
Primi studenti non ammessi a scuola nonostante la proroga di 24 ore concessa ieri dal ministro Giulia Grillo: da oggi basta tolleranza per chi non ha portato i certificati. A Bologna irregolari in 300. L'Alto Adige si ribella: resteranno tutti in classe fino a fine anno.Tra uno slittamento di data, poche esclusioni e coperture sempre più ampie, è arrivato l'ultimo giorno utile dell'autocertificazione vaccinale. Da oggi, infatti, i bambini da 0 a 6 anni senza vaccinazioni non entreranno negli asili e nelle scuole dell'infanzia. Nella scuola dell'obbligo (dai 7 anni), invece, potranno entrare, ma i genitori dovranno pagare una sanzione.Questo prevedeva la legge Lorenzin sull'obbligo vaccinale (dieci vaccini più quattro consigliati) da 0 a 16 e questo il ministro della salute Giulia Grillo ha confermato malgrado la richiesta del vicepremier Matteo Salvini di una proroga fino alla fine dell'anno scolastico «per evitare traumi al piccoli». «Tutti hanno avuto il tempo per mettersi in pari» ha detto l'esponente grillina, «i genitori sono molto più responsabili di quanto spesso si racconta. Quelli che non vogliono vaccinare sono una esigua minoranza».A confermare il corretto comportamento dei genitori è il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: «Il fenomeno delle mancate vaccinazioni è abbastanza limitato. L'emergenza di cui tanto si parla in queste ore è più mediatica che effettiva Per quanto riguarda la scuola dell'infanzia, si dovrebbe trattare di poche centinaia di casi in tutta Italia». Certo è che da oggi questi bambini se non presenteranno i certificati resteranno a casa perché, come spiega Giannelli, «i dirigenti scolastici non hanno alcuna discrezionalità. La situazione è molto delicata e controversa, si parla di salute pubblica e il dovere delle istituzioni scolastiche è quello di proteggere i bambini più fragili e a rischio. Non è mai troppo tardi per fare un appello al buonsenso di tutti i soggetti coinvolti».Un appello alla responsabilità che i medici continuano a rivolgere ai genitori per raggiungere l'immunità di gregge e proteggere indirettamente i bambini con gravi problemi di salute che non possono vaccinarsi. Peccato che il problema degli immunodepressi non venga affrontato nella scuola dell'obbligo, dove si entra senza vaccinazione pagando una multa da 100 a 500 euro.I bambini «irregolari» ieri sono stati 28 a Rimini, considerata la roccaforte dei no vax; tre in provincia di Salerno; uno a Prato; 37 in Veneto, tre in provincia di Udine, tre a Procida (Napoli). A Bologna si registra la situazione più preoccupante: 300 su circa 8.000 iscritti a nidi e scuole d'infanzia non risultano in regola. Il Comune sta inviando un avviso via email ai genitori per avvertirli che i loro figli si trovano in situazione irregolare e saranno sospesi fino a quando non sarà presentata la documentazione. A Livorno invece i carabinieri del Nas hanno denunciato alla Procura per falso in atto pubblico, due genitori che avevano presentato alla direzione scolastica una falsa certificazione di vaccinazione dei propri figli. Insomma, da oggi cancelli chiusi in tutte le scuole tranne che in quelle dell'Alto Adige, dove per deroga regionale se ne parlerà a settembre e senza sanzioni. Lo ha spiegato Vincenzo Gullotta, sovrintendente alla scuola italiana: «Per il momento abbiamo scongiurato ogni possibile esclusione ed evitato ogni problema alle famiglie. Ricordiamo però che la documentazione va presentata entro l'estate per partire in regola con il nuovo anno scolastico. In Alto Adige esiste una particolare sensibilità in merito ai vaccini e si richiede uno sforzo ulteriore».Nel frattempo arrivano i primi bilanci della legge Lorenzin, che secondo la Grillo «è stata una misura emergenziale, nata dalla necessità di colmare un gap di coperture creatosi negli anni precedenti e da quella di rispondere all'epidemia di morbillo. Questa è la critica principale a quella legge: aver puntato tutto e solo sull'obbligo sperando che bastasse. Sulla consapevolezza più che l'obbligo in sé, ha funzionato il dibattito che si è scatenato in questi anni». Nei primi sei mesi del 2018 le coperture vaccinali dei bambini (nati negli anni 2015, 2014 e 2010), sono in aumento rispetto ai dati al 31 dicembre 2017; in diversi casi è stata raggiunta e superata la soglia minima raccomandata dall'Oms, pari al 95% (in testa le regioni Veneto, Lazio e Calabria; il dato peggiore è della provincia di Bolzano). Il risultato migliore riguarda la prima dose di vaccino contro il morbillo che arriva al 94,15%, con un 2,3% in più. Secondo la Grillo, però, bisogna insistere con gli adulti: «C'è un'epidemia in atto. E quindi sul morbillo bisogna tenere misure obbligatorie. Ma dobbiamo anche lavorare per convincere i cittadini a fare una cosa positiva per la loro salute, non imporre. Per questo vanno messe a sistema misure in parte già esistenti come l'obbligo del vaccino quale requisito per i concorsi, come previsto dal nuovo Piano anti morbillo inviato alle Regioni».Intanto da ieri in Senato è ricominciata la discussione su nuovo disegno di legge 770 che introduce l'obbligo vaccinale flessibile che non sarà «un atto di urgenza, come quello della Lorenzin», assicura la Grillo, «ma una normativa quadro basata sui dati epidemiologici del Piano nazionale di prevenzione vaccinale. Usare l'obbligo è un fatto politico, non scientifico. Bisogna agire in base alle condizioni epidemiologiche: oggi ci potrebbe essere bisogno di introdurlo contro una malattia, domani contro un'altra».«Bisogna capire come sarà scritta la legge», ha sottolineato Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici chirurghi di Roma, «il vaccino è comunque obbligatorio oppure no? Che il vaccino sia necessario è un fatto scientifico, mentre l'obbligatorietà è un discorso più politico. Se la politica opta per la non obbligatorietà, poi deve comunque garantire che le persone vadano a vaccinarsi, che ci sia la copertura e che vengano tutelati i soggetti immunodepressi».
