2024-11-14
Giulio Fanti: «Energia misteriosa: così nacque la Sindone»
La Sacra Sindone, conservata nel duomo di Torino (iStock)
Lo scienziato studioso del sacro velo: «A 36 ore dalla deposizione, nel sepolcro ci fu un’esplosione luminosa che fece imprimere l’immagine di Gesù sul lenzuolo. Forse, simile alla fonte che alimenta il Fuoco Santo di Gerusalemme: una fiamma che non brucia».Una delle questioni su cui cristiani e non cristiani s’interrogano è quella legata alla resurrezione di Gesù. Assodato che la fede travalica la ricerca di possibili evidenze scientifiche, la libertà dell’uomo consente di esplorare i confini tra l’empiricamente verificabile e l’enigma che trascende materia, finitudine terrena e raziocinio. Il professor Giulio Fanti ha dedicato gran parte dei suoi studi alla Sindone, la reliquia più importante della cristianità. È nato a Padova il 3 febbraio 1956. Insegna Misure meccaniche e termiche al dipartimento di Ingegneria industriale dell’ateneo patavino ed è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni scientifiche e di 12 libri sul tema.Qual è stata la causa di decesso di Gesù?«Infarto seguito da tamponamento per emopericardio. Il cuore si è infartuato e il sangue è fuoriuscito dall’interno, riempiendo il foglietto emopericardico che avvolge il cuore. La pressione esercitata da questo sangue ne ha bloccato il battito».Poi cosa accadde?«Dopo il decesso, Gesù è rimasto due-tre ore appeso alla croce. Quindi, è stato schiodato e deposto e poi, probabilmente collocato su una prima Sindone, per il trasporto al sepolcro. Tolto da questa prima Sindone, probabilmente imbrattata di sangue e sostanze organiche, Gesù è stato posto sulla pietra per la preparazione del cadavere, all’interno del sepolcro. Probabilmente sulla pietra è stato messo uno strato di aloe e mirra in polvere. Sopra il corpo, in stato di notevole rigidità cadaverica assunta già in croce, è stata posizionata mezza Sindone. L’altra metà dell’unico telo è stata avvolta attorno al capo. Prima di fare questo, sono stati probabilmente messi rotoli di lino impregnati di sostanze antiputride per contrastarne la degradazione e il corpo spalmato con una sorta di manteca, mistura di olio, alone, mirra e varie sostanze profumate». Le operazioni di completamento della sepoltura furono interrotte?«Il cadavere è stato lasciato sulla pietra. Era il venerdì sera, probabilmente le 18. Nella tradizione ebraica, il sabato inizia già la sera del venerdì. Le operazioni di sepoltura sarebbero state riprese la domenica di Pasqua. Si potrebbe stimare sia rimasto nel sepolcro circa 30-40 ore. Poi accadde un fenomeno che la scienza non sa spiegare». La resurrezione.«Sappiamo che l’immagine corporea si è formata circa verso la trentaseiesima ora. L’immagine ha caratteristiche inspiegabili che, secondo le ipotesi più attendibili, possono essere dovute a un’esplosione di energia all’interno del sepolcro. Nel mio ultimo libro, The holy fire and the divine photography, suppongo che questa energia sia strettamente correlata al Fuoco Santo di Gerusalemme».Spieghi.«Il Fuoco Santo è un fenomeno miracoloso che si ripete da circa mille anni, sempre lo stesso giorno, il Sabato Santo della Pasqua ortodossa, all’interno dell’edicola del Santo Sepolcro. Quando il patriarca ortodosso vi entra con ceri spenti e, inginocchiato, prega, accadono diversi fenomeni non documentabili scientificamente. Testimonianze di patriarchi parlano di essudazione dalla pietra di un liquido, tipo mirra, che via via si trasforma in una specie di nuvola bluastra, la quale diviene poi come una colonna di fuoco mediante la quale il patriarca accende i suoi ceri e distribuisce il Fuoco Santo ai pellegrini. Ma non si tratta di un fuoco normale». Ossia?«Ero a Gerusalemme quando il patriarca ha distribuito questo fuoco. Ho potuto constatare che si tratta di un fuoco freddo, ossia con una temperatura, per i primi 5-7 minuti, di circa 30-40 gradi centigradi, mentre quella di un fuoco normale può arrivare fino a 1.400 gradi. Ho posto la mia candela, composta da 33 ceri, così accesa con il Fuoco Santo, sotto la barba e ho avvertito solo un tiepido calore. Questo fuoco rimane freddo per circa 10 minuti, poi raggiunge gradatamente la temperatura di un fuoco ordinario. Ho posto, orizzontalmente, circa 5 centimetri sopra, un telo di lino, due ceri eguali, accendendone uno con il fuoco freddo e l’altro con il fuoco ordinario. Con quello normale il telo prese fuoco, mentre quello acceso col Fuoco Danto strinava appena il lino, facendone assumere una colorazione molto simile a quella dell’immagine corporea della Sacra Sindone».Come lega, pertanto, il Fuoco Santo alla resurrezione? «Non penso che la domenica di Pasqua di circa 2.000 anni fa ci fosse il proprio Fuoco Santo che ho analizzato, ma qualcosa di molto simile a questo, un’energia ignota alla scienza. Oggi un fuoco così freddo si può produrre solo in laboratorio. Questo tipo di energia ha probabilmente prodotto l’immagine corporea. Bisogna anche tener presente che la Sacra Sindone, a contatto con il corpo, s’impregnò del sangue che fuoriusciva ancora dalle ferite. Queste ferite sono perfettamente decalcate, senza la minima sbavatura. Ciò indica che non si è verificato alcuno strisciamento fra corpo e lenzuolo e dunque nessuno movimentò il cadavere di Gesù sulla Sacra Sindone. Per questo sono convinto che il corpo di Cristo sia rimasto sul luogo dell’unzione senza essere spostato nella cella attigua. Inoltre, esso non subì la decomposizione che inizia circa 40 ore dopo la morte, perché nella Sacra Sindone non c’è traccia, in corrispondenza degli orifizi come naso e bocca, dei gas di putrefazione che, essendo molto reattivi, avrebbero macchiato il tessuto. Ciò significa che il corpo di Gesù uscì dalla Sindone dopo non più di 40 ore, nel giorno di Pasqua. Ma come uscì?».Come uscì?