2024-02-17
Gli infiltrati di Speranza al ministero della Salute
Roberto Speranza (Imagoeconomica)
Tornata di nomine e di assunzioni, ma almeno quattro fedelissimi del dem restano in posizioni apicali. E nelle seconde file, fondamentali per la gestione della macchina, gli speranziani sono ancora un esercito.Riforme, nomine e l’ombra di Roberto Speranza. Nella tarda serata di giovedì, Palazzo Chigi invia il consueto comunicato stampa con il riassunto delle decisioni prese nel corso del consiglio dei ministri, il numero 69 del governo di Giorgia Meloni. Nella sezione nomine, il paragrafo più ampio riguarda il ministero della Salute, oggi guidato da Orazio Schillaci. Risultato? Il nuovo capo del dipartimento dell’Amministrazione generale è Giuseppe Celotto. Il titolare della Salute umana, animale e rapporti internazionali è ad interim Giovanni Leonardi. Mentre a dirigere il dipartimento della programmazione dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche del servizio sanitario nazionale sarà Francesco Saverio Mennini. Il giro di poltrone è il calcio di avvio della più grande riforma del ministero mai avviata negli ultimi anni. Lo dimostrano le oltre 130 pagine del decreto ministeriale che mette mano alle direzioni, ruoli, rapporti, riduce i dipartimenti e per finire ricalcola il numero complessivo di dipendenti. I quali dovrebbero passare dagli attuali 2.000 a circa 2.600.C’è un però e un interrogativo politico. Se si torna ai tre nomi citati sopra si può agilmente vedere che solo Mennini proviene dall’esterno, per la precisione dall’università di Tor Vergata. La sua nomina è dovuta alla vicinanza e stima del ministro. Per il resto, nonostante l’arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, i fedelissimi di Speranza continuano a rimanere in sella e per fino a far carriera. La riforma conferma ancora una volta Giuseppe Celotto, un’istituzione al lavoro dal 2002. Fu nominato più di 20 anni fa da un governo di centrodestra, ma è con il centrosinistra che ha avuto i ruoli più prestigiosi. In particolare, durante la pandemia nel 2020, quando da direttore generale del personale era finito nel mirino dei sindacati dello stesso ministero che chiedevano protocolli di sicurezza adeguati anche negli uffici periferici. L’unione sindacale di base aveva emanato una nota molto dura nel giugno di quattro anni fa, nella quale si ricordava come Celotto, durante un incontro sulla sicurezza, si fosse limitato a elogiare il ministro Roberto Speranza, proseguendo in un monologo mirato a minacciare sanzioni per chi non indossasse la mascherina e annunciava test sierologici Abbott a tappeto. Considerazione, quest’ultima, che aveva scatenato i lavoratori. Da lì una lettera aperta proprio a Celotto, e nell’ottobre successivo lo stop dell’intero iter. Ma c’è dell’altro. Agli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla pandemia da Covid 19 (dove Giuseppe Conte e Roberto Speranza sono stati poi archiviati) c’è anche una mail dello stesso Celotto (datata 27 febbraio 2020) nella quale si illustravano le criticità del numero di pubblica utilità (1500, ndr) che era stato attivato il 27 gennaio dal ministero della Salute per rispondere ai cittadini. Peccato che, preso d’assalto, fosse andato in tilt, tanto che la responsabile si dimise per protesta: bisognava trascrivere i nomi del malato a mano perché non esisteva un’adeguata informatizzazione. Da oggi farà buon conto della propria esperienza. Diverso curriculum ha il collega Leonardi. Anche se dalla sua ha l’incarico di segretario generale dell’ex ministro di Articolo 1. Passata in rassegna la fascia più alta della riforma, toccherà attendere i prossimi giorni o più facilmente le prossime settimane per vedere il resto del valzer di poltrone. Le seconde file, ancor più importanti ai fini della gestione della macchina del ministero. Scontato dire che anche qui in lizza per la riconferma c’è un folto esercito di speranziani. Aspetta di essere collocato Stefano Lorusso, attuale direttore generale alla digitalizzazione. Lorusso è stato uno delle punte di diamante di Speranza, anche perché i due andavano nello stesso Liceo Scientifico Galileo Galilei di Potenza. Lorusso (classe 1975) ha quattro anni in più, ma con Speranza condivide anche la passione per la Roma. Diventato capo della segreteria tecnica del gabinetto del ministero della Salute piddino e poi capo dell’Unità di missione del Pnrr per la Salute, nell’agosto del 2022, a poco più di un mese dalle elezioni politiche che avrebbero incoronato il centrodestra, era riuscito a ricevere un incarico di grande spessore. Era diventato direttore generale della programmazione, ruolo molto ambito al ministero. Con l’avvento di Schillaci ha resistito, è riuscito a ottenere un ruolo in un altro dipartimento di minore importanza, ma a quanto pare nella tornata di nomine della prossima settimane potrebbe essere spostato al personale, lasciato sguarnito proprio da Celotto. Segnaliamo Sergio Iavicoli, attuale responsabile della direzione generale della comunicazione e dei rapporti europei. Forte curriculum con provenienza dall’Inail e a quanto raccontano alcuni colleghi con un background compatile con l’ex titolare Speranza. Ma in lizza per un salto vero potrebbe essere Anna Teresa Palamara, che oggi dirige le Malattie infettive dell’Iss. In molti non escludono che possa essere lei a prendere il posto di Leonardi una volta terminato l’interim. La Palamara è stata dal 2013 al 2019 nel Consiglio Superiore di Sanità. Ha dedicato molta parte dei suoi studi alla conoscenza dei meccanismi coinvolti nella patogenesi delle malattie causate da virus con particolare attenzione ai virus respiratori, al ruolo dei microorganismi nell’insorgenza delle malattie neurodegenerative e all’antibiotico-resistenza. Ma è nel 2021 che, grazie a Speranza, diviene la prima donna a capo di uno dei direttorati più importanti, quello delle malattie infettive. Sembrano invece tramontate le speranze di Francesco Vaia che, nonostante la vicinanza a Giorgia Meloni, in questi mesi non ha legato con la struttura del ministero. Dallo scorso luglio il professore, dopo aver lasciato l’incarico allo Spallanzani, succede a Gianni Rezza al vertice della Prevenzione generale. Qui ad aver pesato è stata la vicenda della bozza e del primo testo del piano pandemico. Scritto dagli sherpa e quasi rinnegato da Vaia è finito comunque a pesare sul suo curriculum. Un peccato non solo per la sua postura laica, ma anche per la capacità di dialogare con i vari fronti interni e soprattutto per la sua capacità di stoppare qualunque forma di estremismo. Resta, al di là di Vaia, il tema del piano pandemico di cui La Verità si è occupata a più riprese e il cui testo, anche grazie alle denunce della nostra testata, è stato rivisto nelle parti più pericolose e in continuità con la precedente gestione. Il punto infatti è tutto qui. La riforma del ministero è ottima, ma se poi la struttura è piena di cavalli di troia del pensiero tipico di Roberto Speranza avremo in futuro altre potenziali bombe tipo piano pandemico. La gestione della macchina e l’applicazione delle decisioni politiche passano per tutte le linee, non solo da quelle apicali. Attenzione.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.