2025-08-18
«Lidi con meno clienti? La colpa va a decenni di erosione dei salari»
Fabrizio Licordari (Imagoeconomica)
Il presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari: «Il potere d’acquisto degli italiani è crollato con l’euro. Ora, complice la guerra, tagliano le spese».Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, come sta andando questa stagione sulle spiagge italiane? A giudicare dalla difficoltà nel contattarla presumo che in queste ore abbiate molto da fare…«Fino ad oggi preoccupante. Sia per quanto riguarda la prima settimana di agosto sia per i mesi di giugno e luglio. Non abbiamo avuto le presenze che aspettavamo e che erano tipiche degli anni passati, soprattutto durante la settimana. Ho sentito alcune spiegazioni secondo cui le abitudini degli italiani sarebbero cambiate».Non la convincono?«Cambiamenti di abitudini non li escludo. Ma data l’ampiezza e la profondità dell’offerta nel comparto turistico dovremmo registrare movimenti anche in senso opposto. Non solo dal mare verso la montagna, ma anche viceversa. La causa principale è il crollo del potere di acquisto, eroso da decenni di politiche fiscali e monetarie. Dall’introduzione dell’euro, i salari degli italiani sono rimasti sostanzialmente fermi, mentre il costo della vita è salito costantemente. Questo ha costretto milioni di famiglie a tagliare le spese «discrezionali» come appunto quella delle vacanze. Se poi ci metti la guerra e le sanzioni, piove sul bagnato. Se il gas non ti arriva più attraverso un tubo, che è il modo più naturale, ma in forma liquida con le navi, il prezzo dell’energia ne risente. Gli italiani hanno paura ad aprire la bolletta quando viene recapitata. Nel frattempo, i mutui sono aumentati. In questi giorni, tra Ferragosto e la domenica, abbiamo più persone ovviamente. Ma non è una giornata particolarmente affollata».Giornali e tv dicono che i prezzi che praticate per lettini e ombrelloni siano esosi…«Inizialmente pensavo fosse la solita polemica nostrana. Cui siamo purtroppo abituati. Ma il campanello d’allarme è suonato nel momento in cui sono stato contattato da tv e giornali stranieri. Purtroppo, la forza mediatica con cui si è sostenuto che le spiagge italiane sono vuote a causa dei prezzi elevati ha creato leggende. Fuori dai nostri confini si comincia a ritenere che le spiagge italiane siano inavvicinabili a causa dei prezzi esosi. Essere intervistati dalla tv Svizzera, dal Time, dal New York Times e ora dalla televisione tedesca, dimostra che la credenza gira. Se c’era qualcuno che ancora non aveva prenotato e pensava di muoversi nei prossimi giorni o a settembre, leggendo e sentendo queste cose può essere che cambi idea».Come si ribatte a queste accuse?«Faccio una considerazione banale ma necessaria. I prezzi degli stabilimenti balneari sono come quelli degli alberghi o dei campeggi. Sono cifre che variano. C’è un’offerta per tutte le tasche e la gente può scegliere. Puoi optare per servizi di alta gamma con costi importanti, oppure per servizi più decorosi a un prezzo più abbordabile. La forbice di prezzi è elevatissima. Quello che non capisco è perché puntano il fucile addosso a noi».Forse si punta all’applicazione della direttiva Bolkestein a tappe forzate?«La narrazione mira a renderci sempre più antipatici come categoria. Siamo il capro espiatorio per spiegare una crisi dei consumi. Una situazione che si trascina con tanti governi. Non responsabilizzo certo quello attuale. Nessun esecutivo gode nel perdere consensi. Tutt’altro cerca di acquisirne. Quanto alla Bolkestein, poi… Il decreto del governo purtroppo non è andato nella direzione degli impegni elettorali assunti. Io sono molto moderato nei toni e nelle proposte. Ma la categoria che rappresento si sente tradita. E faccio fatica a dar loro torto. È stata fatta una campagna elettorale parlando di esproprio, che poi non sarebbe neanche corretto parlare di esproprio».In che senso?«Con l’istituto dell’esproprio vieni almeno indennizzato. E si dà luogo a questa forzatura per costruire ad esempio opere di pubblica utilità. Noi qui veniamo invece privati delle nostre aziende. Senza un centesimo. E vengono assegnate ad altri investitori. Senza riconoscere neppure l’avviamento commerciale. Noi abbiamo dato totale fiducia a questo governo. La maggioranza ha fatto una campagna aggressiva sul nostro tema, convincendo la nostra categoria a darle pieno appoggio. Però, quando si è trattato di fare delle scelte, il nostro governo non ha saputo opporsi ai diktat della Commissione europea. Ogni proposta italiana viene sistematicamente bocciata. Sa cosa penso?».Che cosa?