«Stando nell’ambito scientifico, non le so rispondere, perché la risposta non c’è. Se invece facciamo riferimento alle Scritture, ossia che Gesù, nel giorno di Pasqua, risorse, abbiamo una spiegazione non scientifica. Risorgendo, divenne materialmente trasparente e uscì dal lenzuolo, che si afflosciò. Quando l’apostolo Giovanni entrò nel sepolcro e osservò la disposizione del telo, “vide e credette” nella Resurrezione. Il sudario era ancora avvolgente la testa, che non c’era. Questa energia della Resurrezione, molto probabilmente, irrigidì il sudario impregnato di sostanze antputride, nella posizione ancora avvolgente la testa».Trasparenza significa smaterializzazione?«Qualcuno lo sostiene, facendo riferimento all’antimateria o ad altre dimensioni. Sarei più cauto. Gesù divenne trasparente rispetto alla materia e questa trasparenza gli ha permesso di attraversare la Sacra Sindone senza manometterla in qualsiasi modo». Ma può essere stato visibile all’occhio umano?«Non c’erano testimoni. Possiamo far riferimento alla testimonianza dell’apostolo Giovanni. Scrisse che poi Gesù apparve quando gli apostoli erano nel Cenacolo, a porte chiuse, la domenica di Pasqua e quella successiva. Infatti, questo corpo glorioso e luminoso di Gesù attraversò la parete e ritornò a essere un corpo umano all’interno del Cenacolo, cenando con gli apostoli per dimostrare la sua fisicità».Gesù potrebbe aver attraversato la pietra che sigillava il sepolcro? «Ricordiamoci del forte terremoto che potrebbe aver spostato la pietra. Ma il corpo glorioso di Gesù poteva passare attraverso la materia. Io parlo di trasparenza della materia, che è un’ipotesi fuori dalla scienza, non riproducibile in laboratorio. Tuttavia, ritengo che, se a un corpo materiale forniamo un’intensa energia, essa può permettere di far muovere le particelle all’interno e vincere le forze interatomiche tra protoni, neutroni ed elettroni, che impediscono il passaggio della materia». Energia, ossia luce?«Questi fenomeni miracolosi sono legati alla luce. Anche la nascita di Gesù è descritta dai vari mistici, in epoche e luoghi diversi, come un’intensissima luce che accompagna il passaggio verginale di Gesù attraverso il corpo di Maria. Dunque, ciò che vediamo sulla Sacra Sindone, può essere anche trasposto alla nascita verginale di Gesù e quindi anche al dogma di fede di Maria Vergine». Pertanto, la nascita di Gesù non è derivata da un parto normale?«No, questo lo afferma un dogma e la Sacra Sindone lo conferma. Nel 2007 la Madonna di Guadalupe, alla fine della messa in ricordo dei bambini abortiti, manifestò, proprio in corrispondenza del grembo, una luce molto intensa, fotografata da molti».Lei sostiene che il passaggio di Gesù dal corpo umano a quello glorioso sarebbe stato un fenomeno reversibile. Dopo aver riassunto le consuete sembianze, cosa potrebbe essere accaduto? «Lo deduco dal Vangelo di Giovanni, che è molto sintetico: dopo la Resurrezione tornò a essere un corpo normale nel Cenacolo. Per maggiori dettagli bisogna ricorrere ai mistici». Lei ha approfondito le ricerche sulla radioattività sulla Sindone. «La Sindone è selettivamente radioattiva. In alcune aree lo è di più e, in altre, di meno. Il sangue che contiene ha una radioattività intrinseca molto superiore rispetto a qualsiasi sangue umano. Alcuni mistici dicono di aver visto il corpo glorioso di Gesù con tutte le ferite, da cui usciva una luce intensa, forse legata alla radioattività». La nota analisi britannica sulla Sindone del 1988 affermava che la Sindone non sarebbe autentica, collocandola in epoca medievale, ma… «Ora anche i raggi X confermano che la Sindone è del I secolo dopo Cristo. Tuttavia, il fatto che quello studio abbia misurato una quantità anomala di carbonio 14 potrebbe essere la prova scientifica della resurrezione». E se questa prova fosse convalidata dalla scienza, gli uomini, come l’apostolo Giovanni, crederebbero e cambierebbero? «Io sono sicuro che la Sacra Sindone abbia avvolto il corpo di Gesù Cristo, anche se la prova scientifica certa non c’è. Esistono centinaia d’indizi che portano a questa conclusione. Tuttavia, c’è sempre un piccolo spazio per poter dubitare. Secondo me, questa è la vera prova dell’autenticità della Sacra Sindone. Perché sappiamo che Dio si propone ma non s’impone e ci lascia il libero arbitrio. Quindi ci dà 99 chiari indizi ma, per il centesimo, l’ultimo passo dobbiamo farlo noi».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)