2025-05-07
Il terrazzo dell’archistar che lavorava con Sala è abusivo e andrà demolito
Il terrazzo dell'Archistar Sonia Calzoni
Per la Cassazione la mansarda realizzata sul tetto di una chiesa in centro a Milano da Sonia Calzoni, ex membro della commissione Paesaggio, dovrà essere smantellata.Il caso di un terrazzo abusivo nel cuore di Milano, in Corso Venezia, riporta sotto i riflettori il nome dell’architetto Sonia Beatrice Calzoni, figura di primo piano nei salotti come per gli studi di architettura milanesi. L’episodio, che affonda le radici in una lunga disputa legale con la parrocchia di San Pietro Celestino, si intreccia di fatto con le recenti inchieste sull’urbanistica che stanno scuotendo in questi mesi la città come anche la giunta di Beppe Sala. Calzoni, già membro della commissione per il Paesaggio del Comune di Milano tra il 2012 (sindaco Giuliano Pisapia) e il 2018, non è indagata, ma compare con una certa frequenza nelle carte dell’inchiesta che ha condotto agli arresti domiciliari per corruzione dell’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni. Il suo nome è citato in più punti dell’ordinanza di custodia cautelare. Un suo progetto in via Fiuggi 38 viene citato dallo stesso Oggioni. Gli inquirenti le dedicano una didascalia a pagina 168 in una dettagliata informativa in cui si ricorda, tra l’altro, che ha avuto un ruolo istituzionale per due mandati consecutivi e che è stata la compagna di Claudio Luigi De Albertis, scomparso nel 2016, imprenditore e presidente della Borio Mangiarotti Spa, nonché figura di riferimento per l’Ance e la Fondazione Triennale.Del resto, Calzoni, come membro della commissione paesaggio, come si legge nell’ordinanza, è stata «tra i responsabili (insieme con Laura Montedoro e Giovanna Longhi) dei pareri espressi» sulla madre di tutte le inchieste sull’urbanistica milanese, ovvero il progetto di piazza Aspromonte, progettazione avvenuta a cura dello studio Bemaa di Paolo Mazzoleni, indagato e ora assessore a Torino. Allo stesso tempo, in modo indiretto, il nome di Calzoni torna anche nell’ambito dell’inchiesta su piazzale Libia, dove emergono nuovi intrecci tra funzionari comunali, architetti e studi legali. L’avvocato di fiducia di Calzoni è infatti Fabio Todarello, noto professionista dello studio Todarello & Partners, non indagato ma citato più volte nelle carte. Todarello, consulente di Assimpredil, è figura ben conosciuta nei corridoi dell’urbanistica milanese e viene menzionato per la sua attività di lobbying in favore del cosiddetto decreto «Salva Milano». Inoltre, secondo l’informativa, avrebbe beneficiato di un rapporto privilegiato con la dirigente comunale Carla Barone, indagata, la quale si sarebbe resa disponibile a favorire i suoi interessi «in totale dispregio dei suoi obblighi di funzionaria pubblica di imparzialità e trasparenza».Ma a tenere banco oggi è soprattutto la vicenda del terrazzo di Corso Venezia. Una storia intricata che si trascina da quasi vent’anni e che, pur essendo ben nota nei circoli dell’architettura milanese, è tornata d’attualità dopo la pubblicazione di un articolo del Corriere Milano. Si tratta di un immobile del Settecento situato tra via Senato e Corso Venezia, dove l’architetto vive e lavora. Nel 2006, una nota rivista di design aveva celebrato la ristrutturazione dell’appartamento, con particolare attenzione al terrazzo fiorito e al loft mansardato. Anche sul sito dell’architetto si parla di un ambiente «accompagnato lungo tutta la sua lunghezza da un terrazzo piantumato con siepe di bosso, rose rampicanti, camelie invernali in vasche realizzate a filo pavimento e due piante in vasi di cotto». Peccato che l’intervento alla fine si è rivelato irregolare. Calzoni aveva infatti ampliato il sottotetto del proprio appartamento, creando un piano abitabile proprio sopra la cappella della chiesa di San Pietro Celestino, senza alcuna autorizzazione da parte della Sovrintendenza e invadendo (a quanto pare) una porzione di proprietà della parrocchia.Il contenzioso con la Comunità copta che oggi frequenta la chiesa, formalmente ancora di pertinenza della parrocchia di San Babila – ha attraversato diversi gradi di giudizio e si è concluso con una sentenza della Corte di cassazione che ha riconosciuto la violazione delle normative edilizie e civili. Il provvedimento ha ordinato la demolizione delle opere abusive e il ripristino dello stato originario. Secondo quanto riportato nella sentenza, l’intervento edilizio era stato realizzato «inglobando» l’area soprastante la cappella in un interno privato, alterando così l’assetto storico dell’edificio e compromettendo la tutela del bene architettonico.Parlare di Sonia Calzoni significa ricordare anche Oggioni, il quale, secondo le intercettazioni, avrebbe caldeggiato la ricandidatura dell’architetto in Commissione Paesaggio alla fine dello scorso anno. Il dirigente del comune finito ai domiciliari, infatti, voleva pilotare le nomine nella nuova commissione. Durante un colloquio intercettato, l’architetto Giacomo Cristoforo De Amicis, membro uscente della commissione, discuteva con Oggioni su come posizionarsi per il rinnovo dell’organismo, valutando se fosse più strategico puntare sull’Ordine degli Architetti o sull’associazione Inarch Lombardia, di cui è vicepresidente. Oggioni gli suggeriva di presentare tre candidature: De Amicis stesso, l’architetto Alessandro Trivelli (anch’egli uscente) e proprio Sonia Beatrice Calzoni, da inserire tra le cosiddette «quote rosa».
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