2025-05-14
In nome degli affari Elkann si scopre trumpiano
Donald Trump, Bin Salman e John Elkann
Al vertice con i sauditi spunta anche il capo di Stellantis. Le manovre del fondo Pif.John Elkann, rampollo Agnelli, presidente di Stellantis è volato in Arabia Saudita al seguito del presidente americano. Non Biden, ma The Donald, quello dei muri col Messico, dei dazi e delle strette di mano con gli impresentabili. Sembra una folgorazione. C’erano già stati sguardi complici alla Casa Bianca nei giorni successivi al «liberation day», un milioncino di dollari regalato per la cerimonia d’insediamento, una telefonata, un messaggino notturno: «John, vieni con me a Riad?». E John è andato. Elkann si è convertito al trumpismo; pronto a vendere Jeep, sorrisi e magari anche un po’ di Italia nel pacchetto. Il contesto è il Saudi-U.S. Investment Forum: Musk, Zuckerberg, Altman, i padroni del digitale a fare i visionari. Elkann, invece, più sobrio, con la sua grisaglia a tessere reti tra Stellantis e i petrodollari. In realtà, i segnali c’erano tutti. A Torino, Hilton ha appena annunciato un nuovo hotel a cinque stelle proprio mentre Pif, il fondo sovrano saudita, si muoveva tra l’Atp Finals, gli impianti sciistici di Sestriere e Bardonecchia. Con qualche idea per «rilanciare il turismo d’élite». E a chi sono piaciuti, questi movimenti? Ma ovviamente a Elkann, che tra una partita di Sinner e un aperitivo all’Inalpi Arena, ha drizzato le antenne. Il «new deal» è ormai chiaro: «Trump è buono, Bin Salman pure se porta soldi». La morte di Jamal Kashoggi? Dimenticata. Le frustate pubbliche? Usanze locali.Perché ormai è evidente: Elkann non è più il liberal soft di sinistra che alcuni si ostinano a raccontare. È opportunista con chi comanda davvero, che si chiami Macron, Bin Salman o – con tutti i capelli arancioni del caso – Donald Trump. E non importa si i giornalisti a Repubblica o La Stampa inorridiscono. D’altronde, si sa: i giornali si leggono, ma gli affari si fanno. E John, in Arabia, ci è andato per fare affari, portare a casa contratti, Altro che «Bin Salman è il male assoluto»: se mette sul piatto qualche miliardo, diventa improvvisamente sopportabile. Con un bel filtro Instagram sopra.
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)