2019-09-04
In Kenya temono che il governo giallorosso rallenti l'inchiesta su Cmc
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Il Dpp (Director of public prosecutions) di Nordin Haji ha in mano 500.000 pagine di documenti sui presunti casi di corruzione che coinvolgono la cooperativa di Ravenna da sempre vicina al centrosinistra. I contratti per le dighe sono stati stipulati ai tempi del governo di Matteo Renzi. Nuovi incroci con le indagini sulla cooperante Silvia Romano. Se lo scandalo di Nairobi è ormai internazionale, quello in Nepal è deflagrato pubblicamente solo in parte, ma all'interno dell'azienda ha provocato enormi frizioni. Lo speciale contiene due articoliC'è particolare apprensione in Kenya per la nascita del nuovo governo giallorosso. Da mesi le autorità kenyote indagano sulla Cmc di Ravenna, cooperativa di costruzioni da sempre vicina al centrosinistra, vincitrice tra il 2014 e il 2015 (governo Renzi) di tre appalti per la costruzione di tre dighe in Kenya, del valore di 800 milioni di euro, dove sarebbero transitate tangenti. Da mesi il Dpp (Director of public prosecutions) di Nordin Haji, che coordina le indagini insieme con il Dci (Director of criminal investigations) di George Kinoti, hanno impostato un dialogo con la procura di Roma per verificare se ci siano stati casi di corruzione. Il problema, si interrogano ora gli investigatori di Nairobi, è cosa potrebbe succedere adesso, dal momento che i contratti per le tre dighe furono stipulati proprio ai tempi del governo Renzi nel 2015. Ci sarà un rallentamento delle indagini che già appaiono più che mai rallentate? Non solo. Tra Kenya e Italia si lavora anche per trovare la cooperante Silvia Romano, che operava per la onlus fanese Africa Milele. Scomparsa il 20 novembre dello scorso anno, secondo le ultime indagini della procura di Roma (il fascicolo è in mano a Sergio Colaiocco) sarebbe stata portata in Somalia. I Ros sono stati in Kenya a fine agosto. A questo punto va capito come mai il gruppo terroristico somalo All Shabbab abbia voluto proprio rapire una cooperante italiana. Perché? Va approfondito anche il comportamento della Farnesina che in questi mesi ha preferito il silenzio, come riportato in un articolo del Corriere della Sera di gennaio, dove c'era un esplicito invito a «stare zitti». Ci sono nodi tra i rapporti diplomatici di Italia e Somalia che non sono ancora venuti a galla? A questa domande stanno lavorando gli investigatori kenyoti che però si aspettano anche una mano sul fronte Cmc. Al centro delle accuse contro la cooperativa, come rivelato dalla Verità in questi mesi, c'è anche il contratto di consulenza «al 3%» con l'azienda Stansha Limited che l'attuale direttore generale Paolo Porcelli firmò nel 2013 quando era responsabile Cmc per l'Africa subsahariana. Il suo contatto era Stanley Muhatma, parlamentare kenyota, proprietario di Stansha, arrestato nelle scorse settimane per evasione fiscale. A indagare a Roma è il pm Lucia Lotti. Altro punto che deve essere chiarito è il ruolo che Rita Ricciardi, presidente dell'Associazione per il Commercio tra Italia e Kenya, sarebbe in società con il ministro del Tesoro Henry Rotich, già fermato il mese scorso perché ritenuto punto di riferimento dell'inchiesta. Proprio alla fine di agosto gli investigatori kenyoti hanno scoperto che Rotich e il suo ex segretario principale Kamau Thugge avrebbero violato la legge sulle assicurazioni per garantire la costruzione delle dighe di Kimwarer e Arror. I conti di Rotich e Thugge sono stati congelati a inizio agosto. L'ordine di congelamento delle banche è stato emesso dal giudice Caroline Nzibe Muthoni. Il tribunale ha stabilito che i conti bancari rimarranno congelati per un periodo di 180 giorni. Il Dpp di Haji è già pronto a utilizzare oltre mezzo milione di pagine di documenti e a portare in aula 142 testimoni. Del resto che i governi di centrosinistra sappiano qualcosa di più su quei contratti è un dato assodato. Dal momento che i contratti per le tre dighe furono firmati tra il 2014 e il 2015: c'è una foto dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi con un giubbotto antiproiettili insieme al presidente Uhuru Kenyatta a testimoniarlo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/in-kenya-temono-che-il-governo-giallorosso-rallenti-linchiesta-su-cmc-2640193205.