Andy Mann for Stefano Ricci
Così la famiglia Ricci difende le proprie creazioni della linea Sr Explorer, presentata al Teatro Niccolini insieme alla collezione Autunno-Inverno 2026/2027, concepita in Patagonia. «Più preserveremo le nostre radici, meglio costruiremo un futuro luminoso».
Il viaggio come identità, la natura come maestra, Firenze come luogo d’origine e di ritorno. È attorno a queste coordinate che si sviluppa il nuovo capitolo di Sr Explorer, il progetto firmato da Stefano Ricci. Questa volta, l’ottava, è stato presentato al Teatro Niccolini insieme alla collezione Autunno-Inverno 2026/2027, nata tra la Patagonia e la Terra del Fuoco, terre estreme che hanno guidato una riflessione sull’uomo, sulla natura e sul suo fragile equilibrio. «Guardo al futuro e vedo nuovi orizzonti da esplorare, nuovi territori e un grande desiderio di vivere circondato dalla bellezza», afferma Ricci, introducendo il progetto. «Oggi non vi parlo nel mio ruolo di designer, ma con lo spirito di un esploratore. Come un grande viaggiatore che ha raggiunto luoghi remoti del Pianeta, semplicemente perché i miei obiettivi iniziavano dove altri vedevano dei limiti».
Aimo Moroni e Massimiliano Alajmo
Ultima puntata sulla vita del grande chef, toscano di nascita ma milanese d’adozione. Frequentando i mercati generali impara a distinguere a occhio e tatto gli ingredienti di qualità. E trova l’amore con una partita a carte.
Riprendiamo con la seconda e conclusiva puntata sulla vita di Aimo Moroni. Cesare era un cuoco di origine napoletana che aveva vissuto per alcuni anni all’estero. Si era presentato alla cucina del Carminati con una valigia che, all’interno, aveva ben allineati i ferri del mestiere, coltelli e lame.
Davanti agli occhi curiosi dei due ragazzini l’esordio senza discussioni: «Guai a voi se me li toccate». In realtà una ruvidezza solo di apparenza, in breve capì che Aimo e Gialindo avevano solo il desiderio di apprendere da lui la professione con cui volevano realizzare i propri sogni. Casa sua divenne il laboratorio dove insegnò loro i piccoli segreti di una vita, mettendoli poi alla prova nel realizzare i piatti con la promozione o bocciatura conseguente.
Alessandra Coppola ripercorre la scia di sangue della banda neonazi Ludwig: fanatismo, esoterismo, violenza e una rete oscura che il suo libro Il fuoco nero porta finalmente alla luce.
La premier nipponica vara una manovra da 135 miliardi di dollari Rendimenti sui bond al top da 20 anni: rischio calo della liquidità.
Big in Japan, cantavano gli Alphaville nel 1984. Anni ruggenti per l’ex impero del Sol Levante. Il boom economico nipponico aveva conquistato il mondo con le sue esportazioni e la sua tecnologia. I giapponesi, sconfitti dall’atomica americana, si erano presi la rivincita ed erano arrivati a comprare i grattacieli di Manhattan. Nel 1990 ci fu il top dell’indice Nikkei: da lì in poi è iniziata la «Tokyo decadence». La globalizzazione stava favorendo la Cina, per cui la nuova arma giapponese non era più l’industria ma la finanza. Basso costo del denaro e tanto debito, con una banca centrale sovranista e amica dei governi, hanno spinto i samurai e non solo a comprarsi il mondo.