«Che al di là delle buone intenzioni il nostro dossier sia stato sacrificato in cambio di altro. E, con la nomina di un vicepresidente esecutivo targato Fratelli d’Italia in Commissione, è addirittura calato il sipario. La nostra categoria si sente tradita. E sottolineo che lo stesso Bolkestein ha ribadito che la sua direttiva non si può applicare alle spiagge. Queste sono beni. Non servizi».L’argomento è che fino ad oggi avete pagato canoni irrisori…«Non si può fare di tutta l’erba un fascio: pensano di fare un’analisi seria del conto economico con questi argomenti? Lo sanno che se noleggi un ombrellone e due sdraie paghi un’Iva del 22%?».Come ovunque…«No. Non come ovunque. Mediamente l’Iva si aggira al 10% se soggiorni in un albergo o se vai al ristorante».Come se lo stato applicasse un canone fisso basso e un canone variabile più alto sul fatturato. «E paghiamo le classiche imposte patrimoniali sulle pertinenze immobiliari. Quindi sono nostre solo se c’è da pagare? E quando vanno a gara però se le prende qualcun altro? Ci sentiamo traditi. E siamo amareggiati. Anche perché il governo italiano aveva inizialmente imboccato la strada giusta».E quale era la strada giusta? Spieghiamola.«La spiego. Durante la conferenza stampa di inizio anno con i giornalisti, il presidente Giorgia Meloni ha spiegato che la direttiva si implementa solo se la risorsa è scarsa e che bisognava applicarla correttamente. Dopo questa dichiarazione, il governo ha istituito un tavolo tecnico per determinare la quantità della risorsa, cioè se fosse scarsa o meno. Gli articoli 11 e 12 della direttiva sono semplici da capire. L’articolo 11 dice che le autorizzazioni rilasciate ai prestatori di servizi non hanno una durata limitata. L’articolo 12, l’eccezione, inizia con il termine «qualora». E dice che «qualora» la risorsa sia scarsa, allora si fanno le gare. Per stabilire se la risorsa è scarsa, si è fatta una ricognizione del territorio. Il risultato è sorprendente: il 33% delle coste italiane è occupato, mentre il 67% è libero».I critici vi dicono che avete considerato anche gli scogli. Spazi non sfruttabili commercialmente.«Il dato ha spiazzato tutti. Secondo l’immaginario collettivo le spiagge sono tutte occupate. La Commissione europea è stata colta di sorpresa. Anzi diamo un nome e un cognome a chi lavora nell’ombra contro la nostra categoria. Il funzionario Ue Salvatore D’Acunto. Uno dei tanti ometti che vivono in quelle stanzette grigie a Bruxelles e che con la loro burocrazia fanno il bello e il cattivo tempo. Si sono inventati che la risorsa deve essere considerata in modo «qualitativo» e non quantitativo, per contestare il dato numerico. D’Acunto deve ancora spiegarci cosa vuol dire «qualitativo». Abbiamo prodotto un dossier fotografico che mostra come molti stabilimenti balneari in Italia, sia al mare che sui laghi, siano stati costruiti in luoghi inaccessibili come scogliere e palafitte. Territori che sarebbero rimasti abbandonati e improduttivi senza l’impegno di un imprenditore. Se un olandese volesse creare una nuova azienda, dovrebbe prendersi un pezzo di costa non valorizzato e fare i suoi investimenti, invece di rubare l’azienda di un italiano».Chiaro…«La nostra esortazione al governo è di riappropriarsi del tavolo della mappatura e far valere il dato reale. La mappatura non era ancora completa, perché non avevamo considerato i laghi e i fiumi, dove ci sono anche stabilimenti balneari. Ci sono stabilimenti bellissimi su laghi in Piemonte e in altre zone».Ora si va a gara in ordine sparso.«A Jesolo, ad esempio, tanti stabilimenti hanno perso il bando e sono stati mandati via senza neanche un euro. Hanno cambiato il lucchetto. È successo anche a Lavagna, Chiavari e Imperia. La legge oggi non dice che le concessioni sono prorogate al 2027, ma dice che entro il 2027 i comuni devono fare le gare. Ogni comune inventa il suo bando, con parametri e durate diversi».Ma qui il governo potrebbe mettere dei parametri che magari valorizzano l’esperienza del gestore uscente nella gara.«Abbiamo l’Europa che ci ostacola. Matteo Salvini ha proposto un decreto in Europa, che non è ottimale ma è meglio di un “calcio nella schiena”. Il ministero di Salvini ha lavorato in modo assiduo per produrre i dati della mappatura. Ma la sua proposta è stata di nuovo bocciata dalla Commissione».È a conoscenza del fatto che ai suoi colleghi della Versilia stanno arrivando manifestazioni di interesse via email per acquisire le aziende in vista delle gare. Sembra un controsenso. Perché non aspettano l’asta?«Società strutturate e capitalizzate. Hanno uffici centralizzati per partecipare le gare. Una di queste, quella di cui parla, con vicissitudini giudiziarie legate al comparto gestione mense. Fanno offerte folli in asta. E quella email è un trabocchetto. Nessuno deve caderci».Perché?«Con la scusa dell’offerta fanno la due diligence di prassi, vedono i veri numeri dell’azienda che poi non comprano. Ma così si fanno un’idea dell’attività in vista delle gare. Una condotta sleale, spudorata e sfacciata. Vogliono prenderci per i fondelli e fregarci».
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)