2018-09-16
In 3.171 scuole gli stranieri sono più del 30%
Nel 2010 il Miur ha stabilito il limite massimo di studenti non italiani in aula, ma la soglia viene spesso violata. Situazione più critica al Nord: in Lombardia ed Emilia l'11% delle classi supera la quota. L'esperto: «Con troppi immigrati cala il rendimento di tutti».Nelle scuole italiane ci saranno 30.000 stranieri in più. È la previsione dei tecnici del ministero dell'Istruzione per l'anno scolastico 2018/2019, che dovrebbe segnare un aumento del 4% degli iscritti - così vengono definiti - «di origine migratoria». Si confermerebbe così il trend di crescita già riscontrato a partire dal 2016/2017, in cui l'aumento è stato dell'1,38%. Già lo scorso anno, infatti, gli alunni senza cittadinanza italiana erano parecchi: 826.000, cresciuti di oltre 11.000 unità rispetto al 2015/2016. Maschi, per lo più: il 52% contro il 45% di femmine. Quale sia il problema è abbastanza evidente. Il vescovo di Bologna, Matteo Zuppi, lo ha centrato perfettamente nei giorni scorsi: «Così», ha detto, «educare diventa molto più difficile». Zuppi faceva riferimento alla situazione dell'Emilia Romagna, una delle regioni più colpite dal fenomeno. Lì il 18% dei bambini delle scuole dell'infanzia è straniero, così come il 17,6% degli alunni delle elementari. Il risultato sono classi con un elevatissimo numero di non italiani. Nel 2010, il ministero dell'Istruzione (allora guidato da Mariastella Gelmini) decise di porre un tetto alla presenza di stranieri in aula. Fu stabilito che «il numero di alunni con cittadinanza non italiana con ridotte conoscenze della lingua italiana» non dovesse «superare di norma il 30% degli iscritti in ciascuna classe e in ciascuna scuola». Motivo per cui «gli uffici scolatici regionali sono tenuti a facilitare una distribuzione equilibrata degli alunni con cittadinanza non italiana tra le scuole attraverso la promozione di accordi a livello locale».Il fatto, però, è che sono previste deroghe. «Il limite del 30%», spiega il ministero, «può essere innalzato - con determinazione del direttore generale dell'ufficio scolastico regionale - a fronte della presenza di alunni con cittadinanza non italiana già in possesso di adeguate competenze linguistiche». In realtà, la soglia del 30% viene varcata semplicemente perché le domande sono troppe, e non superare il tetto previsto, soprattutto in certe zone, è praticamente impossibile. Quest'anno, nella sola Emilia Romagna, le classi con oltre il 30% di alunni stranieri saranno 3.447, 1.624 alle elementari. Dovremo aspettare la fine dell'anno per conoscere la situazione a livello nazionale, ma possiamo farci un'idea guardando i dati relativi allo scorso anno, che il ministero dell'Istruzione ha pubblicato nei mesi scorsi. Esaminandoli, si scopre che il 5,6% delle scuole italiane supera il tetto del 30% di stranieri. Nelle scuole dell'infanzia, la percentuale arriva fino al 7,1%. La fredda percentuale, tuttavia, non rende bene l'idea. Più in concreto, significa che nel nostro Paese ci sono ben 3.171 scuole con troppi immigrati, concentrate soprattutto al Centro e al Nord.emergenzaCi sono addirittura istituti in cui il quadro è parecchio più critico e gli immigrati rappresentano la metà degli studenti. «In alcune scuole», dice il ministero, «la presenza degli studenti con cittadinanza non italiana supera il 50% del totale degli alunni frequentanti». Nell'anno 2016/2017, ben 691 scuole ospitavano oltre il 50% di stranieri: 89 in più rispetto all'anno precedente. «Il fenomeno è più diffuso nella scuola dell'infanzia», spiegano ancora i tecnici del Miur, «in cui si rilevano 425 unità scolastiche di questo tipo con un aumento del 12% (+45 scuole) rispetto al precedente anno scolastico. Seguono 188 scuole dell'istruzione primaria, anch'esse in aumento di 26 unità rispetto al precedente anno scolastico». I numeri variano parecchio da regione a regione. Al Nord, le classi con oltre il 30% di stranieri sono tantissime: 11,3% in Lombardia; 11,1% in Emilia Romagna; 9,3% in Liguria; 8,1% in Piemonte; 7,3% in Veneto e 7,1% in Friuli Venezia Giulia. Poi ci sono la Toscana (7,7%) e l'Umbria (7,2%). I cantori della contaminazione culturale, è facile prevederlo, diranno che stiamo parlando di un falso problema. Le celebrazioni della scuola multietnica si odono un po' ovunque, ma purtroppo la realtà dei fatti è decisamente più grigia. Lo ha certificato, alla fine del 2017, uno studio realizzato dal laboratorio di politica sociale del Politecnico di Milano per il Corriere della Sera. Dalla ricerca emergeva che «imparare è più difficile in certe scuole multietniche dove gli alunni stranieri sono la maggioranza. Lo dicono i risultati, a partire dai test Invalsi delle elementari: i valori sono più bassi, c'è un calo del rendimento». risultati peggioriCostanzo Ranci, professore di sociologia economica, precisava che «la performance scolastica cala quando nelle classi si supera la quota del 30% di stranieri, è una soglia cruciale che dovrebbe essere evitata o comunque monitorata». Solo che, come abbiamo visto, tale soglia viene superata spesso e volentieri.Gli studenti stranieri, come è abbastanza ovvio che sia, mostrano molte più difficoltà rispetto agli autoctoni. Come spiega il report del ministero, «il confronto tra studenti italiani e di origine migratoria evidenzia comunque che nell'anno scolastico 2016/2017 le distanze rimangono ancora notevoli. A livello nazionale gli studenti italiani in ritardo nella frequenza scolastica sono il 10,0% contro il 31,3% degli studenti con cittadinanza non italiana. Il massimo divario si riscontra nella scuola secondaria di secondo grado dove le percentuali diventano rispettivamente 20,9% e 59,1%». Insomma, avere troppi stranieri in classe è un problema, e anche piuttosto serio. Risolverlo, tuttavia, non è affatto semplice: il calo demografico italiano e l'aumento degli ingressi di migranti avvenuto negli ultimi anni complicano decisamente il quadro. E a farne le spese sono, per primi, gli alunni, specie i più piccoli.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)