2022-12-21
Il vocabolario politically correct è un incubo
L’università americana di Stanford ha messo all’indice decine di parole ritenute dannose, razziste e di parte che dovranno essere cancellate da siti Web e testi. Non si parlerà più di «pecore nere», troppo discriminante. «Ragazzi» e «ragazze»? Meglio «gente».!function(e,i,n,s){var t="InfogramEmbeds",d=e.getElementsByTagName("script")[0];if(window[t]&&window[t].initialized)window[t].process&&window[t].process();else if(!e.getElementById(n)){var o=e.createElement("script");o.async=1,o.id=n,o.src="https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js",d.parentNode.insertBefore(o,d)}}(document,0,"infogram-async");Giorgio Agamben, di certo non sospettabile di bigottismo, ha centrato il problema in un articolo recente. Il filosofo ha spiegato che un tempo, almeno per gli Europei «Dio - o, piuttosto, il suo nome - era la prima e ultima garanzia del nesso fra il linguaggio e il mondo, fra le parole e le cose». Dopo la morte di Dio si spezza anche il vincolo fra le parole e le cose, il che comporta l’evaporazione della verità. «Ciò significa allora», scrive Agamben, «che nella nostra società il linguaggio è diventato costitutivamente menzogna. Senza la garanzia del nome di Dio, ogni discorso, come il giuramento che ne assicurava la verità, non è più che vanità e spergiuro. È quanto abbiamo visto apparire in piena luce in questi ultimi anni, quando ogni parola pronunciata dalle istituzioni e dai media era soltanto vacuità e impostura». Queste frasi di uno dei pochi pensatori ancora lucidi della nostra epoca spiegano perfettamente il delirio di cui ha dato conto giusto ieri il Wall Street Journal. Il noto quotidiano ha mostrato ciò che accade in una delle più prestigiose università del mondo, cioè l’americana Stanford. L’ateneo ha dato corso nei mesi scorsi a un progetto chiamato Elimination of harmful language initiative, il cui obiettivo è quello di «eliminare molte forme di linguaggio dannoso, compreso il linguaggio razzista, violento e di parte (ad esempio, pregiudizi sulla disabilità, pregiudizi etnici, insulti etnici, pregiudizi di genere, pregiudizi impliciti, pregiudizi sessuali) nei siti Web e nel codice di Stanford, e anche nel linguaggio e nella terminologia di tutti i giorni». In pratica, si tratta di una lunga lista di parole proibite che l’università vuole siano cancellate da tutti i siti e testi ufficiali. Per elaborarla ci sono voluti addirittura 18 mesi e il risultato è sostanzialmente un delirio. Non a caso, quando le lisergiche linee guida sul linguaggio sono state diffuse sui social network, è scoppiato il pandemonio e all’inizio di questa settimana i vertici di Stanford hanno deciso, così riporta il Wall Street Journal, di nascondere il documento, che tuttavia è consultabile sul sito del quotidiano statunitense (in questa pagina ve ne forniamo un eloquente riassunto). Le nuove regole sulle parole proibite dovrebbero valere per i 16.937 studenti, 2.288 docenti e 15.750 membri del personale amministrativo dell’ateneo d’Oltreoceano, ma basta scorrerle per sentirsi male. Qualche esempi tra i più folli. Vietato dire «americano» che va sostituito con «cittadino statunitense» per non insinuare che il Nord America sia più importante del Sud. Il verbo «abortire» va sostituito con «cancellare» per non creare dissidi sul piano religioso. Non si può esultare gridando hip-hip hurrà ma si dovrà dire soltanto hurrà, perché hip hip «era usato dai cittadini tedeschi durante l’Olocausto come grido di battaglia durante la caccia ai cittadini ebrei nei quartieri segregati». Ah, a tal proposito è vietato pure dire «ghetto» (da sostituirsi con il nome preciso del quartiere, per la gioia dei gangsta rapper). Ovviamente sono bandite tutte le parole composte che contengano il termine white per non far passare l’idea che i bianchi siano superiori. E, per analogo motivo, non si dovranno scrivere cose tipo «pecora nera» o «lista nera». Tutti i termini sessuati (come «ladies» o «guys») saranno sostiuiti da «folks» («gente»). Infine, la ciliegina: i pronomi «he» e «she» sono da consegnare al rogo: andranno sostituiti con «they», per non turbare coloro che si riconoscono come «non binari». Come dice Agamben: il linguaggio è divenuto menzogna poiché Dio è morto. Ma anche chi ha compilato le linee guida di Stanford non si sente tanto bene.
Ecco #DimmiLaVerità del 31 ottobre 2025. Ospite il senatore di FdI Guido Castelli. L'argomento del giorno è: " I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale"
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
Continua a leggereRiduci