
Prove contrastanti sul trasferimento delle quote di Lionrock Faro della Procura? Ecco cosa rischia il club. Svolta in Vigilanza.Possibile che il fondo Lionrock, che risultava proprietario di una quota pari al 31,05% dell’Inter, non abbia battuto ciglio quando una settimana fa, Oaktree, forte del mancato pagamento di un bond da 275 milioni, ha escusso il pegno che vantava e si è preso il 100% della società nerazzurra? Da questa domanda elementare (è evaporato un asset da circa 400 milioni) sono partiti i sospetti. Sospetti avvalorati da comunicati ufficiali e fonti riprese da due delle principali agenzie internazionali (Reuters e Bloomberg) e dalla stessa Inter. Le agenzie hanno riportato le dichiarazioni di un portavoce di Lionrock che evidenziava come il fondo «non avesse più interessi finanziari nel club dal 2021 (data della sottoscrizione del bond da 275 milioni con Oaktree)». Mentre la società nerazzurra nei giorni del passaggio di proprietà chiariva che Great Horizon (la società di Zhang che controllava il 68,55% dell’Inter) e alla quale era legato il bond aveva già rilevato le quote di Lionrock e quindi che attraverso l’escussione Oaktree si era assicurata tutta l’Inter. Fin qui più che un giallo sembrerebbe una situazione abbastanza chiara: il fondo asiatico non era più presente nell’azionariato dell’Inter da tempo e quindi non aveva nulla da perdere dal mancato pagamento del bond e dal passaggio dell’Inter a Oaktree. E invece non è cosi. In tutti i comunicati ufficiali degli ultimi anni, a partire dai prospetti informativi dei bond, per arrivare fino ai verbali delle varie assemblee (anche quelle della International Sports Capital, la holding alle Cayman controllata dallo stesso Lionrock e utilizzata per acquisire una quota dell’Inter) risultava che il fondo asiatico fosse ancora il secondo azionista dell’Inter. Due verità inconciliabili. E proprio per questo, per fare chiarezza, sarebbe bene che si iniziasse ad accendere un faro. Partendo dai pochi fatti di cui possiamo essere certi. Da un lato alla Verità risulta che l’Inter non abbia comunicato nessun cambiamento nell’assetto proprietario alla Figc e dall’altro che al momento non ci sia nessun procedimento aperto da parte della stessa federazione. Stessa tranquillità traspare lato Oaktree.Potrebbe essere utile se la Procura federale aprisse un fascicolo prendere visione dei bilanci della Ocm Luxembourg Sunshine Sarl, il veicolo attraverso il quale Oaktree ha escusso il pegno e nel quale non c’è alcun cenno di Lionrock e si parla solo del credito vantato nei confronti della Grand Tower Sarl (la lussemburgehese che faceva capo a Suninig). Oppure andare a rileggere un articolo pubblicato da Panorama nel mese di gennaio del 2024, dove si evidenziavano le prime ombre sul fondo. Si sottolineava per esempio che la Gazzetta Ufficiale delle Isole Cayman nel pubblicare l’elenco delle società che dal 31 gennaio sarebbero state cancellate dal registro delle imprese citava anche la Lionrok Zuqiu Limited e la Lionrock Zuqiu Lp, cioè le scatole create per acquistare il 31% dell’Inter. Motivo? O le società non sono più operative o non hanno rispettato gli obblighi di legge che le impongono di pagare un imposta di poche centinaia di dollari.Nello stesso articolo veniva evidenziato che alcuni privati avevano investito in Lionrock (tra questi nel 2019 anche l’italiano Mauro Ajani, numero uno di Cosmo Pharmaceuticals) uscendo nel 2021 con un ricco incasso di circa il 25% rispetto alla «puntata» iniziale di 2 milioni. Insomma, motivi di sospetto ce n’erano già da qualche mese, ma nessuno ha mosso un dito. E qui veniamo alla domanda delle domande: cosa rischia l’Inter? Bisogna far riferimento alle norme organizzative interne federali (Noif) e soprattutto agli articoli 15 e 20 in base ai quali all’atto dell’affiliazione le società sono tenute ad inoltrare alla Figc un estratto notarile del libro soci. Sono altresì tenute a comunicare ogni mutamento nella loro partecipazione. Motivo? Bisogna dare la possibilità alla federazione di controllare i requisiti di onorabilità e di solidità finanziaria e l’assenza di conflitti di interesse con le proprietà di altri club. In caso di violazioni le sanzioni partono dall’ammenda e possono arrivare ai punti di penalizzazione, ma tutto dipende se gli inadempimenti vengono considerati colposi o dolosi. Nel secondo caso (se per esempio si vuol nascondere una doppia partecipazione in club della stessa serie) la situazione potrebbe aggravarsi. Curioso, che tutto questo succeda mentre c’è un terremoto in Covisoc. O forse ne è in parte la conseguenza? A pochi giorni dal via libera del cdm alla nascita di un authority governativa per il controllo dei bilanci delle società professionistiche, la Commissione di vigilanza interna alla Figc dice addio al presidente Germana Panzironi (presidente Tar Abruzzo) e a tre suoi membri che lasciano in polemica, «sono venute meno condizioni per operare», creando un vulnus non da poco, visto che da fine maggio a metà giugno si apre la sessione di valutazione per l’ammissione dei club alla prossima serie A. Per questo motivo si è tenuto ieri un vertice al ministero dello Sport che ha deciso il commissariamento della stessa Covisoc. Spetterà al commissario ad acta, quindi, guidare questa fase assai delicata seguendo i criteri indicati per la nuova authority governativa. Un primo passo per quello che poi secondo qualcuno potrebbe trasformarsi in un commissariamento di tutta la Figc.
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