2022-01-26
Il Tesoro ricompra Sace da Cdp e il manager dalemiano si dimette
Battaglia di due anni con la Farnesina per la società che assicura gli investimenti esteri.Il ministro dell’Economia Daniele Franco ha vinto il braccio di ferro con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Sace ritorna sotto il cappello del ministero dell’Economia per 4,5 miliardi di euro dopo che 10 anni fa fu acquistata da Cassa depositi e prestiti per 3,72 miliardi. È stata una partita lunga e tormentata quella intorno alla società che fornisce servizi assicurativi per gli investimenti all’estero. Nel 2020, infatti, in piena emergenza coronavirus era incominciata una guerra sottotraccia tra il Mef e gli Esteri. Di Maio, con l’allora amministratore delegato di Cdp Fabrizio Palermo, aveva deciso di puntare molto su Sace e Simest, ingaggiando anche un ex manager di Eni come Pasquale Salzano. L’obiettivo doveva essere rendere la Farnesina ancora più competitiva sul commercio estero, in una fase di difficoltà come quella della pandemia: Sace in questi 2 anni ha garantito alle imprese italiane almeno 30,5 miliardi di euro. Per di più Di Maio aveva appena traslocato dal ministero dello Sviluppo economico e non voleva perdere parte delle deleghe che aveva avuto durante il primo governo di Giuseppe Conte. Ma in via XX Settembre l’allora ministro Roberto Gualtieri aveva iniziato un lento lavoro di logoramento. Così, sempre nel 2020, dal braccio di ferro tra Pd e 5 stelle la spuntarono in parte i dem, con un compromesso: Sace sarebbe rimasta nel gruppo Cdp ma avrebbe avuto una governance più autonoma, senza la direzione e il coordinamento di via Goito. Negli ultimi 2 anni si è molto discusso sulla necessità del Tesoro di sborsare 4,5 miliardi di euro in titoli di Stato per riacquista una società che di fatto era già del ministero dell’Economia. Non a caso, con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi, il dossier fu di nuovo fermato. Va ricordato che il presidente del Consiglio ha sempre avuto un occhio particolare per Sace, anche perché ne è stato il primo presidente quando nel 1998 fu fondato quello che veniva chiamato «l’istituto pubblico per l’assicurazione dei crediti all’export». C’è voluto quindi tutto il 2021 per trovare la quadra sul prezzo. Ma dopo si è aperta una nuova partita, quella sulla governance. Nel 2019, appena due mesi dopo la nascita del governo Pd-5 stelle, a insediarsi come presidente di Sace fu Rodolfo Errore, considerato vicinissimo all’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, anche perché consulente di Ernst&Young. Come amministratore delegato fu scelto invece Pierfrancesco Latini. In questo biennio la società si è retta su un delicato equilibrio politico, incentrato sull’asse tra D’Alema e Di Maio. L’arrivo di Dario Scannapieco in Cdp aveva già in parte modificato gli equilibri. Ma nel dicembre scorso, quando ormai stava per concretizzarsi il ritorno sotto il Mef, è stata sempre la Farnesina a puntare i piedi, avendo capito che nel nuovo assetto sarebbe stata tagliata fuori. Non c’è stato molto da fare. Secondo il decreto, infatti, sarà via XX Settembre a indicare la governance. I vertici sono in scadenza in primavera e rientrano nella tornata delle prossime nomine pubbliche. Avendo capito che aria tirava, proprio Errore ha deciso di dimettersi 6 giorni fa. A quanto risulta alla Verità dovrebbe trovare posto in Ludoil, gruppo petrolifero. Non è prevista la sostituzione di Errore. Si andrà avanti con il consigliere più anziano sino a scadenza naturale a marzo. Poi si aprirà un nuovo capitolo. Che dipenderà anche da chi ci sarà al Quirinale e soprattutto a Palazzo Chigi.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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