sempre a Milano, nell’ex chiesa di Cristo Re in Via Bartolomeo Colleoni, ha aperto i battenti nel giugno del 2022 l’hotel Nh Collection Milano City Life. Una struttura a quattro stelle, di «158 camere, una grande hall nella navata principale della ex chiesa che ospita anche il ristorante e un bar. Inoltre sul tetto si trova il rooftop bar con piscina e sei sale meeting da 60 a 520 persone», spiegava il blog Urbanfile. Aggiungeva: «L’edificio è stato integrato magnificamente con l’ex chiesa del Cristo Re che venne costruita nel 1926-27 per volere della Diocesi che voleva garantire ai nuovi quartieri in espansione una nuova parrocchiale […] L’entrata e la hall, ospitate nel corpo originario della chiesa, sono l’esempio perfetto di un’attenta combinazione di antico e nuovo con le vecchie colonne e gli archi delle navate laterali».C’erano e ci sono sempre meno sacerdoti e fedeli, a giustificare la chiusura di seminari e chiese, ma la destinazione di quelle strutture dismesse dovrebbe essere prima di tutto sociale, non inseguendo la logica del business.E che dire dell’ex convento delle suore Figlie di san Giuseppe di Rivalba (le Sorelle distribuivano le ostie nelle chiese di Venezia) a Cannaregio, due passi dal Ghetto, che nel giugno del 2019 ottenne dal Comune il permesso di ristrutturazione e cambio d’uso ad attività ricettivo-alberghiera? L'istituto religioso aveva presentato domanda nel 2016, prima cioè della delibera che bloccava nuove aperture. «Ottenne il cambio di destinazione d’uso a turistico ricettivo con 17 camere con bagno, mentre era stata bocciata la richiesta per i due corpi laterali del convento, che hanno ingresso indipendente», riferiva Il Gazzettino nel novembre del 2018. La Congregazione però «aggirò l’ostacolo chiedendo al Comune una deroga agli strumenti urbanistici per la ristrutturazione e il cambio dell’uso ad attività ricettivo-alberghiera anche dei due corpi laterali dell’ex convento, per una superficie lorda commerciale di 231,66 metri quadri complessivi, dove l’istituto religioso vuole realizzare uno spogliatoio per il personale, servizi igienici e sei camere con bagno, portando a 23 le stanze del futuro albergo con centro congressi».Quando mai le deroghe vengono chieste per ospitare persone bisognose, in difficoltà o migranti?
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo