2025-06-28
Gaetano Aloisio: «La sartoria rappresenta il vero lusso etico»
Il maestro che veste reali e capi di Stato: «Ho iniziato a 9 anni nel laboratorio di mio padre. Ho uno stile essenziale, l’eleganza non ha bisogno di gridare. L’abito su misura è un simbolo di autorevolezza, ogni capo deve essere un’estensione della personalità».Nel silenzio ovattato del suo atelier, Gaetano Aloisio osserva un tessuto con la stessa concentrazione di un pittore davanti alla tela. Le mani scorrono morbide sulla lana pregiata, gli occhi valutano la luce, la texture, il potenziale. In quel gesto si racchiude una vita intera dedicata all’arte sartoriale. Un’arte che per lui non è solo mestiere, ma vocazione, disciplina e identità. Negli anni, quella dedizione lo ha portato lontano. Da Roma a Zurigo, fino ai grandi palazzi istituzionali e reali d’Europa. Gaetano Aloisio è diventato il sarto dei capi di Stato, degli uomini d’affari, di chi cerca non solo un abito, ma un simbolo. «Il mio stile? Essenziale, preciso, sobrio. L’eleganza non ha bisogno di gridare». Maestro Aloisio, ci racconta come è iniziata la sua carriera nel mondo della sartoria?«Ho iniziato da bambino. Avevo appena 9 anni quando ho cominciato a lavorare nel laboratorio di mio padre. Non era un gioco, era un lavoro vero. Ma a me sembrava magia. Già a 14 anni ero capace di realizzare un abito completo. Nessuna scorciatoia, nessun compromesso: solo l’impegno quotidiano, lo studio costante, la ricerca della perfezione. La strada era segnata: non avrei potuto fare altro nella mia vita».Qual è stato il momento di svolta nella sua carriera internazionale?«Negli anni Novanta ho avuto l’opportunità di trasferirmi a Zurigo e da lì il mio stile ha cominciato ad attirare clienti internazionali, tra cui personalità del mondo politico ed economico. Il vero punto di svolta è arrivato quando ho cominciato a vestire capi di Stato e membri delle famiglie reali: l’abito su misura è diventato non solo un simbolo di eleganza, ma anche di autorevolezza».Come definirebbe oggi lo stile Aloisio?«È uno stile che unisce la tradizione sartoriale italiana alla ricerca della perfezione nel dettaglio. Linee pulite, tagli netti, materiali pregiati. Ogni capo deve essere un’estensione della personalità di chi lo indossa. La mia firma è la discrezione dell’eccellenza».In questi giorni si celebrano i 450 anni dell’Accademia nazionale dei sartori di cui lei è presidente: quale missione si è posto?«La mia priorità è stata riportare l’Accademia al centro del dibattito culturale sulla sartoria. Abbiamo lavorato per creare una vera e propria scuola di eccellenza, che forma i giovani con un metodo rigoroso ma creativo. Il mio obiettivo è tutelare e tramandare un sapere antico che rischia di andare perduto».Che cosa rappresenta oggi l’Antica accademia nel panorama sartoriale italiano?«È la custode della tradizione sartoriale italiana. Fondata nel 1575, è l’istituzione che più di ogni altra può testimoniare la continuità tra passato e presente nella nostra arte. Oggi è un laboratorio culturale che dialoga con il design, la moda e l’artigianato del futuro».Lei è anche presidente della Federazione mondiale dei maestri sarti. Che ruolo ha questa istituzione a livello globale?«La Federazione è un punto di riferimento per tutti i sarti del mondo. Promuove lo scambio tra scuole sartoriali, tutela le tradizioni locali e valorizza l’eccellenza artigiana. La mia visione è quella di una sartoria globale, in cui le radici si fondono con l’innovazione».Stile sartoriale 2025 è l’importante evento romano che vede partner importanti quali il lanificio Vitale Barberis Canonico, sponsor della scuola dell’Accademia nazionale dei sartori, e Gruppo Piacenza che sostiene il premio Forbici d’oro. Un’occasione per i giovani?«Senza dubbio. Stile sartoriale custodisce un valore immutabile, quello della sartoria come patrimonio culturale, professionale e umano del nostro Paese. Un’arte antica che racconta storie di dedizione, di bellezza e di umanità. Un’arte che oggi più che mai merita di essere protetta e rilanciata con lo sguardo rivolto al futuro».Quali sfide affronta oggi il mestiere del sarto su misura?«Le sfide sono molte: la concorrenza del fast fashion, la perdita di competenze artigianali, la scarsa attenzione dei giovani verso i mestieri manuali. Ma c’è anche una nuova consapevolezza: la sartoria rappresenta oggi una forma di lusso etico, sostenibile, unico. Questo è il nostro punto di forza».Cosa consiglia a un giovane che vuole intraprendere la strada della sartoria?«Passione, disciplina e tanta umiltà. Bisogna imparare osservando, ascoltando e sbagliando. E, soprattutto, non avere fretta. La sartoria è un’arte che richiede tempo, dedizione e rispetto».C’è un abito che ricorda con particolare orgoglio?«Sì, l’abito che ho realizzato per un capo di Stato in occasione di un vertice internazionale. Era un momento cruciale per il suo Paese e sapere che si affidava a me per rappresentare anche visivamente la propria autorevolezza è stato motivo di grande orgoglio».Qual è il futuro della sartoria secondo Gaetano Aloisio?«Il futuro è nell’equilibrio tra tradizione e innovazione. I sarti del domani dovranno conoscere le tecniche del passato ma anche saper usare le nuove tecnologie. L’artigianato non è statico: evolve. E finché ci sarà qualcuno capace di cucire con amore e precisione, la sartoria avrà sempre un futuro. La sartoria non morirà mai finché ci sarà qualcuno disposto a cucire con amore. Il futuro sarà l’incontro tra tecnica antica e innovazione. Ma alla base ci sarà sempre la mano dell’uomo. E il cuore».
La leggendaria bacchetta svela le ragioni che l’hanno portato a fondare una vera e propria Accademia per direttori d’orchestra, che dal 2015 gira il mondo per non disperdere quel patrimonio di conoscenze sul repertorio operistico che ha ereditato dai giganti della scuola italiana.
Ll’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti (Ansa). Nel riquadro la copertina del numero di «Panorama» da oggi in edicola