2022-09-16
Saranno intelligenti, ma scrivono coi piedi
Paola Pisano (Imagoeconomica)
I due software usati per elaborare l’articolo sul «Corriere» (con la supervisione di un ex ministro grillino) si sono rivelati un disastro. Hanno prodotto un testo incomprensibile e senza anima. È la dimostrazione che il cervello umano non è sostituibile con un robot.«In questo testo le parti in grassetto sono scritte interamente dall’intelligenza artificiale». Evidentemente le intelligenze umane di 350 giornalisti non sono sufficienti e dunque il Corriere della Sera nell’edizione di ieri ha affidato un commento all’intelligenza artificiale, la quale intelligenza è poi talmente intelligente da servirsi per la stesura definitiva di un ex ministro grillino. Non essendo disponibile Danilo Toninelli (troppa intelligenza?) tocca accontentarsi di Paola Pisano, già responsabile della digitalizzazione nel governo Conte. Ne viene fuori un articolo a quattro mani (o meglio due mani e due software) e in cui si susseguono: a) parti in grassetto scritte dall’intelligenza artificiale; b) parti in corsivo scritte dall’intelligenza grillina; c) parti in corsivo che sono «prodotte dal sistema ma revisionate». Il risultato è un testo che in teoria dovrebbe essere molto intelligente ma in pratica è solo poco intellegibile. In effetti, non si capisce una beata mazza.Da quel poco che si riesce a intuire, ci sembra di poter confermare che, intanto, l’intelligenza artificiale siano almeno due (una che scrive e una che legge? Come i carabinieri delle barzellette?). Infatti, per produrre questo capolavoro del giornalismo (altro che Indro Montanelli e Egisto Corradi), sono state applicate «due tra le applicazioni di foundation model più promettenti» e cioè «la Gpt-3 e la Dall-E2», che sono allenate «su un dataset di oltre dieci miliardi di parole e frasi» e perciò «stanno diventando una tecnologia general purpose». Tutto chiaro, no? Il foundation model, il dataset e il general purpose. E meno male che sono tra le applicazioni «più promettenti»: quelle meno promettenti che cosa producono? Testi in sanscrito? Geroglifici egizi? «Le ricadute sono molteplici», chiosa l’intelligenza questa volta umana (troppo umana) del ministro grillino. E, in effetti, di cadute se ne vedono molte. A cominciare da quella della lingua italiana. Una caduta mortale. Paola Pisano non ha avuto molta fortuna nella sua breve carriera politica. Come assessore alla digitalizzazione del Comune di Torino fece comprare dei costosissimi robot che di fatto non vennero mai usati mentre le code all’anagrafe continuavano ad aumentare. Come ministro ha lasciato un’unica traccia nelle interrogazioni parlamentari che l’accusavano di conflitto d’interessi per la partecipazione di suo marito alle aziende che lavoravano per la digitalizzazione del Paese. A questo punto viene una domanda: ma tutta questa intelligenza artificiale non poteva utilizzarla per combinare qualcosa di buono quando aveva incarichi pubblici? Perché non ci ha dato una dimostrazione della sua efficienza per esempio facendo funzionare l’anagrafe di Torino? O risolvendo qualche impedimento burocratico ministeriale? Niente: negli incarichi pubblici tutta quest’intelligenza artificiale non s’è mai vista. E nemmeno quella umana, per la verità.Ora, però, l’ex ministro decide di utilizzare l’intelligenza artificiale per scrivere un articolo. E anche se il testo finisce in pagina niente meno che sul Corriere della Sera non è che sia molto rassicurante sull’efficacia della medesima. Leggiamo. «Questo articolo è stato scritto insieme con l’intelligenza artificiale Gpt-3» (e Dall-E2? Che ha fatto? Messa in castigo?) perché è arrivato il momento per «noi lavoratori» (noi chi? Computer? Umani? Umanoidi?) di cogliere l’«opportunità di superare alcune barriere». In pratica «scrittori, sceneggiatori, giornalisti, programmatori, illustratori, pittori, artisti, grafici, e fotografi cambieranno il loro modo di lavorare» lasciando spazio agli automi in ogni campo «dalla sanità all’ambiente all’educazione fino all’arte». Nota bene: l’ultima frase prodotta, pur non essendo particolarmente complessa, è in corsivo perché l’intelligenza artificiale ha avuto bisogno della revisione dell’intelligenza grillina. Il che, detto con tutto il rispetto, non depone a favore del genio di Gpt-3.Ora io non so se l’idea dell’ex ministro e del Corriere sia quella di avere giornali film e quadri interamente prodotti dall’intelligenza artificiale togliendo così di mezzo la fastidiosa presenza umana di giornalisti, sceneggiatori e pittori. Non so se questo intendano per «superare alcune barriere». Ma di certo la tendenza a sostituire progressivamente gli uomini con i robot esiste eccome. Anche se i risultati non sono stati finora esaltanti. Una società immobiliare che aveva affidato all’intelligenza artificiale la trattativa sulle case da acquistare qualche tempo fa, per esempio, ha dovuto lasciare a casa 2.000 dipendenti: «Il computer ha sbagliato», hanno spiegato. L’intelligenza artificiale usata dal sistema sanitario americano per gestire i pazienti «ad alto rischio» si era dimenticata, come rivelò uno studio di Science, delle persone di colore: considerava solo i bianchi. E quando Microsoft presentò un robot per rispondere come fosse una persona vera alle mail ricevute, beh, si ritrovò una serie di insulti e slogan razzisti che costrinsero la società a interrompere subito l’esperimento con somma vergogna.Ora anche l’articolo pubblicato sul Corriere sembra una conferma del rischio che si corre ad affidarsi a Gipitire, Dalledue e altri «foundation model». Per carità: di errori ne commettiamo anche noi umani. E spesso il nostro stile ha cadute e ricadute anche peggiori di quelli delle applicazioni tecnologiche. Ce ne scusiamo, ovviamente. Ma vorremmo ostinatamente provare a difendere quel poco di umano che ci resta sotto la dittatura tecnologica. E perciò, se permettete, vorremmo chiudere l’articolo senza grassetto e senza corsivo della minuscola intelligenza artificiale, ma con IL MAIUSCOLO DELL’UNICA INTELLIGENZA POSSIBILE. UN’INTELLIGENZA RIVOLUZIONARIA IN QUANTO REAZIONARIA. UN’INTELLIGENZA CHE NON HA ALTRA FOUNDATION MODEL CHE IL BUON SENSO. E CHE CI DICE CHE PRIMA DI PUBBLICARE UN ARTICOLO SAREBBE MEGLIO RILEGGERLO. E PRIMA DI SCRIVERLO SAREBBE OPPORTUNO PENSARE A QUEL CHE SI SCRIVE.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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