2025-04-11
«Nella nostra società il ricatto è la regola»
Marcello Foa (Ansa). Nel riquadro, il libro «La società del ricatto»
Il giornalista, in uscita con il suo ultimo libro: «Oramai le campagne elettorali sono una colata di fango costante. La Bce impone diktat cui si è obbligati a sottostare, pena ripercussioni. E l’Ue è una gabbia, dove la possibilità di manovra dei Paesi è ristretta».Il ricatto è la grande e terribile arma del nostro tempo. Lo usano i politici, le istituzioni internazionali, gli economisti... Persino le persone con cui ci si relaziona nella vita privata. Lo sostiene Marcello Foa, ex presidente Rai, e attuale conduttore di Giù la maschera su Radio 1 in un bel saggio intitolato La società del ricatto e come difendersi, in uscita oggi per Guerini editore. In effetti non potrebbe esserci tema più attuale del ricatto. Ne subiamo costantemente: dobbiamo armarci altrimenti la Russia ci invaderà; dobbiamo finirla con i combustibili fossili altrimenti il mondo finirà; dobbiamo vaccinarci o moriremo tutti... È sempre la stessa formula: Tina, «there is no alternative». «Esatto. Questo libro nasce proprio dall’osservazione di queste dinamiche legate alla politica. Prendiamo la cosiddetta character assassination: cercare di far fuori qualcuno, politicamente parlando ovviamente, andando a scoprire degli aspetti della sua vita privata o professionale che possano screditarlo o, nei casi più gravi, metterlo letteralmente sotto scacco. Questo modo di agire purtroppo è talmente diffuso che oggi le campagne elettorali sono diventate una colata di fango costante. Si usano metodi del genere anche in politica internazionale: nel libro spiego come quello che dovrebbe essere un atteggiamento episodico sia diventato sistematico, che tocca l’economia, il mondo del lavoro, la società, perfino le relazioni personali, intime».Partiamo dalle origini. Il ricatto, leggiamo nel libro, nasce in Scozia. «Blackmail era un ricatto che i banditi scozzesi dell’epoca, nel diciottesimo secolo, facevano ai contadini: o paghi il pizzo o ti bruciamo il raccolto oppure non arriverai mai ai mercati. Nella mia ricostruzione ho citato anche Balzac, il primo a scrivere in uno dei suoi famosi romanzi come il ricatto fosse usato dalla stampa della sua epoca».La character assassination evocata prima sopra. Poi ovviamente ci sono le trame diciamo spionistiche, i metodi da servizi segreti che nel passato ma anche in tempi recenti hanno rovinato più di un politico. «I miei primissimi viaggi da inviato speciale li ho fatti nell’Unione Sovietica e noi sapevamo che chiunque andasse in un albergo sovietico trovava nella hall delle ragazze stupende, bellissime. Se cadevi in tentazione eri sicuramente filmato e audioregistrato, dopodiché diventavi un ostaggio del Kgb. Tanti diplomatici, uomini d’affari e giornalisti ci sono cascati e la loro vita è cambiata. Quanto agli episodi più recenti, che cosa ha fatto in fondo Jeffrey Epstein?».Parliamo dell’imprenditore poi morto in carcere e della sua isola del vizio...«Sì, con le sue lolite faceva esattamente questo: invitava i vip amici, gli infilava nel letto -loro chiaramente molto compiacenti - delle ragazzine minorenni, filmava tutto e poi ricattava. Il punto fondamentale è che la lista dei nomi delle persone sotto ricatto non è mai uscita. Ci sono le testimonianze di queste ragazze che dicono di essere state a letto con capi di Stato, capi di governo, grandi manager, grandi imprenditori, eccetera». Ma perché oggi dovrebbe essere più pervasivo questo metodo rispetto al passato?«Perché purtroppo è un metodo efficace nel breve periodo. Richiede due requisiti: da un lato una posizione di forza, perché se tu sei alla pari con qualcuno non puoi ricattarlo. E poi delle debolezze intrinseche, cioè un’asimmetria. Pensiamo al mondo delle imprese: se una piccola e media azienda viene presa di mira da una grande del suo settore, quasi sempre finisce male per la piccola e media, nel senso che viene o mangiata o costretta a vendere o buttata fuori dal mercato. La nostra società si vanta sempre dei suoi valori occidentali, delle sue costituzioni perfette, del suo essere inclusiva, ma non appena si scava si trovano tantissime di queste asimmetrie. Faccio un altro esempio: la distribuzione ha un potere enorme. In America il mercato della distribuzione dei farmaci è in mano per il 95% a tre grandi compagnie. Queste tre grandi compagnie si mettono d’accordo tra di loro, fanno cartello e possono imporre qualunque condizione a qualunque piccolo o medio imprenditore, per cui possono cambiare le regole o imporre commissioni che salgono improvvisamente dal 10 al 15 al 20 al 30%. Sono loro a decidere il tuo successo o il tuo insuccesso, quindi o cedi alle loro richieste oppure alla fine tu sei costretto a non fare affari in America». Il ricatto, dicevamo, è divenuto centrale anche nell’azione politica. Proprio perché è divenuto necessario imporre cambiamenti rapidi e non avere troppa opposizione da parte dei cittadini. «Questo è ciò che abbiamo vissuto nell’era del Covid, e oggi forse si può cominciare a parlarne serenamente. Durante il Covid è stato esercitato un grande ricatto collettivo e purtroppo la tendenza a imporre delle riforme in questa maniera è più diffusa di quanto immaginiamo. Berlusconi nel 2011 fu vittima chiaramente di un ricatto. Andrea Orlando, ex ministro del lavoro del Pd, nonché candidato governatore a Genova, durante una festa del Fatto Quotidiano lo ha ammesso. La Bce viene e ti impone un diktat, quello è un ricatto: o accetti le condizioni della Bce o della Commissione europea, oppure si scatena contro di te una bufera tale per cui sei costretto a capitolare. Guarda cosa è successo alla Grecia: fanno il referendum contro le misure di autorità europee e cosa succede? Tsipras di notte è costretto dalla Troika a rinnegare il risultato di un voto popolare. O guarda cosa è accaduto al premier britannico conservatore, Liz Truss, rimasta in carica sei o sette settimane. In un’intervista a un blogger inglese ha dichiarato: “Quando ero a Downing Street ho capito cosa voglia dire avere una pistola puntata alla tempia”. Il problema è che quella pistola non ce l’avevano in mano gli elettori». Già. Il punto è esattamente questo. E ciò spiega forse perché tutti (o quasi) i movimenti che arrivano al potere promettendo cambiamenti radicali poi, una volta giunti nei luoghi che contano, faticano a imporre la loro visione. «Nell’Unione europea siamo dentro una sorta di gabbia. Una volta che sei dentro, soprattutto quando adotti l’euro, la tua capacità di manovra è molto ristretta. E dunque è difficile realizzare ciò che proponi in campagna elettorale».In qualche modo tocca fare i conti con la realtà.«Sì, ed è una realtà in cui hai il Patto di stabilità, hai i vincoli dell’euro, hai la Bce... Se cedi il controllo della moneta di fatto cedi un grande potere a un’istituzione che decide se aumentare i tassi, comprare titoli di Stato, aumentare la liquidità... Insomma cedo potere a chi ti può strozzare finché vuole».
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Ansa
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