2020-05-09
Intanto l’Eurogruppo ha chiuso la trappola
Altro che «pacchetto»: di Bei, Sure e Recovery fund si parla appena. Resta solo il Meccanismo di stabilità. Il programma è sempre quello previsto dai Trattati: e anche l'accordo di ieri pomeriggio parla espressamente di «sorveglianza» e «misure correttive».Al termine dell'Eurogruppo del 24 marzo, il presidente Mario Centeno e il direttore generale del Mes, Klaus Regling, ci informarono che il Mes era l'unico strumento pronto e ieri abbiamo scoperto di essere sempre alla casella di partenza. Da 45 giorni i ministri dell'economia hanno una sola risposta comune alla crisi da Covid-19. Il resto (Sure, Recovery fund) è perso nelle nebbie di Bruxelles. Ieri si è trattato solo di definirne i dettagli, con l'obiettivo di renderla operativa dal primo giugno. L'Eurogruppo ha esaminato la «valutazione preliminare di ammissibilità» che, ai sensi dell'articolo 13(1) del Trattato del Mes, la Commissione, di concerto con la Bce, ha il compito di preparare. Inoltre, ha avallato la proposta dei Commissari Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni, volta ad alleggerire il quadro di sorveglianza rafforzata previsto per i beneficiari del prestito. Ma il problema non sono le condizioni di accesso e fino a quando la linea è disponibile, effettivamente alleggerite, ma quelle, rimaste quasi intatte, dopo l'erogazione e fino al totale rimborso.Il comunicato finale conferma il vincolo di destinazione del prestito all'assistenza sanitaria, come unica condizione di accesso. Ma conferma anche tutta la cassetta dei peggiori attrezzi per tenere al guinzaglio il paese debitore, a partire dal Trattato del Mes, passando per il sistema di allerta previsto dalle linee guida, per finire al Patto di stabilità che si applicherà dopo il 31 dicembre 2022, data ultima per richiedere il prestito della durata massima di 10 anni. Il compito diligentemente presentato dai Commissari all'Eurogruppo ha svelato, ove ce ne fosse bisogno, che il Mes è assimilabile a uno scomodo furgone per trasportare detenuti: i tentativi di trasformarlo in una comoda berlina sono goffi e velleitari. Quei documenti svelano, una volta di più, che il Mes è stato concepito per mettere sotto ferrea disciplina il bilancio di uno Stato ed è la libbra di carne che il blocco nordico chiede a gran voce per consentire alla Bce di continuare a comprare i nostri titoli. Un ombrello che non può essere gratis, soprattutto dopo la sentenza della Corte di Karlsruhe. Ma proprio in virtù di tale sentenza, che mette i tedeschi nella condizione di dover fare buon viso a cattivo gioco davanti alla politica «senza limiti» della Bce oppure ritirarsi dall'eurosistema, diventa ancora più suicida per l'Italia andare a chiedere quei soldi. Sono loro nell'angolo, non noi.Purtroppo la valutazione di ammissibilità, trascurata dai media, è già la conferma che quel prestito è in arrivo. Infatti la Commissione la predispone, Trattato alla mano, solo quando è stata già formulata al Mes la domanda di sostegno finanziario da parte di un Paese. Insomma, la Commissione si è portata avanti perché sa già come andrà a finire. Bruxelles dichiara che la crisi da Covid-19 costituisce un rischio per la stabilità finanziaria dell'eurozona e quindi sussiste la condizione essenziale per attivare i prestiti del Mes. Inoltre viene inoltre accertato che tutti gli Stati membri hanno un debito pubblico sostenibile. In particolare, la sostenibilità del debito italiano viene giustificata in base a uno scenario in cui, dal 2022, il percorso discendente viene ottenuto con una correzione di bilancio in linea con «l'impegno a rafforzare i fondamentali economici e finanziari, in coerenza col quadro di sorveglianza macroeconomica, inclusi i requisiti del Patto di stabilità». Frase ripetuta nel comunicato finale. Una correzione che vale lo 0,5% di deficit/Pil all'anno fino al 2030.L'Italia sarà sottoposta, o attraverso la sorveglianza rafforzata ma, soprattutto, dalla sorveglianza «normale» del semestre europeo, a una cura a colpi di avanzo primario. La Ue annuncia sin d'ora, come confermato anche da Dombrovskis in un'intervista al quotidiano La Stampa, che tutto il peggiore armamentario della politica economica Ue è pronto all'uso. La cosa paradossale è che, in quell'analisi, l'Italia viene descritta come un Paese che ha un buon accesso ai mercati. Allora perché ricorrere al Mes? In questo panorama, lascia il tempo che trova la lettera, priva di rilevanza giuridica, con cui la Commissione propone all'Eurogruppo, cercandone l'avallo, alcune ipotesi su come alleggerire la propria attività di sorveglianza. Infatti un regolamento può essere emendato solo da un atto di uguale rango. Per non parlare dei rapporti con le norme del Trattato sul Mes, che riportano lo stesso meccanismo di monitoraggio, valutazione ed eventuali misure correttive. Aspettiamo il voto del Bundestag o che qualche cittadino tedesco lo porti davanti alla propria Corte costituzionale? Inoltre, ammesso e non concesso che quella lettera diventi un nuovo regolamento della Ue, in essa ci si limita a proporre la non attivazione («no scope for activating») o la disapplicazione («does not apply») di alcune norme del regolamento 472/2013 fino a quando il prestito non viene attivato e speso. Dopo, resta in vigore la sorveglianza dell'articolo 14, in cui campeggia minacciosa la frase «misure correttive». E siccome le parole sono pietre…
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco