
Predica pro Corte europea di giustizia: c’è il dovere di accogliere. La risposta arriva subito: da Padova, dove un «accolto» recidivo prova ad ammazzare due poliziotti a colpi d’ascia, da Genova e (ancora) dal Corvetto.La realtà è più forte dei discorsi presidenziali. Infatti, mentre Sergio Mattarella dispensava il solito sermone pro-migranti, da Padova è giunta notizia di un nigeriano di 32 anni che, impugnando un’ascia, si è scagliato contro due agenti. Per fermarlo i poliziotti hanno dovuto sparare, colpendolo a una coscia. Non so se li indagheranno per eccesso colposo di legittima difesa, come è accaduto un mese e mezzo fa a Verona dove un immigrato del Mali, dopo aver cercato di accoltellare i componenti di una pattuglia della Polfer, è stato colpito a morte. Ma anche senza avviso di garanzia e senza costringere gli uomini delle forze dell’ordine che si sono difesi a prendersi un avvocato per rispondere alle accuse dei magistrati, la vicenda di Padova è la miglior risposta alla predica del capo dello Stato. Il quale, come ormai fa con frequenza quasi quotidiana, sembra volersi opporre all’attuale maggioranza mettendosi ogni volta di traverso o sollecitando modifiche ai decreti di governo e dicendo il contrario di quanto sostengono il presidente del Consiglio o i ministri.Ieri, intervenendo agli Stati generali della diplomazia, Mattarella è riuscito a infilare uno dei suoi discorsi a favore degli sbarchi, sostenendo che i «drammi migratori sono talvolta oggetto di gestioni strumentali da parte di alcuni Stati, per trasformarli in minaccia nei confronti dei vicini, in palese violazione di convenzioni internazionali liberamente sottoscritte». Non so con chi ce l’avesse, il presidente: se dovessi applicare alla lettera le sue frasi, direi che alludesse alla Francia che, in passato, rimandò alla frontiera italiana diversi migranti. Oppure si riferiva alla Germania che pure, ogni tanto, ci rispedisce un po’ di clandestini dicendo che sono «roba nostra». Ma forse parlava, come al solito, pro domo sua, cioè per tener viva la fiammella dell’opposizione sulla questione migratoria. Infatti, rivolgendosi ai diplomatici, se l’è presa con quei Paesi che, pur in presenza «di una società globale sempre più interconnessa e interdipendente, attraversano una fase in cui si affacciano nuovamente, con ricette stantie, le sirene del nazionalismo, etnico, quando non arbitrariamente religioso». Cosa c’entri la società iper-connessa, non è dato sapere. Si può essere iperconnessi anche restando a casa propria, senza necessariamente salire su un barcone. E si può essere interdipendenti anche evitando di migrare.In realtà, il discorso del capo dello Stato mirava a sostenere che l’accoglienza è un dovere e non può in alcun modo essere limitata o disincentivata. Infatti, a conclusione del sermone, eccolo spiegare che l’apertura dei confini a tutti quanti ne facciano richiesta è determinata dai «principi definiti dalla Costituzione, agli articoli 10 e 11. Diritto d’asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l’esercizio delle libertà democratiche, ripudio della guerra, perseguimento di pace e giustizia tra le nazioni anche attraverso limitazioni alla sovranità, in condizioni di parità con altri Stati». Per chi non avesse capito, Mattarella in questo modo intende spalancare le porte a tutti, dicendo che non valgono le leggi nazionali ma le norme fissate dalle Corti di giustizia, tipo quella che stabilisce, senza tener conto dei pronunciamenti dei governi e degli Stati, quando un Paese si debba definire sicuro e sia consentito il rimpatrio dei migranti.Bisogna rinunciare alla sovranità, garantire il diritto d’asilo a quanti lo chiedono sentendo violata la propria libertà, discriminati o semplicemente in cerca di giustizia. Credo che non ci sia migrante per il quale non si possa trovare una scusa del genere e, infatti, certi sostengono di essere in fuga dai debitori, dalla famiglia o semplicemente dal cambiamento climatico che, come è noto, è un po’ antidemocratico e pure piuttosto fascista.Insomma, il capo dello Stato ha ribadito il concetto, lasciando capire che lui pende dalla parte dei magistrati che si oppongono ai centri di trattenimento in Albania. Non avevamo dubbi. Ma poi, dopo i discorsi zuccherosi con cui sotto Natale tutti provano a mostrarsi più buoni, arriva la notizia di una «risorsa» che armata di ascia cerca di far secchi due poliziotti. Più altri fatti di cronaca con al centro altre «risorse». Senza contare la pagina pubblicata domenica dalla Verità, con tutti i reati in cui si sono distinti i clandestini. Il capo dello Stato ascolti le vittime, poi ne riparliamo.
