2022-02-05
Il vaffa del M5s a Conte e Di Maio. È gelo tra la Meloni e Berlusconi
I grillini esasperati dal duello tra i due «generali» dopo la figuraccia con Lady 007 nella corsa al Quirinale. Il Cav vede Casini e lavora al riassetto del centrodestra con Matteo Salvini. Che attacca: «Giorgia ingenerosa».«Hanno rotto le scatole, tutti e due!»: non dice esattamente «scatole», il parlamentare del M5s che riassume così lo stato d’animo della stragrande maggioranza dei deputati e senatori pentastellati alle prese con la guerra eterna tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Ripicche, dispetti, minacce, accuse incrociate, hanno ormai nauseato praticamente tutte le seconde linee del M5s. Uno scontro che ha rischiato di far saltare la poltrona di Elisabetta Belloni, capo dei servizi segreti italiani, considerata vicina a Di Maio in quanto ex segretario generale della Farnesina, candidata al Quirinale da Giuseppi, e per questo bruciata proprio da Di Maio, che poi l’ha incontrata con tanto di foto pubblicata sui social: insomma il duello tra i due sta investendo le più alte istituzioni dello Stato. Non a caso, ieri, Conte è andato da Mario Draghi per far vedere a Di Maio chi comanda: «Nel corso del colloquio», fa sapere Palazzo Chigi, «sono stati affrontati temi legati alla situazione economica e internazionale e, più in generale, all’agenda di governo». Il comunicato è quanto di più banale possa essere concepito, ma Draghi ha problemi assai più seri da risolvere e immaginiamo la sua gioia nel doversi ritrovare coinvolto in una scazzottata politica tra Conte e Di Maio. «Sono stato qui a nome del M5s», commenta Conte al termine del colloquio con Draghi, «a ribadire al premier la nostra massima compattezza e non per discutere di correnti che sono vietate dallo statuto». Ma torniamo dalla nostra fonte: «Conte e Di Maio hanno stufato tutti, noi e i nostri elettori», dice alla Verità il big pentastellato, «non c’è più un solo motivo per votarci. La gente quando ci incontra per strada ci parla di bollette, di economia, se ne strafrega della guerra tra questi due. Di Maio vuole andarsene? Ok: basta che lo faccia. Sarà pure bravo coi giochini di palazzo, ma qui serve gente che lavora per non sparire del tutto alle prossime elezioni». Allora lei è contiano! «Macché. Conte dovrebbe solo pensare a non far evaporare il M5s», risponde il nostro interlocutore, «e invece non ragiona, è ossessionato da Di Maio e circondato da lecchini che lo gasano per non perdere il potere. Ma ci rendiamo conto che siamo ridotti ad avere una deputata, fidanzata di un fedelissimo di Conte, che fa la zarina nella sua regione e spacca tutto? E i vicepresidenti che spargono benzina sul fuoco per non perdere il loro potere sulle liste? Ne vogliamo parlare?». Parliamone… «Sono dei pazzi, pazzi totali. Invece di far ragionare Conte, lo caricano a pallettoni contro Di Maio. Alle prossime elezioni politiche scompariremo, e ce lo saremo meritato». Questo è il clima: diverse fonti interpellate dalla Verità, appartenenti a entrambi gli schieramenti interni al M5s, non ne possono più di stare a guardare «quei due» che sfasciano quello che è stato, appena tre anni e mezzo fa, il primo partito italiano. Mentre dal lato di Conte si immagina addirittura un «processo» a Di Maio davanti agli iscritti, quest’ultimo ragiona sulla possibilità di uscire dal M5s e unirsi al truppone centrista, come se da quelle parti non ci fossero già più eletti che voti. Conte, inoltre, riferisce l’Adnkronos, ha incontrato ieri a pranzo Enrico Letta. Giuseppi probabilmente ha tranquillizzato Letta sulle voci che vorrebbero Di Maio pronto a lanciare la battaglia finale per la riconquista della leadership del M5s basandola sul «no alle intese strutturali con i Dem», ma perché questo progetto riesca ci sarebbe bisogno di una legge proporzionale. Intanto, nel centrodestra tiene banco la «riorganizzazione» della coalizione terremotata dalla vicenda della rielezione al Quirinale di Sergio Mattarella. Ieri Silvio Berlusconi ha ricevuto ad Arcore Pierferdinando Casini. Un colloquio amichevole, molto intenso sotto il profilo umano, quello tra i due, a quanto apprende La Verità: Berlusconi, tonico e determinato, ha regalato al senatore del Pd un quando raffigurante una Madonna col bambino. L’altro ieri sera Berlusconi ha sentito a lungo al telefono Matteo Salvini. Nessun contatto, invece, tra Silvio e Giorgia Meloni: «Dice che si è comportata male», ci spiega una fonte attendibile. Il Cav sarebbe ancora amareggiato per quella frase, «io a Berlusconi non devo niente», pronunciata dalla Meloni in tv pochi giorni fa. Salvini torna a attaccare la leader di Fdi: «Giorgia Meloni è stata ingenerosa», argomenta il leader della Lega a Rai Radio 1, «io fra il mio partito e l’Italia ho scelto l’Italia, sicuramente con delle difficoltà, perché governare con ministri come Speranza e Lamorgese non è facile. Siamo in emergenza sanitaria, pandemica, non è un momento normale, quando l’anno scorso il presidente Mattarella, che ieri è stato acclamato da tutti, ha chiesto ai partiti una scelta di responsabilità e generosità, di superare gli steccati ideologici e mettersi insieme per un anno e mezzo o quello che serve fino a che la pandemia non sarà scongiurata, io ho detto sì. Qualcun altro ha detto no», aggiunge Salvini, «lecitamente, liberamente».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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