2019-12-16
In Kenya aumentano le tasse per i soldi persi con le nostre coop rosse
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Con la scusa di provare a recuperare parte del denaro perduto sugli appalti di Cmc, su cui si indaga anche in Italia, Nairobi vorrebbe rientrare di almeno 50 milioni di euro a suon di nuove imposte.Nel frattempo continua la collaborazione con la procura di Roma sui casi di Silvia Romano e Giulio Regeni. La storica società di Ravenna, in concordato preventivo, è difesa da Robert Amsterdam, già legale di Kim Dotcom e del governo turco di Recep Tayyip Erdogan contro Fetullah Gulen.Lo scandalo che ha coinvolto la Cmc di Ravenna in Kenya continua a tenere banco in Africa. Con le indagini sugli appalti per tre dighe fantasma commissionate a Cmc dall'autorità fluviale della Rift Valley (una delle regioni del Kenya), il direttorato per le indagini criminali (Dci) sta chiamando a testimoniare pezzi grossi della politica nazionale. L'ultima lista degli invitati a comparire è stata resa pubblica il 16 dicembre: tra le 11 persone compare anche la figlia di uno degli storici alleati del presidente in carica, Uhuru Kenyatta, tra le dirigenti della Rift Valley Water Works development agency, l'ente che ha appaltato le dighe alla cooperativa di cementisti di Ravenna, da un anno in concordato preventivo. Tra i prossimi politici che verranno interrogati, il più atteso è Henry Rotich, ex ministro delle finanze arrestato in luglio. L'accusa è di corruzione.Oltre alle ripercussioni giudiziarie, ci sono quelle economiche: secondo il quotidiano di Nairobi Daily Nation, per il solo lavoro incompiuto a Itare, lo Stato africano ha perso 4.3 miliardi di scellini (quasi 39 milioni di euro) che saranno recuperati dal governo con tasse extra, con un conto finale stimato a 19 miliardi di scellini (più di 168 milioni di euro) sempre per una sola delle dighe, quella di Itare. Così, per provare a recuperare parte del denaro perduto, su cui si indaga anche altrove, dall'Italia al Sud Africa, Nairobi vorrebbe rientrare nel breve periodo di almeno 50 milioni di euro a suon di nuove imposte. La questione è delicata. E sta già creando polemiche tra i cittadini kenyoti e la comunità italiana, accusata di aver fatto aumentare la tassazione. I rapporti tra Nairobi e Roma sono stretti - la collaborazione va avanti da almeno 6 mesi - ma anche difficili, non solo per la vicenda della storica coop rossa ma anche per il sequestro di Silvia Romano, la nostra cooperante scomparsa ormai da più di un anno. In queste settimane Cmc ha continuato a difendersi, soprattutto sui giornali kenyoti, tramite l'avvocato Robert Amsterdam, legale canadese con un portafoglio di clienti che include l'imprenditore-hacker Kim Dotcom, che ha difeso nel processo per la mega frode del sito di contenuti pirata Megaupload, e il governo turco di Recep Tayyip Erdogan, aiutato dall'avvocato nella sua guerra a Feto, l'organizzazione del predicatore-oppositore politico Fetullah Gulen. «Le operazioni della società sono gestite nel pieno rispetto delle regole per il progetto della diga di Itare fino a settembre 2018, quando il datore di lavoro non è riuscito a soddisfare una richiesta di pagamento, lasciando così alla società la scelta di sospendere le operazioni sul sito», ha dichiarato Amsterdam. All'accusa di non aver svolto i lavori pattuiti, Cmc replica inoltre sostenendo che i ritardi accumulati finora sono stati provocati dalla stessa autorità della Rift Valley ora sotto inchiesta per corruzione, che non è stata in grado di fornire tutti i permessi ambientali richiesti per legge. Su questa vicenda dai contorni ancora poco chiari vorrebbe fare luce Noordin Haji, procuratore capo del Kenya e massima autorità investigativa del Paese. Il capo dei magistrati kenyoti ha fatto sapere tramite Repubblica che la collaborazione con la magistratura italiana è a tutto campo: non solo su Silvia Romano e Giulio Regeni, il ricercatore universitario ucciso in Egitto citato da un agente dei servizi egiziani a Nairobi come anticipato dalla Verità a luglio, ma anche su Cmc. «Che ci aiuti a ricostruire i flussi finanziari dei conti dei sei manager della Cmc su cui riteniamo siano state fatte transitare tangenti a funzionari pubblici e politici kenyoti. Anche perché questa indagine è tutt'altro che chiusa», ha detto Haji rivolgendosi ai pm romani, tra cui Sergio Colaiocco. Haji vorrebbe capire anche se nella vicenda abbia avuto un ruolo Sace, l'azienda partecipata di Cdp che assicura le commesse italiana all'estero. «Sulla scorte delle prove che abbiamo raccolto» ha detto l'investigatore kenyota. «Siamo convinti che Sace sia stata complice nella frode ai danni del governo del Kenya. Inoltre, i termini del prestito sono stati sbilanciati a favore degli investitori italiani. Dunque, ci aspettiamo da Sace la massima collaborazione»