2024-09-29
«I nostri capi sono sofisticati ma accessibili»
Federico Ballandi, amministratore unico dell’azienda leader nel settore della moda italiana
Il fondatore di Kontatto: «La nuova collezione combina elementi classici e dettagli contemporanei. È concepita per clienti attente alle tendenze, come i completi tricot accompagnati da shorts e gonne di paillettes e i pantaloni a palazzo indossati con gilet oversize».Una grande K sul pavimento bianco del Palazzo del Ghiaccio è diventata la passerella di Kontatto, il brand di cui Federico Ballandi è fondatore dal 1995 e oggi amministratore unico. La scenografia, pulita e lineare, ha fatto anche da sfondo a installazioni di importanti opere d’arte, altra grande passione dell’imprenditore che, per il suo debutto milanese, ha voluto dare una immediata impronta sia del marchio di Bologna che della filosofia che ci sta dietro fatta di idee e creatività scaturite da quella factory, composta dai tanti giovani che lavorano nell’ufficio stile e non solo, che il patron cita costantemente. «Ho voluto puntare sulla contemporaneità anche nell’ambientazione», spiega Ballandi alla Verità. Nulla è lasciato al caso, basta avere tra le mani il biglietto d’invito. «Per celebrare questo importante evento internazionale, ho chiesto al noto artista Alessandro Brighetti di realizzare un’opera d’arte ad hoc, diventata successivamente l’invito ufficiale allo show. Ne è uscito un disegno a tiratura limitata: gambe di donna rovesciate che terminano con due piume, simbolo di leggerezza». Una decina di sfilate anche in grandi città come Bologna e Venezia, ora Milano. «È una tappa importante, direi obbligatoria per chi fa moda. L’anno prossimo festeggeremo i 30 anni, anche quello sarà un momento topico. Milano è, senza dubbio, capitale della moda a livello globale, dovevamo esserci e la scelta è caduta su una delle stagioni fondamentali, quella dell’autunno inverno, per una azienda come la nostra la cui colonna portante è la maglieria». Quella maglieria a contatto con la pelle... «Esatto, il nostro nome vuole proprio significare quanto i capi si possano davvero apprezzare quando una donna se li sente addosso. È la nostra vocazione originaria». Siete cambiati nel tempo? «Siamo sempre quelli che usano tanto il colore, tanta maglieria, sempre attenti alla qualità, ai prezzi. Se c’è un futuro è quello di una moda veloce ma di qualità. La donna che entra in un negozio è preparata e sa cosa vuole. Il bravo venditore porta la cliente ad acquistare il total look. Alle mie collaboratrici raccomando di far provare. Il rapporto umano lo vorrei sempre più, bisogna tornare alla cliente coccolata». Spesso si associa il pronto moda, quale è Kontatto, a una moda di poco valore. «Ma non è così, bisogna sovvertire certi luoghi comuni. Contrariamente ai cicli di moda tradizionali, caratterizzati da lunghe attese e produzioni distanti, il pronto moda offre un approccio più dinamico e immediato. Le collezioni vengono progettate, prodotte e distribuite in tempi rapidi, rispondendo con prontezza alle richieste del mercato e alle tendenze emergenti. Questa rapidità e flessibilità rispondono alle esigenze di un mondo della moda in continuo cambiamento, dove i consumatori cercano novità e accessibilità». Le vostre collezioni, in effetti, dimostrano tutto questo. «Il pronto moda può essere non solo veloce, ma anche stilisticamente sofisticato e sostenibile, per l’uso di materiali eco-friendly e pratiche produttive responsabili, contribuendo a un cambiamento positivo nel settore della moda. Inoltre, la moda di Kontatto si distingue per la sua inclusività. Le collezioni sono pensate per essere accessibili a tutti, superando le barriere tradizionali del settore e promuovendo una moda che celebra la diversità e l’individualità. Questo approccio non solo risponde alle esigenze di un pubblico sempre più variegato, ma contribuisce anche a una visione più equa e rappresentativa della moda». Le proposte di Kontatto seguono stilemi ben precisi? «Sono unite sotto il segno della creatività, dell’innovazione e della sostenibilità, raccontano una moda proiettata verso il domani, ma radicata in una solida tradizione. Ogni collezione porta con sé una propria identità stilistica, con l’obiettivo di affermare un nuovo modo di pensare la moda: etico, responsabile e al passo con i tempi». E la collezione presentata a Milano? «Prosegue la tradizione di eccellenza sartoriale e innovazione creativa, mantenendo il suo stile audace e alternativo, che combina elementi classici e dettagli contemporanei. Ogni capo è una dichiarazione di stile, concepito per una clientela sofisticata e attenta alle tendenze. Come i completi tricot che si accompagnano a shorts e gonne dritte di paillettes, sottovesti sensuali rifinite con il pizzo portate con maglie di lana mohair, pantaloni a palazzo indossati con gilet e giacche oversize, gonne in raso e plissettate, eco-pellicce». Quartier generale Bologna.«Cuore a Bologna e vocazione internazionale. Abbiamo chiuso il 2023 con 22 milioni di euro di fatturato, consolidando i risultati degli anni precedenti. Siamo presenti in tutta Italia e all’estero, grazie a una forte e capillare rete distributiva. Ora puntiamo sull’ampliamento in nuovi mercati internazionali».È questo il modo per uscire dalla crisi che sta colpendo il settore della moda? «Il nostro percorso è sempre andato in crescita, collezione dopo collezione ci siamo sentiti più forti e le vendite ci hanno dato ragione. Molti sono i buyer esteri che arrivano da noi. Con il solo mercato italiano non si potrebbe stare in piedi, nulla funzionerebbe. Siamo appena usciti dal Who’s Next di Parigi con un feedback positivo, tanti clienti internazionali. Farsi vedere alle manifestazioni fieristiche fa molto bene, non ci si deve mai fermare. All’estero, in particolare in Europa, siamo molto conosciuti e le online vanno bene. Il made in Italy è sempre stato un valore aggiunto. Non possiamo permetterci di perderlo e sarebbe solo colpa nostra. La burocrazia non deve fermare le iniziative, la creatività, non possiamo essere bloccati. Abbiamo bisogno di lavorare in libertà».
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