Mario Venditti (Ansa)
Dopo lo scoop di «Panorama», per l’ex procuratore di Pavia è normale annunciare al gip la stesura di «misure coercitive», poi sparite con l’istanza di archiviazione. Giovanni Bombardieri, Raffaele Cantone, Nicola Gratteri e Antonio Rinaudo lo sconfessano.
L’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, è inciampato nei ricordi. Infatti, non corrisponde al vero quanto da lui affermato a proposito di quella che appare come un’inversione a «u» sulla posizione di Andrea Sempio, per cui aveva prima annunciato «misure coercitive» e, subito dopo, aveva chiesto l’archiviazione. Ieri, l’ex magistrato ha definito una prassi scrivere in un’istanza di ritardato deposito delle intercettazioni (in questo caso, quelle che riguardavano Andrea Sempio e famiglia) che la motivazione alla base della richiesta sia il fatto che «devono essere ancora completate le richieste di misura coercitiva». Ma non è così. Anche perché, nel caso di specie, ci troviamo di fronte a un annuncio al giudice per le indagini preliminari di arresti imminenti che non arriveranno mai.
Alessia Pifferi (Ansa)
Cancellata l’aggravante dei futili motivi e concesse le attenuanti generiche ad Alessia Pifferi: condanna ridotta a soli 24 anni.
L’ergastolo? È passato di moda. Anche se una madre lascia morire di stenti la sua bambina di un anno e mezzo per andare a divertirsi. Lo ha gridato alla lettura della sentenza d’appello Viviana Pifferi, la prima accusatrice della sorella, Alessia Pifferi, che ieri ha schivato il carcere a vita. Di certo l’afflizione più grave, e che non l’abbandonerà finché campa, per Alessia Pifferi è se si è resa conto di quello che ha fatto: ha abbandonato la figlia di 18 mesi - a vederla nelle foto pare una bambola e il pensiero di ciò che le ha fatto la madre diventa insostenibile - lasciandola morire di fame e di sete straziata dalle piaghe del pannolino. Nel corso dei due processi - in quello di primo grado che si è svolto un anno fa la donna era stata condannata al carcere a vita - si è appurato che la bambina ha cercato di mangiare il pannolino prima di spirare.
Toga (iStock). Nel riquadro, Roberto Crepaldi
La toga progressista: «Voterò no, ma sono in disaccordo con il Comitato e i suoi slogan. Separare le carriere non mi scandalizza. Il rischio sono i pubblici ministeri fuori controllo. Serviva un Csm diviso in due sezioni».
È un giudice, lo anticipiamo ai lettori, contrario alla riforma della giustizia approvata definitivamente dal Parlamento e voluta dal governo, ma lo è per motivi diametralmente opposti rispetto ai numerosi pm che in questo periodo stanno gridando al golpe. Roberto Crepaldi ritiene, infatti, che l’unico rischio della legge sia quello di dare troppo potere ai pubblici ministeri.
Magistrato dal 2014 (è nato nel 1985), è giudice per le indagini preliminari a Milano dal 2019. Professore a contratto all’Università degli studi di Milano e docente in numerosi master, è stato componente della Giunta di Milano dell’Associazione nazionale magistrati dal 2023 al 2025, dove è stato eletto come indipendente nella lista delle toghe progressiste di Area.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.






