2022-05-16
Invecchiamento: baby boomers più longevi, occupati e meno poveri delle generazioni precedenti
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Gli anziani italiani stanno bene in salute, lavorano, sono autonomi e indipendenti e spesso più ricchi dei loro figli, ai quali forniscono aiuto concreto nella gestione della famiglia, sostituendosi a un sistema di welfare che mostra sempre più le sue lacune. Sono alcuni dei dati emersi dal rapporto nazionale sull’attuazione del Piano di azione internazionale di Madrid sull'invecchiamento, realizzato dall’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche).La pandemia da Covid-19 non ha rallentato il processo di invecchiamento della società italiana, la cui età media è ora di 46 anni. La ricerca evidenzia che l’Italia è il Paese con più over 65 nell’Europa a 27 (23,5%): nella penisola il 38,5% degli occupati ha più di 50 anni – nel 2022 la percentuale era del 21,6% - e la povertà assoluta per questa fascia di età si è dimezzata in meno di vent’anni (dal 15% del 2002 al 7,6% del 2020). Rispetto a due decenni fa, invecchiare in Italia significa quindi lavorare ancora (il tasso di occupazione cresce di 11 punti percentuali), migliori prospettive di salute(+9,1 punti percentuali), maggiore autonomia e indipendenza (+3,3 punti percentuali), e un rischio di povertà più contenuto (-7,4 punti percentuali). Il pilastro pensionistico pubblico, spiega il rapporto, «oltre ad aver contribuito a una permanenza prolungata dei lavoratori e delle lavoratrici nel mercato del lavoro a seguito del progressivo innalzamento dell’età pensionabile, ha favorito il contenimento del rischio di povertà al di sopra dei 65 anni». Fra il 2005 e il 2020 in questa fascia di popolazione l’incidenza della povertà relativa è infatti rimasta più o meno costante (intorno al 5%) mentre la povertà assoluta ha fatto registrare una marcata diminuzione, dal 15% del 2002 al 7,6% del 2020. La percentuale di quanti sono esenti dal rischio di povertà si è ulteriormente ampliata (dall’88,5% del 2010 al 92,4% del 2020). Sempre più anziani in Italia vivono in modo autonomo e indipendente (+3,31%) e in condizioni di salute in costante miglioramento: la percentuale di anni in buona salute sull’aspettativa di vita dopo i 55 anni è cresciuta per entrambi i generi di 9,1 punti, nonostante l’impatto della pandemia.Invecchiare per gli italiani significa anche diventare uno dei punti di riferimento principali per il cosiddetto sistema di welfare «informale», cioè le attività di cura di nipoti o altri bambini (in aumento di 4,3 punti percentuali rispetto al 2010), o di cura di altri anziani – spesso il coniuge – o di persone in condizioni di disabilità. «Il tasso di invecchiamento della popolazione italiana è tra i più alti d’Europa. a questo concorrono da un lato l’allungamento della durata della vita e dall’altro il calo del tasso di natalità. Per riequilibrare la struttura demografica della popolazione italiana occorrerebbe agire proprio sull’aumento del tasso di natalità», commenta il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda. Tra le cause della scarsa natalità è sicuramente «molto importante la carenza e l’insufficienza dei servizi di welfare. In questo senso la popolazione anziana contribuisce a frenare la caduta del tasso di natalità, perché da un lato contribuisce finanziariamente per compensare le situazioni di precarietà del lavoro e del reddito in cui versano diverse famiglie, e d’altra parte fornisce servizi di cura, soprattutto nei confronti dei bambini, che vanno a colmare le lacune del sistema di welfare. In questo ambito l’onere maggiore ricade sulla componente femminile, quindi si riproduce la disuguaglianza di genere».Proprio per questo, secondo Fadda «una delle priorità di intervento per il prossimo futuro è rappresentata dalla questione di genere. Le disuguaglianze continuano infatti a presentarsi nel contesto delle trasformazioni dei modelli e delle dimensioni familiari, nelle relazioni di coppia e negli stessi servizi di cura. ll rapporto tra le generazioni e la struttura demografica influenzano i modelli culturali, nonché le trasformazioni del lavoro e dei processi di sviluppo della vita sociale. Inoltre risulta evidente la necessità di coordinare e integrare tutte le politiche per l’invecchiamento, nelle diverse funzioni e nei diversi ambiti di intervento, in modo da favorire la realizzazione di azioni coerenti con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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