2019-10-11
In Italia produzione di auto a -20%. Anche Parigi inizia a perdere colpi
Dopo la Spagna, la recessione tedesca azzoppa pure la Francia. Noi siamo il Paese più colpito: in 12 mesi l'industria ha perso l'1,8%. Si salvano i farmaceutici. E gli investimenti verdi non serviranno a nulla.L'economia italiana continua a essere in crisi. Come spiega l'Istat, la produzione industriale nel nostro Paese ad agosto è aumentata dello 0,3% rispetto a luglio ma è diminuita dell'1,8% rispetto ad agosto 2018, secondo i dati corretti per gli effetti di calendario. Risulta quindi difficile pensare che il Green new deal lanciato dai giallorossi possa spiccare il volo se si produce sempre meno. Nella prossima manovra l'idea è quella di incentivare investimenti per il rinnovo delle produzioni e degli impianti in uso, in modo da contenere le emissioni e ridurre i consumi energetici. Un'idea nobile, ma difficilmente praticabile con i numeri diffusi ieri dall'Istat. La fotografia scattata dall'istituto è preoccupante e, come rileva l'Istituto nazionale di statistica, nella media dei primi otto mesi dell'anno l'indice della produzione industriale ha segnato una flessione tendenziale dello 0,9%. Tra i comparti più in difficoltà va segnalato il tracollo ad agosto della produzione di autoveicoli. In un anno la produzione ha segnato il -20,6%. Leggermente migliore il valore tra gennaio e agosto 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018, ma la flessione è comunque del 15,1%.I problemi però non riguardano solo le quattro ruote. Le flessioni più ampie in un anno si registrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-11,3%), nella metallurgia e nella fabbricazione di prodotti in metallo esclusi macchine e impianti (-8,8%) e nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-6,9%). Se la cavano meglio i prodotti farmaceutici di base e i preparati farmaceutici (+6,6%), le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (+6,1%) e l'industria del legno, della carta e della stampa (+5,5%).Per l'Unione nazionale consumatori si tratta di «dati negativi. Il lieve rialzo su base mensile non basta a interrompere l'andamento tendenziale negativo che dura oramai da marzo, ossia da sei mesi», afferma in una nota il presidente Massimiliano Dona, sottolineando che «difficilmente a settembre potrà verificarsi un tale rialzo da far tornare il terzo trimestre 2019 in territorio positivo».La conferma, poi, che tutta l'Europa sia in difficoltà arriva dai risultati sulla produzione industriale francese. Ad agosto il risultato complessivo della seconda economia europea ha mostrato un decremento dello 0,9% su base mensile dopo il +0,3% registrato a luglio. Il dato, comunicato dall'ufficio di statistica nazionale (Insee), è risultato inferiore alle attese degli analisti che erano per una crescita dello 0,2%. Rispetto all'agosto 2018 la diminuzione è stata dello 0,5%, un dato comunque migliore di quello italiano. Relativamente alla produzione manifatturiera, l'indice ad agosto ha riportato una contrazione su base mensile dello 0,8% dal +0,4% di luglio mentre anno su anno la discesa è stata dello 0,8%.Rialza invece leggermente la testa la Germania. La produzione industriale tedesca ad agosto è salita a sorpresa dello 0,3% su luglio, dopo due mesi consecutivi di calo. Gli analisti avevano stimato un calo dello 0,1%. In realtà, però, c'è poco da festeggiare. «Nonostante la leggera ripresa, l'industria rimane in recessione», ha dichiarato il ministero tedesco dell'Economia in una nota. «La debole domanda continua», ha spiegato. Il dato rappresenta comunque un piccolo sollievo dopo che gli ordini di produzione hanno mostrato un calo dello 0,6% su base mensile, ben peggio rispetto alle previsioni degli analisti che avrebbero scommesso su una crescita dello 0,2%. Su base annuale, i dati mostrano che il settore manifatturiero tedesco è in forte difficoltà. Secondo i dati dell'ufficio federale statistico, su base tendenziale la produzione industriale è calata del 4%.Tutte le maggiori economie del Vecchio continente, compresa quella italiana, hanno iniziato dunque da tempo a rallentare, contagiate dai cattivi risultati della Germania, che avevano già piegato la Spagna. La sensazione è che manchino delle vere politiche comunitarie. Senza queste l'Italia e l'Europa continueranno a farsi «bagnare il naso» dagli Stati Uniti.