2022-02-03
«In tre anni bollette su del 375%. Rateizzazione pure per le aziende»
Roberto Capobianco (Ansa)
Il presidente di Conflavoro Pmi, Roberto Capobianco: «Il 15% dei parrucchieri costretti a licenziare».«Mi piacerebbe che uno dei requisiti necessari per l’elezione dei deputati italiani fosse l’avere avuto una partita Iva per almeno due anni. Sarebbe una specie di patente utile a capire le esigenze di chi fa da motore a consumi e Pil», dice Roberto Capobianco, che nel 2010 ha creato Conflavoro Pmi, di cui è presidente, la confederazione che rappresenta 80.000 micro, piccole e medie imprese. Dai parrucchieri alle estetiste, passando per le lavanderie e per le aziende manifatturiere, del settore siderurgico e del turismo. Ovvero quel tessuto economico sparso sul territorio che spesso non ha voce e che più di altri si trova in mezzo alla tempesta delle restrizioni, della pandemia burocratica, del caro bollette e dell’inflazione. Come dimostra la ricognizione fatta tra i soci dal centro studi della confederazione a gennaio. «Terribile», la definisce Capobianco delineando un quadro ben diverso da quello dipinto in questi giorni su molti giornali dopo i dati Istat relativi al «balzo» del 6,5% del Pil nel 2021. Partiamo dai costi dell’energia per le imprese. Quali sono le vostre stime?«In un triennio passeranno dagli 8 miliardi del 2019 ai 38 miliardi del 2022. Si tratta di un aumento generalizzato del +375%. Sono a rischio decine di migliaia di Pmi ed è necessario uno scostamento di bilancio. Stiamo già registrando blocco delle produzioni e delocalizzazione. In più, l’impatto sulla spesa delle famiglie diminuisce il potere d’acquisto, sottraendo risorse alla spesa in altri beni e servizi, frenando i consumi e, dunque, impattando inevitabilmente sulle imprese. I 9,5 miliardi già stanziati dal governo per arginare lo shock non sono sufficienti». Quali sono i settori che soffrono di più i rincari?«Per la filiera del turismo, ovvero alberghi e strutture ricettive, parliamo di un aumento del 67,4%, per bar e ristoranti dell’89,9%, per i servizi alla persona, cioè parrucchieri e centri estetici, dell’81,4% , per il commercio al dettaglio del 62,7%, per la filiera delle costruzioni del 91,5%, per trasporti e logistica del 90,1% e per altri servizi del 75,1%. Ecco perché è necessario provvedere alla rateizzazione delle bollette anche per le imprese, rischiano un vero e proprio bagno di sangue. Pensiamo ad esempio ai parrucchieri, con il fatturato in calo del 50% e la bolletta elettrica in aumento dell’80%: sarà impossibile riuscire a garantire l’operatività di parrucchieri e barbieri, che in Italia rappresentano la seconda categoria artigiana. La bolletta di un’attività di medie dimensioni con 4/5 dipendenti, arriverà infatti quasi a raddoppiare, passando dai 10.000 euro del 2021 a circa 18.000 euro nel 2022. La spesa totale per gli oltre 90.000 saloni di parrucchieri e barbieri presenti in Italia aumenterà di 720 milioni».Come riusciranno ad andare avanti? «Il 70% dei parrucchieri sta già mettendo in campo alcune misure “salva impresa” aumentando del 30% i costi delle prestazioni, con inevitabili impatti sulle tasche dei clienti. Il 12% ha già dovuto provvedere al calo dei costi extra mentre oltre il 15% è stato costretto a licenziare del personale».Parliamo in generale delle stesse aziende che, dopo aver fatto i conti con il lockdown nel 2020, hanno dovuto gestire anche le spese per tamponi, mascherine, sanificazione e controlli dei green pass, oltre ai casi di quarantene. Quale è stato il bilancio dell’ultima ondata?«In generale parliamo di più di 8,5 milioni di tamponi rapidi antigenici per una spesa complessiva di circa 126 milioni a carico degli italiani e delle imprese durante il periodo festivo, dal 24 dicembre al 6 gennaio. Abbiamo inoltre i dati parziali di un’indagine sui costi a carico delle aziende per permettere ai propri lavoratori di tornare sul luogo di lavoro nel mese di gennaio e sull’assenza dei dipendenti per cause burocratiche legate al Covid. Il campione, dalle micro alle grandi, è stato di 2.500 aziende intervistate. Ebbene, il 47% non ha avuto spese per tamponi che evidentemente sono stati a carico dei dipendenti ma il 31% ha sborsato fino a 1.500 euro, il 12,5% da 1.500 a 3.000 euro, il 7% da 3.000 a 4.500 euro e il 2,5% da 4.500 a 6.000 euro. Attenzione: il costo dei tamponi è una spesa volontaria delle aziende per lavorare in sicurezza e quindi è solo una goccia dei costi affrontati dalle imprese in due anni di pandemia». In che modo una confederazione come la vostra, che è sganciata da Confindustria, può aiutare le piccole aziende in questo momento?«Essere presenti dove vengono modificate le leggi e nelle sedi della contrattazione settoriale, assistere le aziende a districarsi nelle giungle normative, nella finanza agevolata, nell’accesso al credito. In un momento come quello che stiamo attraversando anche fallire ha un costo».
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)