2020-07-26
In pressing su Conte i piazzisti del Mes diventati guerrieri della lotta di cassa
Dopo le frasi folli attribuite a Roberto Gualtieri, Roberto Speranza e David Sassoli spingono ancora sul Salvastati. Ma con argomenti assai fragili.Nelle ultime trentasei ore, ben tre piazzisti di lusso si sono mobilitati per raccomandare l'adozione del Mes, di fatto alzando il ritmo del pressing su un Giuseppe Conte che invece continua a titubare. Il premier non esita - sia chiaro - per una questione di principio, ma semplicemente perché vuole scansare un tema sicuramente divisivo per la sua maggioranza, e che metterebbe a dura prova la tenuta nervosa dei grillini, e con essa la vita del suo governo. In questo weekend, il primo a riaprire le danze pro Mes è stato - con virgolettati poi smentiti, o almeno in parte rettificati - il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, a cui era stata attribuita la tesi, in caso di mancato ricorso al Fondo salvastati, di «tensioni di cassa». Argomento tre volte sconcertante. Primo, se fosse stato vero, perché avrebbe dato l'idea di un Mef con le casse vuote, letteralmente in mano agli strozzini. Secondo, se fosse falso come ora sostengono fonti ufficiali del governo, perché avrebbe comunque trasmesso ai mercati una sensazione di vulnerabilità, di fragilità, di estrema debolezza. Terzo, perché in ogni caso non sarebbe possibile utilizzare le risorse del Mes per sostenere spesa in qualunque direzione: oltre la spesa sanitaria, diretta o indiretta, non si può andare. Certo, la mezza giornata che l'altro ieri è servita al Mef per reagire al titolo del Sole 24 Ore non depone né a favore della reattività del team del ministro né alla credibilità della smentita. Ieri, ha proseguito il ministro della Salute, Roberto Speranza, dalle colonne della Stampa, invocando almeno 20 miliardi per la sanità dal fondo Salvastati: «Meglio il Mes perché i soldi arrivano subito, mentre con il Recovery fund, se va bene, li vediamo nel 2021». E ancora, sfidando i grillini e lo stesso Giuseppe Conte: «Nessun pregiudizio sul Meccanismo europeo di stabilità. È inaccettabile non avere risorse da investire». E sempre ieri, si è fatto vivo sul Corriere della Sera il presidente dell'Europarlamento, David Sassoli, a sua volta liricamente pro Mes: «Il fondo Salvastati è un'opportunità, tasso insuperabile». E già questo punto del tasso appare francamente debole: intanto, perché, trattandosi di un creditore privilegiato rispetto a tutti gli altri, il Mes corre meno rischi, ma questo a Sassoli dev'esser parso un dettaglio; e poi perché, se il tema fosse solo quello dalla valutazione dei tassi, esistono intere classi di nostro debito che oggi costano poco e sono a tasso fisso. Peraltro, il ragionamento di Sassoli fa acqua anche quando l'esponente Pd evoca una pioggia di assunzioni di personale sanitario. Chi sostiene questa tesi dimentica di dire cosa accadrebbe al momento della restituzione del prestito e alla fine del programma Mes: si farebbero scattare altrettanti licenziamenti?Complessivamente, l'ossessione pro Mes di gran parte del mondo politico e dei mainstream media suscita almeno altre tre perplessità. La prima: se si è davvero convinti che la sanità italiana abbia bisogno di investimenti urgenti e indifferibili, nulla vieta di dedicare parte del prossimo scostamento di bilancio (o eventualmente un ulteriore e specifico sforamento) esattamente a questo obiettivo, e di fare subito un'emissione di titoli nazionali per la somma necessaria. Non si vede invece la ragione per cui ci si debba sottoporre al rischio di ulteriori vincoli e condizionalità esterne, negate a parole, ma purtroppo ancora possibili, visto che (come La Verità spiega da mesi) trattati e regolamenti Mes sono rimasti immutati, e dunque fanno temere che in futuro possano esserci richieste misure correttive. A meno di ritenere (Matteo Renzi ha già esplicitato in Senato questo ragionamento) che ogni remora debba essere superata, visto che il Recovery fund impone condizioni ancora più incisive e onerose. Di male in peggio. La seconda perplessità ha a che fare con il fatto che molti degli attuali sostenitori (europei e italiani) dell'incremento della spesa sanitaria erano gli stessi che per anni si battevano con altrettanta (e contraria) energia a favore della tesi opposta, invocando tagli e risparmi, e levando alti lai (a volte anche motivati) su tutto, pure sui costi di garze e siringhe. Ora sono tutti improvvisamente divenuti spendaccioni.La terza perplessità ha a che fare (tanto vale portarsi avanti con il lavoro) con quello che accadrebbe se effettivamente grandi cifre fossero spese nel timore di una (va sottolineato: assolutamente ipotetica e indimostrata) futura seconda ondata del coronavirus: ad esempio costruendo ospedali Covid quasi ovunque, magari con una gara all'italiana tra i sindaci per avere una struttura nel proprio Comune e così via. Immancabilmente, tra qualche mese, si griderebbe contro lo spreco di risorse pubbliche, contro lo sperpero di risorse, contro le cattedrali nel deserto, e così via. Inutile girarci intorno. La sensazione è che il dibattito non sia centrato su necessità reali e argomenti razionali. E che per alcuni il Mes non sia più un mezzo, ma sia divenuto un fine in sé. Per accelerare il commissariamento e il controllo esterno sul Paese.
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)