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="e-in-nepal-c-e-l-altra-inchiesta-sugli-appalti-della-cooperativa" data-post-id="2640193205" data-published-at="1758063393" data-use-pagination="False"> E in Nepal c'è l'altra inchiesta sugli appalti della cooperativa Assegni scoperti, spese fuori controllo, consistenti ammanchi in banca (si parla di una cifra superiore al milione di dollari misteriosamente scomparsa) familiari del management di area collocati nelle posizioni di vertice senza averne le qualifiche e parenti assunti localmente all'insaputa della sede, nessuna copertura finanziaria in cassa. I vertici della Cooperativa cementisti e muratori di Ravenna erano stati avvisati che in Nepal qualcosa non stava andando per il verso giusto eppure i vertici di allora (molti dei quali confermati con la riorganizzazione) decisero stranamente di non intervenire. Lo stesso Paolo Porcelli, dopo aver sostituito Roberto Macri' come direttore generale, era andato a Kathmandu in visita ufficiale con tanto di ambasciatore a gennaio 2019 per cercare di salvare il progetto. Invece tra gennaio e febbraio 2019 la cooperativa è costretta a uscire dal progetto di Melamchi (premiato tre anni prima come miglior investimento straniero dall'Asian Development Bank dal Ministero delle Finanze Nepalese) e Tanhau. Languono ancora i tre impianti idroelettrici di Solu Kola, Likhu e Trishuli (valore complessivo 287 milioni di euro). Se lo scandalo in Kenya inizia a svilupparsi, quello in Nepal è deflagrato pubblicamente solo in parte, ma all'interno dell'azienda ha provocato enormi frizioni. Nepal e Kenya nel 2017 erano definiti nel Bilancio d'esercizio Paesi che davano «un considerevole contributo alla produzione». Sono diventate le micce che hanno innescato una delle peggiori crisi nella storia centenaria della cooperativa.La situazione in Nepal è degenerata nel marzo del 2018, quando come direttore generale c'era ancora Roberto Macrì, poi costretto alle dimissioni a luglio probabilmente a causa delle problematiche sorte in Nepal e della totale mancanza di trasparenza, Giuseppe di Giorgio (Pm a Melamchi) e Salvatore Casciaro (Area Manager) erano infatti persone di fiducia di Roberto Macri'. Comunicazioni interne dell'azienda di cui La Verità è venuta a conoscenza dimostrano che il 25 marzo gli operai sono stati invitati a non andare sul cantiere per il rischio di ritorsioni e proteste nei loro confronti. Erano giorni delicati, in cui Di Giorgio e Casciaro stavano discutendo con delle banche locali l'accesso al credito per la cooperativa. I conti erano infatti ormai vuoti, nonostante l'azienda fosse già molto esposta, con tassi di interesse che arrivavano al 14%. Non solo: l'azienda aveva anche degli assegni post-datati, in bianco, depositati in banca, già firmati, pronti per essere distribuiti. A dicembre 2017 lo stesso Casciaro aveva firmato per Cmc una lettera in cui ringraziava Rajesh Shrestha per le due subappaltatrici di Cmc Bira Motors e Bira Forniture per «la vostra cooperazione nell'ottenere un advance mobilization guarantee (una garanzia per la mobilitazione dei lavori) dal valore di 816 Npr (circa sei milioni di euro) attraverso la Nepal Investment Bank». La banca di investimento nepalese copriva l'investimento per l'ultimo progetto ottenuto all'epoca, il Solu Khola Dudhkoshi Hydroelectric Project. Secondo quanto riporta il Kathmandu Post, Sharesta era un vero e proprio intermediario: avrebbe pagato stecche al gdirettore esecutivo del progetto, Surya Raj Kadel e all'ex sottosegretario al ministero dell'Energia e dell'Acqua Gajendra Kumar Thakur, allo scopo di sbloccare le provvigioni per l'azienda oltre ad aver finanziato lui stesso la coop per circa 10 milioni di dollari tra garanzie emesse e finanziamenti erogati. Appare del tutto anomalo che un'azienda di queste dimensioni, utilizzi questi canali alternativi per finanziarsi. Le altre aziende in subappalto in Nepal, al contrario, vantano ancora crediti con l'azienda italiana.Ma in tutto questo non bisogna dimenticare che sempre in quei giorni mentre i dipendenti all'estero non avevano accesso all'assistenza sanitaria e al vitto previsti da contratto, Porcelli andava in missione di lavoro all'estero in business class, pernottando in hotel a 5 stelle. Sono dettagli che i lavoratori di Cmc non hanno ancora dimenticato.