2024-07-13
Inps schermata dalla leggina di Conte per i mancati controlli sul Reddito?
Pasquale Tridico e Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
La norma varata nel 2020, che scagionava i funzionari per i danni erariali non dolosi causati dagli acquisti in era Covid, potrebbe trasformarsi in un condono anche per i pasticci combinati con il sussidio grillino.Nel concludere il suo articolo del 10 luglio a proposito della «mega inchiesta» della Procura della Corte dei conti sui mancati controlli sulle domande intese ad ottenere il reddito di cittadinanza, Giacomo Amadori si è chiesto se «magistrati andranno a cercare anche chi da una terrazza di Palazzo Chigi, nel settembre del 2018, aveva annunciato di avere “abolito la povertà”. Oggi scopriamo a spese dei veri bisognosi». E a danno della intera comunità nazionale alla quale sono state sottratte risorse rilevanti che avrebbero potuto essere destinate a spese di interesse sociale.Ai fini delle indagini di competenza, i magistrati di viale Mazzini, come spiegato nell’articolo, hanno chiesto elementi all’Inps, istituto erogatore del beneficio, per comprendere come sia stato possibile riconoscere il reddito di cittadinanza a soggetti che non ne avevano i requisiti, come di recente e ripetutamente abbiamo letto sui giornali, addirittura con riferimento a soggetti che non erano mai stati in Italia. Come nel caso dei rumeni che, attraverso un centro di assistenza fiscale (Caf), erano riusciti ad ottenere il beneficio. Da rilevare come la magistratura contabile, cui la legge assegna il compito di individuare i responsabili dei danni erariali, dovuti alla condotta illecita di amministratori e funzionari pubblici, si trovi, in questo caso, a dover superare non poche difficoltà nella individuazione dei responsabili, per la vastità del fenomeno, che infatti coinvolge tutte le sedi Inps d’Italia nelle quali l’omissione dei controlli è stata evidentemente in qualche modo tollerata dai vertici dell’Istituto all’epoca presieduto da Pasquale Tridico. A lui il Consigliere della Corte dei conti Antonio Buccarelli, delegato al controllo dell’Istituto, aveva tempestivamente segnalato le criticità implicite nella generalizzata autocertificazione dei requisiti di legge presentata dagli interessati e non assoggettate a verifiche. Un avvertimento inascoltato che identifica una responsabilità gravemente colposa, al limite del dolo.Forse si sperava in una sorta di impunità ad opera della stessa parte politica che, avendo pensato di «abolire la povertà», avrebbe provveduto anche ad abolire le sanzioni a carico di funzionari inerti, incapaci di un minimo di attenzione per le pratiche al loro esame, anche quanto ictu oculi prive dei requisiti di legge. E così è stato, almeno dal 2020, da quando (16 luglio) nella furia populista di acquisire consensi, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che si vantava di essere l’«avvocato del popolo», ha adottato delle misure che lo fanno apparire più come l’avvocato dei funzionari incapaci, che hanno concesso il beneficio senza esperire i necessari accertamenti, spesso in presenza di autocertificazioni dei requisiti quanto meno dubbie, soprattutto per i residenti all’estero, ma non solo.E così l’avvocato Conte ha fatto approvare dal Consiglio dei ministri un decreto legge, il numero 76 del 2020, il quale ha previsto all’articolo 21 che, «limitatamente ai fatti commessi dalla data di entrata in vigore del presente decreto», «la responsabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilità pubblica per l’azione di responsabilità di cui all’articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, numero 20, è limitata ai casi in cui la produzione del danno conseguente alla condotta del soggetto agente è da lui dolosamente voluta». Così escludendo le ipotesi di «colpa grave», dimenticando che per i romani quella condotta (culpa lata) dolo aequiparatur, in quanto identificabile in comportamenti caratterizzati da macroscopica negligenza, imprudenza o imperizia. Non avrebbe potuto prevedere la retroattività e, quindi, tutelare Tridico ed i suoi funzionari ma intanto l’«Avvocato del popolo» tentava di mettere a riparo dall’azione di danno erariale non solo chi avrebbe concesso il reddito di cittadinanza successivamente al 2020 ma anche chi aveva acquistato mascherine farlocche, pagate peraltro a un prezzo eccessivo, e i famosi banchi a rotelle mai utilizzati e che ora, si è letto su alcuni giornali, abbandonati negli scantinati delle scuole, sarebbero ceduti al prezzo simbolico di un euro.Per completezza va detto che la norma limitatrice della responsabilità è stata ribadita dal governo Conte 2 e dal governo Draghi, nonostante sia evidente che il cittadino che paga le imposte, le cui tasche sono difese dalla magistratura contabile, sia indignato per questa normativa che protegge chi ha causato danno all’erario. Di più c’è chi in Parlamento, fra i banchi della maggioranza, medita di rendere permanenti le norme limitatrici della responsabilità di natura risarcitoria sostenendo che in tal modo si eviterebbe il cosiddetto «timore della firma». È, questa, una vulgata evidentemente costruita ad arte perché, in realtà, il bravo funzionario che agisce nel rispetto delle leggi, spesso con atti soggetti a controllo preventivo di legittimità e contabile, o sulla base di pareri e di valutazioni tecniche sull’idoneità dei beni e dei servizi da acquistare e sui relativi prezzi non ha nessuna paura di firmare. Sicché in fin dei conti la norma finisce per tutelare incapaci e disonesti.
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
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